Di seguito riportiamo i testi della liturgia della Veglia Pasquale
così com’era prima delle riforme pacelliane degli anni Cinquanta.
Benedictio
ignis
V. Dóminus
vobíscum.
R. Et
cum spíritu tuo.
Orémus.
Deus,
qui per Fílium tuum, angulárem scílicet lápidem, claritátis tuæ ignem fidélibus
contulísti: prodúctum e sílice, nostris profutúrum úsibus, novum hunc ignem
sanctí ☩ fica: et
concéde nobis, ita per hæc festa paschália cœléstibus desidériis inflammári; ut
ad perpétuæ claritátis, puris méntibus, valeámus festa pertíngere. Per eúmdem
Christum Dóminum nostrum. Amen.
O
Dio, che per mezzo del tuo Figlio, pietra angolare, procurasti ai fedeli il
fuoco del tuo splendore, santifica questo novello fuoco, estratto dalla
pietra e destinato ai nostri usi; fa che attraverso queste feste pasquali siamo
accesi di celesti desideri, onde possiamo giungere con animo puro alle feste
dell'eterna luce. Per lo stesso Cristo nostro Signore. Amen.
Orémus.
Dómine
Deus, Pater omnípotens, lumen indefíciens, qui es cónditor ómnium lúminum: béne ☩ dic hoc lumen,
quod a te sanctificátum atque benedíctum est, qui illuminásti omnem mundum: ut
ab eo lúmine accendámur, atque illuminémur igne claritátis tuæ: et
sicut illuminásti Móysen exeúntem de Ægýpto, ita illúmines corda, et
sensus nostros; ut ad vitam et lucem ætérnam perveníre mereámur. Per Christum,
Dóminum nostrum. Amen.
Signore
Dio, Padre onnipotente, lume che mai non vien meno, tu che sei il creatore di
tutti i lumi, benedici questo lume, perché sia santificato e benedetto da te,
che illuminasti tutto il mondo; affinché veniamo accesi dal lume e illuminati
dal fuoco della tua chiarezza; e, come illuminasti Mosè nell'uscir dall'Egitto,
così illumini i cuori e i sentimenti nostri, onde possiamo pervenire alla vita
e alla luce eterna. Amen.
Orémus.
Dómine
sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: benedicéntibus nobis hunc ignem in
nómine tuo, et unigéniti Fílii tui, Dei ac Dómini nostri Jesu Christi, et
Spíritus Sancti, cooperári dignéris; et ádjuva nos contra igníta tela inimíci,
et illústra grátia cœlésti: Qui vivis et regnas cum eódem Unigénito tuo, et
Spíritu Sancto, Deus: per ómnia sǽcula sæculórum. Amen.
O
Signore santo, Padre onnipotente, eterno Dio, a noi che benediciamo questo
fuoco nel nome tuo e del tuo Unigenito Figlio e Signore nostro Gesù Cristo,
degnati di cooperare; e soccorrici contro gl'infuocati dardi del nemico e
illuminaci con la tua grazia celeste. Tu che vivi e regni Dio con lo stesso
Unigenito tuo e con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Quindi
benedice i cinque grani d’incenso che si debbono porre nel Cero, dicendo:
Véniat,
quǽsumus,
omnípotens Deus, super hoc incénsum larga tuæ bene ☩ dictiónis
infúsio: et hunc noctúrnum splendórem invisíbilis regenerátor accénde; ut non
solum sacrifícium, quod hac nocte litátum est, arcána lúminis tui admixtióne
refúlgeat; sed in quocúmque loco ex hujus sanctificatiónis mystério aliquid
fúerit deportátum, expúlsa diabólicæ fraudis nequítia, virtus tuæ majestátis
assístat. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.
Ti
supplichiamo, o Dio onnipotente: venga copiosa l'effusione della tua
benedizione su questo incenso, e accendi, o invisibile rigeneratore, la
luce che deve illuminare questa notte, affinché non solo il sacrificio offerto
in questa notte splenda della tua arcana luce, ma ovunque sia recato il mistero
di questa benedizione, siano sventate le astuzie della malizia diabolica, e
trionfi la potenza della maestà tua. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Mentre
il Sacerdote benedice i grani d’incenso, un accolito pone nel turibolo dei
carboni presi dal fuoco. Finita l’orazione precedente, il Sacerdote infonde
l’incenso nel turibolo, benedicendolo come al solito. Quindi asperge
tre volte i grani d’incenso e il fuoco, dicendo “Asperges me, Domine” senza
canta e senza il salmo, e tre volte li incensa.
