martedì 31 ottobre 2017

Pio XII e la Consacrazione della Chiesa e del genere umano al Cuore Immacolato di Maria

Mentre il mondo era sconvolto dalla Seconda Guerra Mondiale, il Vicario di Cristo Pio XII, il 31 ottobre 1942, consacrava al Cuore Immacolato di Maria la Chiesa e il genere umano tutto nello spirito del messaggio di Fatima. All’inizio del 1943, Suor Lucia, però, spiegò che Nostro Signore le aveva detto che avrebbe accettato questo Atto di Consacrazione per contribuire a far finire prima la guerra, anche se non ottemperava alla richieste formulate nel 1917.




Preghiera per la Consacrazione della Chiesa e del genere umano al Cuore Immacolato di Maria



Regina del Santissimo Rosario, ausilio dei cristiani, rifugio del genere umano, vincitrice di tutte le battaglie di Dio! supplici ci prostriamo al vostro trono, sicuri di impetrare misericordia e di ricevere grazie e opportuno aiuto e difesa nelle presenti calamità, non per i nostri meriti, dei quali non presumiamo, ma unicamente per l'immensa bontà del vostro materno Cuore. A Voi, al vostro Cuore Immacolato, in quest'ora tragica della storia umana, ci affidiamo e ci consacriamo, non solo in unione con la Santa Chiesa, corpo mistico del vostro Gesù, che soffre e sanguina in tante parti e in tanti modi tribola, ma anche con tutto il mondo straziato da feroci discordie, riarso in un incendio di odio, vittima della propria iniquità. Vi commuovano tante rovine materiali e morali; tanti dolori, tante angosce di padri e di madri, di sposi, di fratelli, di bambini innocenti; tante vite in fiore stroncate; tanti corpi lacerati nell'orrenda carneficina; tante anime torturate e agonizzanti, tante in pericolo di perdersi eternamente! Voi, o Madre di misericordia, impetrateci da Dio la pace! e anzitutto quelle grazie che possono in un istante convertire i cuori umani, quelle grazie che preparano, conciliano, assicurano la pace! Regina della pace, pregate per noi e date al mondo in guerra la pace che i popoli sospirano, la pace nella verità, nella giustizia, nella carità di Cristo. Dategli la pace delle armi e la pace delle anime, affinché nella tranquillità dell'ordine si dilati il regno di Dio. Accordate la vostra protezione agli infedeli e a quanti giacciono ancora nelle ombre della morte; concedete loro la pace e fate che sorga per essi il Sole della verità, e possano, insieme con noi, innanzi all'unico Salvatore del mondo ripetere: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà! (Luc. 2, 14). Ai popoli separati per l'errore o per la discordia, e segnatamente a coloro che professano per Voi singolare devozione, e presso i quali non c'era casa ove non si tenesse in onore la vostra veneranda icone (oggi forse occultata e riposta per giorni migliori), date la pace e riconduceteli all'unico ovile di Cristo, sotto l'unico e vero Pastore. Ottenete pace e libertà completa alla Chiesa santa di Dio; arrestate il diluvio dilagante del neopaganesimo; fomentate nei fedeli l'amore alla purezza, la pratica della vita cristiana e lo zelo apostolico, affinché il popolo di quelli che servono Dio aumenti in meriti e in numero.






giovedì 12 ottobre 2017

Nuestra Señora del Pilar, Patrona de la Hispanidad

Il Pilarche si conserva nella omonima chiesa di Saragozza, è quella colonnina di alabastro che la Vergine Santissima, ancora  vivente in Efeso (o a Gerusalemme), consegnò all'Apostolo san Giacomo che evangelizzava le Spagna, apparendogli "en su carne mortal" presso Saragozza, il 2 gennaio dell'anno 40. Poiché nel giorno della festa della  Virgen del Pilar, 12 ottobre 1492, Cristoforo Colombo, agli ordini dei Re Cattolici delle Spagne, scopriva il Nuovo Mondo, aprendo la porta della Fede a una moltitudine di pagani, Pio XII stabilì la medesima  Nuestra Señora  del Pilar, già Patrona del Regno di Aragona, Patrona della Hispanidad
Tra i miracoli  della Madonna Santissima  della Colonna, ricordiamo la restituzione della gamba destra, amputata e sepolta tre anni prima, a Miguel Juan Pellicer il 29 marzo 1640 (vedi Radio Spada, Quando la Madonna del Pilar restituì la gamba a Miguel Juan Pellicer).






INTROITUS
Exod. 13,22.Columnam ducem habemus quæ numquam defuit per diem neque per noctem coram populo.  ~~   Ps 98,6-7.- Invocabunt Dominum, et ipse exaudiebat eos: in columna nubis loquebatur ad eos.  ~~   Gloria  ~~   Columnam ducem habemus quæ numquam defuit per diem neque per noctem coram populo.

Exod. 13,22.- Abbiamo come scorta la colonna che non venne mai meno dinnanzi al popolo né il giorno né la notte  ~~   Ps 98,6-7.- Invocavano il Signore ed egli rispondeva: parlava loro da una colonna di nubi.  ~~   Gloria  ~~   Abbiamo come scorta la colonna che non venne mai meno dinnanzi al popolo né il giorno né la notte


Gloria


ORATIO
Omnipotens sempiterne Deus, qui per gloriosissimam Filii tui Matrem cœleste præsidium nobis mirabiliter præparasti: concede propitius, ut quam peculiari titulo de Columna pia devotione veneramur, eius perpetuo protegamur auxilio. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia sæcula sæculorum. Amen.

Onnipotente e sempiterno Iddio, che in modo mirabile ci ha dato un aiuto celeste per mezzo della gloriosissima Madre del tuo Figlio: concedi, propizio, a noi che la veneriamo piamente sotto il titolo della Colonna, di essere protetti dal suo perpetuo ausilio. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Lectio libri Sapientiæ
Eccli. 24, 5-13
Ego ex ore Altissimi prodivi, primogenita ante omnem creaturam.Ego feci in cælis ut oriretur lumen indeficiens, et sicut nebula texi omnem terram. Ego in altissimis habitavi,et thronus meus in columna nubis. Gyrum cæli circuivi sola, et profundum abyssi penetravi : in fluctibus maris ambulavi. Et in omni terra steti: et in omni populo, et in omni gente primatum habui: et omnium excellentium et humilium corda virtute calcavi. Et in his omnibus requiem quæsivi, et in hæreditate Domini morabor. Tunc præcepit, et dixit mihi Creator omnium: et qui creavit me, requievit in tabernaculo meo. Et dixit mihi: In Jacob inhabita, et in Israël hæreditare, et in electis meis mitte radices.

Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo, avanti a tutte le creature.  Io ho fatto sorgere nel cielo una luce indefettibile e come nebbia ho coperto tutta la terra. Ho posto la mia tenda nei cieli altissimi: il mio trono è sopra una colonna di nubi Io sola ho percorso la volta del cielo, sono penetrata nelle profondità dell'abisso, ho camminato sui flutti del mare. Su tutta la terra posai il mio piede: di ogni popolo e gente ebbi l’impero. Ho soggiogato, con la mia forza, il cuore dei potenti e degli umili; e fra tutti questi ho cercato riposo, e mi fermerò nell’eredità del Signore. Allora il Creatore dell'universo mi diede un ordine, il mio Creatore mi fece riposare nella mia tenda, e mi disse: Abita in Giacobbe, prendi in eredità Israele e metti le tue radici fra i miei eletti

GRADUALE
Ps 26,6
In petra exaltavit me: et nunc exaltavit caput meum super inimicos meos
Ps 39, 3
Statuit super petram pedes meos: et direxit gressus meus.

Mi ha sollevato sulla rupe e ora ha innalzato la mia testa sui nemici che mi circondano
V. I miei piedi ha stabilito sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi.

ALLELUIA
Alleluia, alleluia
En ego stabo ibi coram te super petram. Alleluia.

Alleluia, alleluia
Ecco, io starò dinnanzi a te sulla pietra. Alleluia.