Benedictio
cerei
Nel
frattempo si spengono tutte le luci della chiesa, che si accenderanno poi col
fuoco benedetto. Allora il Diacono, rivestito della dalmatica bianca, prende
l’arundine con tre candele distine sul triangolo alla sommità. Precede il
turiferario con l’accolito che porta i cinque grani d’incenso; segue il
Suddiacono con la croce e il clero; quindi il Diacono con l’arundine e dopo di
lui il Celebrante. Entrando in chiesa il Diacono inclina l’arundine e
l’accolito accende col fuoco nuovo una delle tre candele; e il Diacono,
innalzando l’arundine, genuflette come tutti gli altri a parte il Suddiacono
che porta la Croce, e canta:
V. Lumen
Christi.
R. Deo
gratias.
Lo
stesso, in tono sempre più alto, si fa all’accensione della seconda candela nel
mezzo della chiesa, e della terza davanti all’altare.
Quindi
il Celebrante sale all’altare dalla parte dell’Epistola e il Diacono consegna
l’arundine a un accolito e, preso il libro, chiede al Celebrante la benedizione
come si fa per il Vangelo. Il Celebrante dice:
Dóminus
sit in corde tuo et in labiis tuis: ut digne et competénter annúnties suum
paschále præcónium: In nómine Patris, et Fílii, ☩ et Spíritus
Sancti. Amen.
Il
Signore ti sia nel cuore e sulle labbra, affinché in modo degno e conveniente
tu annunzi il preconio pasquale. Nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo. Amen.
Exsúltet
jam Angélica turba cœlórum: exsúltent divína mystéria: et pro tanti Regis
victória tuba ínsonet salutáris. Gáudeat et tellus tantis irradiáta fulgóribus:
et ætérni Regis splendóre illustráta, totíus orbis se séntiat amisísse
calíginem. Lætétur et mater Ecclésia, tanti lúminis adornáta fulgóribus: et
magnis populórum vócibus hæc aula resúltet. Quaprópter astántes vos, fratres
caríssimi, ad tam miram hujus sancti lúminis claritátem, una mecum, quæso, Dei
omnipoténtis misericórdiam invocáte. Ut, qui me non meis méritis intra
Levitárum númerum dignatus est aggregáre: lúminis sui claritátem infúndens,
Cérei huius laudem implére perfíciat. Per Dominum nostrum Jesum Christum,
Fílium suum: qui cum eo vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus: Per omnia
sǽcula
sæculórum.
Esulti
ormai l'angelico coro degli Angeli: vibrino di gioia i divini misteri; risuoni
la tromba sacra per la vittoria del Gran Re. S'allieti la terra irradiata dagli
splendori di sì grande trionfo e, illustrata dai fulgori dell'Eterno Re, si
senta libera dalla caligine del mondo intero. Si rallegri la Chiesa, nostra
Madre, adornata dei raggi di tanta gran luce, ed echeggi questo tempio delle
più sonore voci dei popoli. Perciò, o fratelli dilettissimi, qui presenti allo
splendore mirabile di questa luce santa, vi supplico di unirvi a me per
invocare la misericordia di Dio onnipotente; affinché dopo avermi accolto nel
numero dei suoi Leviti, senza alcun mio merito, mi doni un raggio della sua
luce e mi dia la grazia di cantare degnamente le lodi di questo Cero. Per
nostro Signore Gesù Cristo Figlio suo, che con Lui vive per tutti i secoli dei
secoli.
R. Amen.
V. Dóminus
vobíscum.
R. Et
cum Spíritu tuo.
V. Sursum
corda.
R. Habémus
ad Dóminum.
V. Grátias
agámus Dómino Deo nostro.
R. Dignum
et justum est.
Vere
dignum et justum est invisibilem Deum Patrem omnipoténtem Filiúmque ejus
unigénitum, Dominum nostrum Jesum Christum, toto cordis ac mentis afféctu et
vocis ministério personáre. Qui pro nobis ætérno Patri Adæ débitum solvit: et
véteris piáculi cautiónem pio cruóre detérsit. Hæc sunt enim festa paschália,
in quibus verus ille Agnus occíditur, cujus sánguine postes fidelium
consecrántur. Hæc nox est, in qua primum patres nostros, fílios Israël edúctos
de Ægýpto, Mare Rubrum sicco vestígio transire fecísti. Hæc ígitur nox est, quæ
peccatórum ténebras colúmnæ illuminatióne purgávit. Hæc nox est, quæ hódie per
univérsum mundum in Christo credéntes, a vítiis sæculi et calígine peccatórum
segregátos, reddit grátiæ, sóciat sanctitáti. Hæc nox est, in qua, destrúctis
vínculis mortis, Christus ab ínferis victor ascéndit. Nihil enim nobis nasci
prófuit, nisi rédimi profuísset. O mira circa nos tuæ pietátis dignátio! O
inæstimábilis diléctio caritátis: ut servum redimeres, Fílium tradidísti! O
certe necessárium Adæ peccátum, quod Christi morte delétum est! O felix culpa,
quæ talem ac tantum méruit habére Redemptórem! O vere beáta nox, quæ sola
méruit scire tempus et horam, in qua Christus ab ínferis resurréxit! Hæc nox
est, de qua scriptum est: Et nox sicut di es illuminábitur: Et nox illuminátio
mea in deliciis meis. Hujus ígitur sanctificátio noctis fugat scélera, culpas
lavat: et reddit innocéntiam lapsis et mæstis lætítiam. Fugat ódia, concórdiam
parat et curvat imperia.
È
veramente degno e giusto che, a voce spiegata, con tutto il cuore e con tutta
la nostra anima, noi celebriamo l'invisibile Iddio, Padre onnipotente, ed il
suo Figlio Unigenito Gesù Cristo, nostro Signore. Egli per noi pagò all'Eterno
Padre il debito d'Adamo e con le sue sante sofferenze cancellò la pena del
peccato antico. Queste infatti sono le feste pasquali, durante le quali è stato
immolato il vero Agnello, dal cui sangue sono consacrate le porte
dei fedeli. Questa è la notte, nella quale facesti passare a piedi asciutti il
Mar Rosso ai padri nostri, i figli d'Israele, quando uscirono dall'Egitto.
Questa è dunque la notte. che, mediante la colonna di fuoco, ha spazzato le
tenebre dei peccati. Questa è la notte, che sottraendo ai vizi del mondo e alla
caligine del peccato quanti credono in Cristo, in tutto l'orbe li rende alla
grazia e li riunisce ai Santi. Questa è la notte, nella quale, rotti i vincoli
della morte, Cristo vincitore sorge dagli inferi. Che a nulla sarebbe giovato
il nascere, se non fossimo stati redenti. O quanto mirabile la tua
bontà verso di noi! O incomprensibile forza di amore, per cui sacrificasti il
Figlio per riscattare lo schiavo! O certamente necessario peccato di Adamo,
cancellato dalla morte del Cristo! O felice colpa che ci procurò un tale e
tanto Redentore! O notte veramente beata, che, sola, vide il tempo e l'ora, in
cui il Cristo risorse dagli inferi! Di questa notte è scritto: La notte sarà
illuminata come giorno; e la notte mi è luce nelle mie delizie. Pertanto la
santità di questa notte cancella i delitti, purifica le colpe, ridona
l'innocenza ai colpevoli, la gioia , agli afflitti; fa svanire gli odi, rimette
la concordia, sottomette gli imperi.
A
questo punto il Diacono infigge nel Cero i cinque grani d’incenso benedetti
In
hujus ígitur noctis grátia, súscipe, sancte Pater, incénsi hujus sacrifícium
vespertínum: quod tibi in hac Cérei oblatióne sollémni, per ministrórum manus
de opéribus apum, sacro sancta reddit Ecclési a. Sed jam colúmnæ hujus præconia
nóvimus, quam in honórem Dei rútilans ignis accéndit.
In
questa notte di grazia, ricevi, o Padre santo, il sacrificio vespertino di
questo incenso, che la Santa Chiesa ti presenta, per le mani dei suoi ministri,
nell'offerta solenne di questo Cero, opera delle api. Ma già conosciamo la
gloria di questa colonna di cera, che sta per accendere una fiamma brillante in
onore di Dio.
A
questo punto il Diacono accende il Cero pasquale
Qui
licet sit divísus in partes, mutuáti tamen lúminis detriménta non novit. Alitur
enim liquántibus ceris, quas in substántiam pretiósæ hujus lámpadis, apis mater
edúxit.
Mentre
questo lume viene diviso in parti, non è tuttavia diminuito comunicandosi agli
altri; è infatti alimentato dalla cera, che l'ape madre ha prodotto a formare
la sostanza preziosa di questa lampada.
A
questo punto si accendono le luci della chiesa
O
vere beata nox, quæ exspoliávit Ægýptios, ditá vit Hebræos! Nox, in qua terrenis
cœléstia, humánis divína jungúntur. Orámus ergo te, Dómine: ut Céreus iste in
honórem tui nóminis consecrátus, ad noctis hujus calíginem destruéndam,
indefíciens persevéret. Et in odórem suavitátis accéptus, supérnis lumináribus
misceátur. Flammas ejus lúcifer matutínus invéniat. Ille, inquam, lúcifer, qui
nescit occásum. Ille, qui regréssus ab ínferis, humáno géneri serénus illúxit.
Precámur ergo te, Dómine: ut nos fámulos tuos, omnémque clerum, et devotíssimum
pópulum: una cum beatíssimo Papa nostro N. ,
et Antístite nostro N. , quiéte témporum
concéssa, in his paschalibus gáudiis, assídua protectióne régere, gubernáre et
conserváre digneris. Réspice étiam ad devotíssimum (electum) Imperatórem
nostrum N. , cujus tu, Deus, desidérii vota prænóscens, ineffábili
pietátis et misericórdiæ tuæ múnere, tranquíllum perpétuæ pacis accómmoda: et
cœléstem victóriam cum omni pópulo suo. Per eúndem Dóminum nostrum Jesum
Christum, Fílium tuum: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti
Deus: per ómnia sǽcula
sæculórum.