EVANGELIUM
Sequentia    Sancti Evangelii secundum Lucam
Luc 11, 27-28
In illo témpore: Loquente Jesu ad turbas, extollens vocem quædam mulier de turba, dixit illi: Beatus venter, qui te portavit, et ubera, quæ suxisti. At ille dixit: Quinimmo beati, qui audiunt verbum Dei, et custodiunt illud.

In quel tempo, mentre Gesù parlava alle folle, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».


Credo


OFFERTORIUM
Eccli 45, 14
Corona aurea super caput eius, expressa signo sanctitatis et gloria honoris: opus virtutis, et desideria oculorum.

Sopra il capo gli pose una corona d'oro con incisa l'iscrizione sacra, insegna d'onore, lavoro stupendo, ornamento delizioso per gli occhi.

SECRETA
Deus, qui protegente Genitrice Filii tui, fidei lumen nobis splendescere fecisti; præsta, quæsumus: eius meritis et præcibus, in eadem fide stabiles inveniamur, et in caritate ferventes. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia sæcula sæculorum. Amen.

O Dio, che mercé la protezione della Madre del tuo Figlio facesti splendere in noi il lume della fede: fa’ che per le sue preghiere ed i suoi meriti siamo trovati stabili nella medesima fede e ferventi nella carità. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

COMMUNIO
Is 22, 16
Excidisti in excelso memoriale diligenter, in petra tabernaculum tibi.

Hai diligentemente intagliato un monumento in un luogo elevato ed un tabernacolo nella pietra.

POSTCOMMUNIO
Cœlestibus pasti deliciis, te supplices deprecamur, Domine Deus noster; ut beatissimæ Genitricis Filii tui titulo de Columna solemnitatem celebrantes, ipsa intercedente, ad gaudia æterna feliciter pervenire valeamus. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia sæcula sæculorum. Amen.

Nutriti di queste celesti delizie, supplichevoli ti preghiamo, Signore Iddio nostro, affinché, celebrando la solennità della beatissima Madre del tuo Figlio sotto il titolo della Colonna, per sua intercessione possiamo felicemente giungere ai gaudii eterni. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






lunedì 9 ottobre 2017

Sant'Abramo Patriarca e Padre di tutti i credenti.


File:Michelangelo Caravaggio 022.jpg



INTROITUS
Gen 12, 2.- Faciam te in gentem magnam, et benedicam tibi, et magnificabo nomen tuum, erisque benedictus.  ~~  Ps 77, 2. Attendite, popule meus, legem meam; inclinate aurem vestram in verba oris mei.  ~~  Glória  ~~  Faciam te in gentem magnam, et benedicam tibi, et magnificabo nomen tuum, erisque benedictus.

Gen 12, 2.- Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione.  ~~  Ps 77, 2.- Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento, ascolta le parole della mia bocca.  ~~  Gloria  ~~  Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione.


Gloria


ORATIO
Oremus
Deus, qui in præmium fidei Filium tuum Unigenitum ex semine Abrahæ mundo nasci promisisti: concede propitius: ut fide quam in baptismo suscepimus, in nobis operante,cælo nasci mereamur. Per eundem Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo
O Dio che in premio della sua fede promettesti che il tuo Figlio Unigenito nascesse al mondo dal seme d’Abramo: concedici propizio che, operando in noi la Fede che abbiamo ricevuta nel Battesimo, meritiamo di nascere al cielo. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Lectio Epistolæ beati Pauli Apostoli ad Hebræos
Hebr 11, 8-19
Fratres: Fide qui vocatur Abraham obedivit in locum exire, quem accepturus erat in hæreditatem: et exiit, nesciens quo iret. Fide demoratus est in terra repromissionis, tamquam in aliena, in casulis habitando cum Isaac et Iacob cohæredibus repromissionis eiusdem. Exspectabat enim fundamenta habentem civitatem: cuius artifex et conditor Deus. Fide et ipsa Sara sterilis virtutem in conceptionem seminis accepit, etiam præter tempus ætatis: quoniam fidelem credidit esse eum qui repromiserat. Propter quod et ab uno orti sunt (et hoc emortuo) tamquam sidera cæli in multitudinem, et sicut arena, quæ est ad oram maris, innumerabilis. Iuxta fidem defuncti sunt omnes isti, non acceptis repromissionibus, sed a longe eas aspicientes, et salutantes, et confitentes quia peregrini et hospites sunt super terram. Qui enim hæc dicunt, significant se patriam inquirere. Et si quidem ipsius meminissent de qua exierunt, habebant utique tempus revertendi: nunc autem meliorem appetunt, id est, cælestem. Ideo non confunditur Deus vocari Deus eorum: paravit enim illis civitatem. Fide obtulit Abraham Isaac, cum tentaretur, et unigenitum offerebat, qui susceperat repromissiones: ad quem dictum est: Quia in Isaac vocabitur tibi semen: arbitrans quia et a mortuis suscitare potens est Deus: unde eum et in parabolam accepit.