R. Amen.
O
notte davvero felice, che ha spogliato gli Egizi per arricchire gli Ebrei;
notte, nella quale il cielo è congiunto alla terra, e le cose divine sono
legate alle umane! Ti preghiamo perciò, o Signore, perché questo Cero
consacrato ad onore del tuo nome per dissipare le tenebre di questa notte,
bruci senza sosta. La sua luce, accolta come profumo soave, si mescoli alle
luci celesti. Ritrovi ancora le sue fiamme l'Astro del mattino, l'Astro che
ignora il tramonto e che uscito dagli inferi brillò sereno al genere umano. Ti
preghiamo dunque affinché concessa la pace dei tempi, durante questi gaudii
pasquali, ti degni di reggere, governare e conservare con perenne protezione
noi tuoi servi, il clero tutto, il popolo tuo devotissimo, insieme col
beatissimo Papa nostro N. e
col nostro Vescovo N. . Volgi pure il
tuo sguardo sul nostro devotissimo Imperatore N. e,
con ineffabile pietà e misericordia, fa convergere le loro decisioni sulle
linee della giustizia e della pace, affinché dalle fatiche terrene, possano
arrivare alla Patria Celeste con tutti i fedeli. Per lo stesso nostro Signore
Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e con Te vive e regna nell’unità dello Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Prophetia
Prima
Gen.
l, 1-31; 2, 1-2.
In
princípio creavit Deus cœlum et terram. Terra autem erat inánis et vácua, et
ténebræ erant super fáciem abýssi: et Spíritus Dei ferebátur super aquas.
Dixítque Deus: Fiat lux. Et facta est lux. Et vidit Deus lucem, quod esset
bona: et divísit lucem a ténebris. Appellavítque lucem Diem, et ténebras
Noctem: factúmque est véspere et mane, dies unus. Dixit quoque Deus: Fiat
firmaméntum in médio aquárum: et dívidat aquas ab aquis. Et fecit Deus
firmaméntum, divisítque aquas, quæ erant sub firmaménto,ab his, quæ erant super
firmaméntum. Et factum est ita. Vocavítque Deus firmaméntum, Cœlum: et factum
est véspere et mane, dies secúndus. Dixit vero Deus: Congregéntur aquæ, quæ sub
cœlo sunt, in locum unum: et appáreat árida. Et factum est ita. Et vocávit Deus
áridam, Terram: congregationésque aquárum appellávit Maria. Et vidit Deus, quod
esset bonum. Et ait: Gérminet terra herbam viréntem et faciéntem semen, et
lignum pomíferum fáciens fructum juxta genus suum, cujus semen in semetípso sit
super terram. Et factum est ita. Et prótulit terra herbam viréntem et faciéntem
semen juxta genus suum, lignúmque fáciens fructum, et habens unumquódque
seméntem secúndum spéciem suam. Et vidit Deus, quod esset bonum. Et factum est
véspere et mane, dies tértius. Dixit autem Deus: Fiant luminária in firmaménto
cœli, et dívidant diem ac noctem, et sint in signa et témpora et dies et annos:
ut lúceant in firmaménto cœli, et illúminent terram. Et factum est ita.
Fecítque Deus duo luminária magna: lumináre majus, ut præésset diéi: et lumináre
minus, ut præésset nocti: et stellas. Et pósuit eas in firmaménto cœli, ut
lucérent super terram, et præéssent diéi ac nocti, et divíderent lucem ac
ténebras. Et vidit Deus, quod esset bonum. Et factum est véspere et mane, dies
quartus. Dixit etiam Deus: Prodúcant aquæ réptile ánimæ vivéntis, et volátile
super terram sub firmaménto cæli. Creavítque Deus cete grándia, et omnem ánimam
vivéntem atque motábilem, quam prodúxerant aquæ in spécies suas, et omne
volátile secúndum genus suum. Et vidit Deus, quod esset bonum. Benedixítque
eis, dicens: Créscite et multiplicámini, et repléte aquas maris: avésque
multiplicéntur super terram. Et factum est véspere et mane, dies quintus. Dixit
quoque Deus: Prodúcat terra ánimam vivéntem in génere suo: juménta et reptília,
et béstias terræ secúndum spécies suas. Factúmque est ita. Et fecit Deus
béstias terræ juxta spécies suas, et juménta, et omne réptile terræ in génere
suo. Et vidit Deus, quod esset bonum, et ait: Faciámus hóminem ad imáginem et
similitúdinem nostram: et præsit píscibus maris et volatílibus cœli, et béstiis
universæque terræ, omníque réptili, quod movétur in terra. Et creávit Deus
hóminem ad imáginem suam: ad imáginem Dei creávit illum, másculum et féminam
creávit eos. Benedixítque illis Deus, et ait: Créscite et multiplicámini, et
repléte terram, et subjícite eam, et dominámini píscibus maris et volatílibus
cœli, et univérsis animántibus, quæ movéntur super terram. Dixítque Deus: Ecce,
dedi vobis omnem herbam afferéntem semen super terram, et univérsa ligna, quæ
habent in semetípsis seméntem géneris sui, ut sint vobis in escam: et cunctis
animántibus terræ, omníque vólucri cœli, et univérsis, quæ movéntur in terra,
et in quibus est ánima vivens, ut hábeant ad vescéndum. Et factum est ita.
Vidítque Deus cuncta, quæ fécerat: et erant valde bona. Et factum est véspere
et mane, dies sextus. Igitur perfécti sunt cœli et terra, et omnis ornátus
eórum. Complevítque Deus die séptimo opus suum, quod fécerat: et requiévit die
séptimo ab univérso ópere, quod patrárat.
In
principio Dio creò il cielo e la terra. Or la terra era solitudine e caos, e le
tenebre coprivano la faccia dell'abisso, ma lo Spirito di Dio si librava sopra
le acque. Allora Dio disse: «Sia la luce». E luce fu. E Dio vide che la luce
era buona, e separò la luce dalle tenebre. E diede il nome di Giorno alla luce
e di Notte alle tenebre. Così si fece sera e poi mattina: primo giorno. Poi Dio
disse: «Ci sia uno strato in mezzo alle acque, e separi le acque dalle acque».
E Dio fece lo strato, e separò le acque che erano sotto da quelle che erano
sopra lo strato. E così fu. E Dio chiamò Cielo lo strato. Intanto si fece sera
e poi mattina: secondo giorno. Poi Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo
si radunino in un solo luogo, e appaia l'asciutto». E così fu. E Dio chiamò
Terra l'asciutto, e Mare l'ammasso delle acque. E Dio vide che ciò era ben
fatto. Quindi disse: «Produca la terra erba verdeggiante che faccia seme, e
piante fruttifere che diano frutto secondo la loro specie ed abbiano in se stesse
la propria semenza sopra la terra». E così fu. E la terra produsse verdura,
erba che fa seme della sua specie, e piante che danno frutto ed hanno ciascuna
la semenza secondo la propria specie. E Dio vide che ciò era ben fatto. Intanto
si fece sera e poi mattino: terzo giorno. Dio disse ancora: «Vi siano dei
luminari nella volta del cielo per distinguere il giorno dalla notte e siano
segni dei tempi, dei giorni e degli anni, e risplendano nel firmamento del
cielo per far luce sulla terra». E così fu. E Dio fece i due grandi luminari:
il luminare maggiore, affinché presiedesse al giorno: il luminare minore,
affinché presiedesse alla notte; e fece pure le stelle. E le mise nella volta
del cielo, perché dessero luce alla terra e regolassero il giorno e la notte, e
separassero la luce dalle tenebre. E Dio vide che ciò era ben fatto. Intanto si
fece sera e poi mattino: quarto giorno. Disse poi Dio: «Brulichino le acque di
animali e gli uccelli volino sopra la terra, sotto la volta del cielo». E Dio
creò i grandi mostri marini e tutti gli animali viventi striscianti, di cui si
popolarono le acque, secondo le loro specie, ed ogni volatile secondo la sua
specie. E Dio vide che ciò era ben fatto. E li benedisse, dicendo: «Crescete e
moltiplicatevi, e popolate le acque del mare, e si moltiplichino gli uccelli
sopra la terra». E intanto si fece sera e poi mattino: quinto giorno. Disse
ancora Dio: «Produca la terra animali viventi secondo la loro specie, animali
domestici, e rettili e bestie selvatiche della terra, secondo la loro specie».
E così fu. E Dio fece le fiere terrestri, secondo la loro specie, e gli animali
domestici, e tutti i rettili della terra, secondo la loro specie. E Dio vide
che ciò era ben fatto. Poi Dio disse: «Facciamo l'Uomo a nostra immagine e somiglianza,
che domini i pesci del mare, i volatili del cielo, le bestie, e tutta la terra,
e tutti i rettili che strisciano sopra la terra». Dio creò l'uomo a sua
immagine, lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. E Dio li benedì
dicendo: «Crescete e moltiplicatevi, e riempite la terra e rendetevela
soggetta, e dominate sui pesci del mare, e sui volatili del cielo, e sopra
tutti gli animali che si muovono sulla terra». E Dio disse: «Ecco io vi do
tutte le erbe che fanno seme sulla terra e tutte le piante che hanno in se
stesse semenza della loro specie, perché servano di cibo a voi; e a tutti gli
animali della terra, e a tutti gli uccelli del cielo e a quanto si muove sulla
terra ed ha in sé anima vivente, affinché abbiano da mangiare». E così fu. E
Dio vide tutte le cose che aveva fatte; ed esse erano molto buone. Intanto si
fece sera e poi mattino: sesto giorno. Così furono compiuti i cieli e la terra
e tutto il loro assetto. E Dio nel settimo giorno finì l'opera che aveva fatta
e nel settimo giorno si riposò da tutte le opere che aveva compiute.