Fratelli, per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare.Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città. Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo.

GRADUALE
Ps 39, 5-6
Beatus vir cuius est nomen Domini spes eius, et non respexit in vanitates et insanias falsas.
V. Multa fecisti tu, Domine Deus meus, mirabilia tua; et cogitationibus tuis non est qui similis sit tibi.

Beato l’uomo che spera nel nome del Signore e che non si è volto alla vanità ed alle follie dell’errore
V. Quanti prodigi tu hai fatto, Signore Dio mio: i tuoi consigli nessuno può raggiungerli.

ALLELUIA
Alleluia, alleluia
Eccli 45, 14
Corona aurea super caput eius expressa signo sanctitatis, et gloria honoris et opus virtutis.
Alleluia

Alleluia, alleluia
Pose sul suo capo una corona d’oro, dov’era scolpito il sigillo santo: ornamento di onorificenza, lavoro stupendo.
Alleluia

EVANGELIUM
Sequentia    sancti Evangelii secundum Ioannem
Ioan 8, 51-59
In illo tempore: Dixit Iesus Iudæis: Amen, amen dico vobis: si quis sermonem meum servaverit, mortem non videbit in æternum. Dixerunt ergo Iudæi : Nunc cognovimus quia dæmonium habes. Abraham mortuus est, et prophetæ; et tu dicis: Si quis sermonem meum servaverit, non gustabit mortem in æternum. Numquid tu maior es patre nostro Abraham, qui mortuus est? et prophetæ mortui sunt. Quem teipsum facis? Respondit Iesus: Si ego glorifico meipsum, gloria mea nihil est: est Pater meus, qui glorificat me, quem vos dicitis quia Deus vester est, et non cognovistis eum: ego autem novi eum. Et si dixero quia non scio eum, ero similis vobis, mendax. Sed scio eum, et sermonem ejus servo. Abraham pater vester exsultavit ut videret diem meum: vidit, et gavisus est. Dixerunt ergo Iudæi ad eum: Quinquaginta annos nondum habes, et Abraham vidisti? Dixit eis Iesus: Amen, amen dico vobis, antequam Abraham fieret, Ego Sum. Tulerunt ergo lapides, ut iacerent in eum: Iesus autem abscondit se, et exivit de templo.

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

OFFERTORIUM
Ps 117, 16
Dextera Domini fecit virtutem;dextera Domini exaltavit me: dextera Domini fecit virtutem. Non moriar, sed vivam, et narrabo opera Domini.

La destra del Signore ha fatto meraviglie,la destra del Signore mi ha innalzato. Non morirò, resterò in vita e annunzierò le opere del Signore.

SECRETA
Deus, qui proprio tuo Filio Unigenito non pepercisti, sed illum pro nobis omnibus tradisti, concede famulis tuis per oblationem patriarchæ nostri Abrahæ, ut hoc sacrificium devotioni nostræ proficiat et saluti. Per eundem Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

O Dio che non hai risparmiato il tuo Unigenito Figlio e per noi tutti lo ha  consegnato alla morte: concedi ai tuoi servi, per l’oblazione del nostro Patriarca Abramo, che questo sacrificio torni di giovamento alla nostra devozione ed alla nostra salvezza. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

COMMUNIO
Eccli 44, 20
Abraham magnus pater multitudinis gentium, et non est inventus similis illi in gloria: qui conservavit legem Excelsi, et fuit in testamento cum illo.