Oratio
Orémus.
D. Flectámus génua.
R. Leváte.
Deus, qui mirabíliter creásti hóminem et mirabílius redemísti: da nobis, quǽsumus, contra oblectaménta peccáti, mentis ratióne persístere; ut mereámur ad ætérna gáudia perveníre. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
D. Flectámus génua.
R. Leváte.
Deus, qui mirabíliter creásti hóminem et mirabílius redemísti: da nobis, quǽsumus, contra oblectaménta peccáti, mentis ratióne persístere; ut mereámur ad ætérna gáudia perveníre. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Prophetia
Secunda
Gen.
5; 6; 7 et 8.
Noë
vero cum quingentórum esset annórum, génuit Sem, Cham et Japheth. Cumque
cœpíssent hómines multiplicári super terram et fílias procreássent, vidéntes
fílii Dei fílias hóminum, quod essent pulchræ, accepérunt sibi uxóres ex
ómnibus, quas elégerant. Dixítque Deus: Non permanébit spíritus meus in hómine
in ætérnum,quia caro est: erúntque dies illíus centum vigínti annórum. Gigántes
autem erant super terram in diébus illis. Postquam enim ingréssi sunt fílii Dei
ad fílias hóminum illæque genuérunt, isti sunt poténtes a sæculo viri famósi.
Videns autem Deus, quod multa malítia hóminum esset in terra, et cuncta
cogitátio cordis inténta esset ad malum omni témpore, pænítuit eum, quod hóminem
fecísset in terra. Et tactus dolóre cordis intrínsecus: Delébo, inquit,
hóminem, quem creávi, a fácie terræ, ab hómine usque ad animántia, a réptili
usque ad vólucres cœli; pænitet enim me fecísse eos. Noë vero invénit grátiam
coram Dómino. Hæ sunt generatiónes Noë: Noë vir justus atque perféctus fuit in
generatiónibus suis, cum Deo ambulávit. Et génuit tres fílios, Sem, Cham et
Japheth. Corrúpta est autem terra coram Deo et repléta est iniquitáte. Cumque
vidísset Deus terram esse corrúptam , dixit ad Noë: Finis univérsæ carnis venit
coram me: repléta est terra iniquitáte a fácie eórum, et ego dispérdam eos cum
terra. Fac tibi arcam de lignis lævigátis: mansiúnculas in arca fácies, et
bitúmine línies intrínsecus et extrínsecus. Et sic fácies eam: Trecentórum
cubitórum erit longitúdo arcæ, quinquagínta cubitórum latitúdo, et trigínta
cubilórum altitúdo illíus. Fenéstram in arca fácies, et in cúbito consummábis
summitátem ejus: óstium autem arcæ pones ex látere: deórsum cenácula et
trístega fácies in ea. Ecce, ego addúcam aquas dilúvii super terram, ut
interfíciam omnem carnem, in qua spíritus vitæ est subter cœlum. Univérsa, quæ
in terra sunt, consuméntur. Ponámque fœdus meum tecum: et ingrédiens arcam tu
et fílii tui, uxor tua et uxóres filiórum tuórum tecum. Et ex cunctis
animántibus univérsæ carnis bina indúces in arcam, ut vivant tecum: masculíni
sexus et feminíni. De volúcribus juxta genus suum, et de juméntis in génere
suo, et ex omni réptili terræ secúndum genus suum: bina de ómnibus ingrediántur
tecum, ut possint vívere. Tolles ígitur tecum ex ómnibus escis, quæ mandi
possunt, et comportábis apud te: et erunt tam tibi quam illis in cibum. Fecit
ígitur Noë ómnia, quæ præcéperat illi Deus. Erátque sexcentórum annórum, quando
dilúvii aquæ inundavérunt super terram. Rupti sunt omnes fontes abýssi magnæ,
et cataráctæ cœli apértæ sunt: et facta est plúvia super terram quadragínta
diébus et quadragínta nóctibus. In artículo diei illíus ingréssus est Noë, et
Sem et Cham et Japheth, fílii ejus, uxor illíus et tres uxóres filiórum ejus
cum eis in arcam: ipsi, et omne ánimal secúndum genus suum, univérsaque juménta
in génere suo, et omne, quod movétur super terram in génere suo, cunctúmque
volátile secúndum genus suum. Porro arca ferebátur super aquas. Et aquæ prævaluérunt
nimis super terram: opertíque sunt omnes montes excélsi sub univérso cœlo.