Abramo fu il gran padre di molte genti, a cui nessuno fu simile in gloria. Egli conservò la legge dell’Altissimo, col quale strinse alleanza.

POSTCOMMUNIO
Oremus
Deus, qui in Abrahæ famuli tui opere,humano generi obedientiæ exempla tribuisti; concede: ut in diebus nostris et merito et numero populus tibi serviens augeatur. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo
O Dio che nella vita del tuo servo Abramo hai dato al genere umano un esempio di obbedienza: fa che nei nostri giorni avanzi per numero e per merito il popolo che ti serve. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen


[Il testo della Messa è tratto dal Proprio del Patriarcato Latino di Gerusalemme] 



mercoledì 4 ottobre 2017

San Francesco nelle parole di Pio XII

Pio XII, con apposito breve apostolico, il 18 giugno 1939 si degnava di costituire san Francesco d’Assisi e santa Caterina da Siena Patroni d’Italia al cospetto di Dio. Il 5 maggio dell’anno successivo per celebrarli solennemente lo stesso Sommo Pontefice si recava nella Basilica di santa Maria sopra Minerva, che è officiata dai Padri Domenicani e conserva le spoglie mortali della Vergine domenicana in cui la donna è fatta consigliera e partecipe dell’agire del Supremo Gerarca della Chiesa del Cristo. Dopo la messa Papa Pacelli, pronunciò un dotto ed eloquente panegirico dei due Santi.
  