Quíndecim cúbitis áltior fuit aqua super montes, quos operúerat. Consúmptaque
est omnis caro, quæ movebátur super terram, vólucrum, animántium, bestiárum,
omniúmque reptílium, quæ reptant super terram. Remánsit autem solus Noë, et qui
cum eo erant in arca. Obtinuerúntque aquæ terram centum quinquagínta diébus.
Recordátus autem Deus Noë, cunctorúmque animántium et ómnium jumentórum, quæ
erant cum eo in arca, addúxit spíritum super terram, et imminútæ sunt aquæ. Et
clausi sunt fontes abýssi et cataráctæ cœli: et prohíbitæ sunt plúviæ de cœlo.
Reversæque sunt aquæ de terra eúntes et redeúntes: et cœpérunt mínui post
centum quinquagínta dies. Cumque transíssent quadragínta dies, apériens Nœ
fenéstram arcæ, quam fécerat, dimísit corvum, qui egrediebátur, et non
revertebátur, donec siccaréntur aquæ super terram. Emísit quoque colúmbam post
eum, ut vidéret, si jam cessássent aquæ super fáciem terræ. Quæ cum non
invenísset, ubi requiésceret pes ejus, revérsa est ad eum in arcam: aquæ enim
erant super univérsam terram: extendítque manum et apprehénsam íntulit in
arcam. Exspectátis autem ultra septem diébus áliis, rursum dimisit colúmbam ex
arca. At illa venit ad eum ad vésperam, portans ramum olívæ viréntibus fóliis
in ore suo. Intelléxit ergo Noë, quod cessássent aquæ super terram.
Exspectavítque nihilminus septem álios dies: et emísit colúmbam, quæ non est
revérsa ultra ad eum. Locútus est autem Deus ad Noë, dicens: Egrédere de arca,
tu et uxor tua, fílii tui et uxóres filiórum tuórum tecum. Cuncta animántia,
quæ sunt apud te, ex omni carne, tam in volatílibus quam in béstiis et
univérsis reptílibus, quæ reptant super terram, educ tecum, et ingredímini
super terram: créscite et multiplicámini super eam. Egréssus est ergo Noë et
fílii ejus, uxor illíus et uxóres filiórum ejus cum eo. Sed et ómnia animántia,
juménta et reptília, quæ reptant super terram, secúndum genus suum, egréssa
sunt de arca. Ædificávit autem Noë altáre Dómino: et tollens de cunctis
pecóribus et volúcribus mundis, óbtulit holocáusta super altáre. Odoratúsque
est Dóminus odórem suavitátis.
Noè,
essendo in età di cinquecento anni, generò Sem, Cam e Jafet. E avendo
principiato gli uomini a moltiplicarsi sopra la terra e avendo procreato delle
figliuole, vedendo i figliuoli di Dio la bellezza delle figliuole degli uomini
presero per loro mogli quelle che più di tutte loro piacevano. E disse il
Signore : Non rimarrà il mio spirito per sempre nell'uomo, perché egli è carne
e i suoi giorni saranno solamente di cento veti anni. In quel tempo vi erano
sopra la terra dei giganti: poiché, dopo che si accostarono i figliuoli di Dio
alle figliuole degli uomini, esse generarono, e ne vennero questi uomini, forti
e robusti, famosi nei secoli. Vedendo dunque Dio quanto grande era la malizia
degli uomini sopra la terra, e tutti i pensieri del loro cuore erano
continuamente intesi al mal fare, si pentì d'aver fatto l'uomo. E preso come da
un intimo strazio a! cuore: Sterminerò, disse egli, l'uomo da me creato dalla
faccia della terra, dall'uomo sino agli animali, dai rettili fino agli uccelli
dell'aria; poiché mi pento di averli fatti. Ma Noè trovò grazia dinanzi al
Signore. Questa è la Ascendenza di Noè. Noè fu uomo giusto e perfetto nei suoi,
tempi, e camminò con Dio. E generò tre figliuoli: Sem, Cam e Jafet. Ma era
corrotta la terra davanti a Dio e ripiena d'iniquità. E avendo veduto Dio come
la terra era corrotta, poiché ogni uomo era corrotto nella sua maniera di
vivere sulla terra, disse a Noè: Nei miei decreti è imminente la fine di tutti
gli uomini; la terra è ripiena d'iniquità per opera loro, e io li sterminerò
insieme con la terra. Tu costruirai un'arca con legni lavorati; tu farai delle
piccole stanze nell'arca e la invernicerai di bitume di dentro e di fuori. E in
questo modo la farai: la lunghezza dell'arca sarà di trecento cubiti, di
cinquanta cubiti la larghezza e di trenta l'altezza. Farai una finestra
nell'arca e il tetto dell'arca lo farai che vada alzandosi fino ad un cubito.