«Francesco, cavaliere amante della povertà di Cristo, ambiziosa del cielo ch’è suo, padre delle sacre legioni degli amici del popolo, suscitatore della carità diffusiva di pace e di bene fra gli uomini e nelle famiglie. E veramente egli, in tempi non meno tristi, precorse Caterina, e, al pari di lei, fu all’Italia un’aurora di rinnovamento spirituale e pacifico. Ignudo atleta fra i famelici dell’oro, con un cuore più largo che la miseria umana, sprezzatore di ogni dispregio, era pure stato il fiore dei giovani, prodigo e amante del lusso, il sonatore e il cantore delle allegre comitive, il guerriero prigioniero di Perugia, prostrato da Dio nel cammino verso le Puglie, per risorgere vaso di elezione a portare il nome di Cristo in mezzo al popolo e alle genti. L’amore dei poveri e degl’infermi lo fece tra i poveri il più povero; perché nel povero contemplava l’immagine di Cristo; perché in questa gran valle della umanità sono più gli umili ed i poveri che i grandi ed i fortunati, a quel modo che sono più le valli e le pianure che i monti sulla faccia della terra. Mistiche nozze innanzi al duro suo genitore contrasse con la povertà, ascendendo con lei il sentiero della vita, lieto e operoso, fino al monte dalla nudità crocifissa sigillata nelle sue carni. Una tale nudità di beni terrestri lo collocò superiore agli onori e alle irrisioni, agli allettamenti e ai disagi, a tutto ciò che il mondo chiama beni e mali, largendogli quella ricchezza di spirito, che, nulla avendo, ha ogni cosa, perché nulla vuole, o, per meglio dire, nulla vuole, perché nel suo nulla trova ogni cosa, avendo deposto ogni desiderio di quaggiù per riporre ogni brama nel Padre celeste che nutre gli uccelli dell’aria e veste i gigli del campo. Il poverello di Assisi, coperto di un saio ricamato di gloriosi squarci, avuto da un pezzente in cambio delle sue ornate vesti, levava, qui in Roma, sulle soglie dell’antica basilica del Principe degli Apostoli, la bandiera della povertà, quanto più lacera, tanto più bella, e apriva un nuovo cammino ai campioni della santità e della virtù, ai moderatori delle passioni umane, ai conciliatori delle discordie cittadine, ai restauratori della convivenza familiare e sociale, ai rinnovatori della pubblica pace e tranquillità. Quanti mossero sulle sue orme i piedi! Quanti si adunarono sotto le stuoie delle sue capanne alla Porziuncola! Quante vergini con Chiara di Assisi furono sue discepole! Quanti Frati Minori e Terziari guardarono a lui! Roma vide più volte Francesco pellegrino per le sue vie; lo vide prono innanzi al Pontefice approvante la Regola di lui; lo vide stringersi al petto Domenico; e vide ambedue venerare come Madre la Santa Chiesa Romana, fratelli nel servirla, nel propagarla e nel difenderla, com’erano fratelli nella sequela del primo consiglio di Cristo. La povertà di Cristo non impiccolisce il cuore, non restringe né spegne l’ardimento dell’animo generoso, ma alleggerisce il fardello della via, mette le ali al piede, infiamma lo zelo per accendere in ogni terra quel fuoco, che il Redentore era venuto a portare quaggiù. Così l’amore di Cristo trae Francesco dalla sua Tebaide, lo fa araldo del Vangelo, apostolo e adunatore di apostoli, pacificatore e padre di mistici cavalieri della pace e del bene, annunziatore del regno dei cieli nell’Umbria, nell’Italia, nell’Europa, nel mondo. La sua parola risonò in Assisi, nella valle di Spoleto, per le regioni italiche; i suoi piedi lasciarono orme per le strade di Spagna, sul suolo di Egitto, della Siria e della Palestina, di là dall’Adriatico; ascoltarono la sua voce popoli di diverse lingue e costumi, il Sultano del Nilo, gli uccelli della foresta. Ardente il suo cuore palpitava per tutte le creature di Dio, e a lui erano fratelli e sorelle il sole, la luna e le stelle, il vento, l’acqua, il fuoco, la nostra madre terra. Messaggero del gran Re, se dai Capitoli generali dei suoi frati diletti diffuse missionari per l’Europa e nell’Africa, fortemente amò il paese, dove Dio gli aveva dato così dolce luogo nativo, e di qua e di là dall’Appennino peregrinò sovente, spargendo colla parola della fede e coll’esempio della virtù il profumo di quella santità cortese, lieta, amorosa di Dio e della natura, ardente della mansuetudine e della pace di Cristo, che coi suoi figli fece dell’Italia la terra di Francesco, a lui fervidamente devota, stringendo col cingolo francescano pontefici e re, ricchi e poveri, felici e sventurati, famiglie e popolani di ogni condizione e di ogni età».

(Pio XII, Discorso sui Patroni d’Italia, 5 maggio 1940)









martedì 3 ottobre 2017

Santa Teresina nelle parole di Pio XI


«Teresa, la nuova Santa, avendo vivamente assorbito questa dottrina evangelica, la tradusse nella pratica della vita quotidiana; anzi con la parola e con l’esempio insegnò alle novizie del suo monastero questa via dell’infanzia spirituale, e a tutti gli altri per mezzo dei suoi scritti: scritti che, diffusi in tutto il mondo, nessuno legge senza volerli rileggere più e più volte, con massima gioia dell’animo e con vantaggio. Infatti, questa candidissima fanciulla, che fiorì nell’orto chiuso del Carmelo, avendo aggiunto al proprio nome quello del Bambino Gesù, ne espresse al vivo in se stessa l’immagine; quindi si deve dire che chiunque venera Teresa, venera e loda il divino esempio, che ella ricopiò in sé. Oggi pertanto speriamo che negli animi dei fedeli s’instauri un certo desiderio di praticare questa infanzia spirituale, la quale consiste in questo: che tutto ciò che il fanciullo pensa e fa per natura, anche noi lo pensiamo e lo facciamo per esercizio di virtù. Infatti, come i fanciulli, non macchiati da nessuna colpa e non impediti da nessuno sforzo di passione, riposano sicuri nel possesso della propria innocenza (e privi affatto di ogni inganno e doppiezza esprimono sinceramente i loro pensieri e agiscono rettamente mostrandosi esternamente quali di fatto sono), così Teresa apparve di natura angelica più che umana, e acquistò la semplicità del fanciullo, secondo le leggi della verità e della giustizia. Poiché nella memoria della vergine di Lisieux erano ben impressi gl’inviti e le promesse dello Sposo divino: “Chi è piccolo venga a me (Prov. IX, 4). Sarete portati sul seno e sarete vezzeggiati sulle ginocchia. Come la madre accarezza qualcuno, così io vi consolerò” (Is. LXVI, 12-13), così Teresa, consapevole della propria fragilità, si affidò fiduciosa alla divina Provvidenza affinché, appoggiandosi unicamente sul suo aiuto, potesse raggiungere la perfetta santità della vita, pur attraverso asperrime difficoltà, avendo deciso di tendere ad essa con la totale e gioiosa abdicazione della propria volontà. Non stupisce quindi che nella santa suora si sia realizzato quanto disse Cristo: “Chiunque si farà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli” (Matth. XVIII, 4). Alla benevolenza divina piacque infatti arricchirla con il dono di una sapienza pressoché singolare. Avendo attinto largamente la vera dottrina della fede dall’istruzione del Catechismo, l’ascetica dall’aureo libro dell’Imitazione di Cristo e la mistica dai volumi del suo Padre Giovanni della Croce, alimentando inoltre la sua mente e il suo cuore nell’assidua lettura delle Sacre Scritture, lo Spirito di verità le comunicò e manifestò ciò che suole nascondere “ai sapienti ed ai prudenti” e rivelare “ai piccoli”; infatti, ella - secondo la testimonianza del Nostro Predecessore - fu dotata di tanta scienza delle cose celesti da indicare agli altri la via certa della salvezza. E da questa partecipazione così doviziosa della divina luce e della divina grazia divampò in Teresa un incendio così grande di carità che, portandola continuamente quasi fuori dal corpo, infine la consumò, tanto che, poco prima di lasciare la vita, poté candidamente dichiarare che « non aveva dato a Dio nient’altro che amore ». Risulta parimenti che per questa forza di ardente carità, nella giovane di Lisieux esistettero il proposito e l’impegno « di lavorare per amore di Gesù, unicamente per piacergli, per consolare il suo Sacratissimo Cuore e per promuovere la salvezza eterna delle anime, le quali poi amassero Cristo per sempre »: che ciò ella abbia cominciato a fare e ad ottenere appena giunse nella patria celeste si comprende facilmente da quella mistica pioggia di rose, che per divina concessione, come da viva aveva ingenuamente promesso, ha già sparso in terra e continua a spargere. Perciò, Venerabili Fratelli e diletti Figli, vivamente desideriamo che tutti i cristiani si rendano degni di partecipare a questa larghissima effusione di grazie, patrocinata dalla piccola Teresa; ma molto più vivamente desideriamo che guardino a lei con diligenza per imitarla, comportandosi come fanciulli, perché, se non saranno tali, secondo quanto dice Cristo, verranno esclusi dal regno dei cieli. Se da tutti verrà percorsa questa via dell’infanzia spirituale, tutti vedranno quanto facilmente si potrà realizzare quella correzione della società umana che abbiamo proposto fin dagl’inizi del Nostro Pontificato e soprattutto indicendo il Giubileo Massimo. Perciò facciamo Nostra quella preghiera con cui la nuova santa Teresa del Bambino Gesù, concluse la sua preziosa autobiografia: “Ti supplichiamo, o buon Gesù, di riguardare al grande numero delle piccole anime e di sceglierti sulla terra una legione di vittime, che siano degne della tua carità”. Così sia.



(dall’Omelia nella canonizzazione, 17 maggio 1925) 



Vigilia della solenne Commemorazione della B.V.M. del Monte Carmelo

  INTROITUS Ger 2, 7.- Induxi vos in terram Carmeli, ut comederitis fructum eius, et optima illius. ~~ Ps  132, 1.- Ecce quam bonum, et iucu...