La porta poi dell'arca la farai da un lato; vi farai un piano in fondo, un
secondo piano e un terzo piano. Ecco che io manderò le acque del diluvio sopra
la terra ad uccidere tutti gli animali che hanno spirito di vita sotto il
cielo: tutto quello che è sopra la terra andrà in perdizione. Ma io farò un
patto con te ed entrerai nell'arca tu, e i tuoi figli, tua moglie e le mogli
dei tuoi figli. E di tutti gli animali d'ogni specie, ne farai entrare
nell'arca una coppia, un maschio e una femmina, affinché si salvino con te.
Degli uccelli secondo la specie e delle bestie di ogni specie, e di tutti i
rettili della terra secondo la loro specie, due entreranno nell'arca con te,
affinché possano conservarsi. Prenderai dunque con te di tutte quelle cose che
si possono mangiare, e le porterai in questa tua casa e serviranno a te e a
loro di cibo. Fece dunque Noè tutto quello che gli aveva comandato il Signore.
Ed. egli era in età di seicento anni allorché le acque del diluvio inondarono
la terra. Si squarciarono allora tutte le sorgenti del grande abisso, e le
cateratte del cielo si aprirono: e piovve sopra la terra per quaranta giorni e
quaranta notti. In quello stesso giorno entrò Noè e Sem, Cam e Jafet suoi
figliuoli, la moglie di lui e le tre mogli dei suoi figliuoli con essi
nell'arca: essi e tutti gli animali secondo la loro specie, e tutto quello che
si muove sopra la terra secondo la loro specie. Ora l'arca galleggiava sopra le
acque. E le acque ingrossarono fuor di misura sopra la terra: e rimasero
coperti tutti i monti più alti sotto il cielo, Quindici cubiti si alzò l'acqua
sopra i monti che aveva ricoperti. E restò consunta ogni carne che ha moto
sopra la terra, gli uccelli, gli animali; le bestie e tutti i rettili che
strisciano sopra la terra: e rimase solo Noè e quelli che con lui erano
nell'arca. Le acque occuparono la terra per centocinquanta giorni, ma
ricordandosi il Signore di Noè e di tutti gli animali e di tutte le bestie che
erano con essi nell'arca, mandò il vento sulla terra, e si abbassarono le
acque. E furono chiuse le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo,
e si arrestarono le piogge dal cielo. E si ritirarono le acque dalla terra
andando e venendo: e cominciarono a scemare dopo centocinquanta giorni. E
passati quaranta giorni, Noè, aperta la finestra che egli aveva fatta
nell'arca, mandò fuori il corvo, il quale uscì e non tornò fino a tanto che le
acque non s'asciugarono sulla terra. Mandò ancora dopo di esso la colomba per
vedere se fossero sparite le acque sopra la faccia della terra. Ma la colomba,
non avendo trovato ove posare il suo piede tornò a lui nell'arca: poiché le
acque erano per tutta la terra: egli stese la mano e presala, la mise dentro
l'arca. E avendo aspettato altri sette giorni, di nuovo mandò la colomba fuori
dell'arca; ed ella tornò a lui alla sera portando in bocca un ramo d'olivo con
verdi foglie. Comprese allora Noè che erano cessate le acque sopra la terra e
aspettò non di meno altri sette giorni e rimandò la colomba, la quale non tornò
più a lui. E parlò Dio a Noè dicendo: Esci dall'arca tu e tua moglie, i figli
tuoi e le mogli dei tuoi figli con te. Tutti gli animali che sono presso di te
d'ogni specie, sia di volatili sia di bestie o di rettili striscianti sulla
terra, conducili con te; rientrate sulla terra: crescete e moltiplicatevi. E
Noè usci coi figliuoli e sua moglie e le mogli dei suoi figli con lui. E tutti,
con gli animali e le bestie e i rettili che strisciano sulla terra secondo la
loro specie, uscirono dall'arca. E Noè edificò un altare al Signore e, presi
tutti gli animali e uccelli mondi, ne offrì in olocausto sopra l'altare. E il
Signore gradì il soave odore.
Oratio
Orémus.
D. Flectámus
génua.
R. Leváte.
Deus,
incommutábilis virtus et lumen ætérnum: réspice propítius ad totíus Ecclésiæ
tuæ mirábile sacraméntum, et opus salútis humánæ, perpétuæ dispositiónis
efféctu, tranquíllius operáre; totúsque mundus experiátur et vídeat, dejécta
erigi, inveteráta renovári, et per ipsum redire ómnia in intégrum, a quo
sumpsére princípium: Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: Qui tecum
vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum.
Amen.
O
Dio, potenza immutabile e luce eterna, volgi propizio lo sguardo sull'opera
mirabile della tua Chiesa, e, secondo quanto fin dall'eternità hai decretato,
degnati di operare la salvezza umana. E tutto il mondo sperimenti e veda
rialzarsi le cose abbattute, le invecchiate rinnovarsi, e tutte ritornare nella
loro integrità; per mezzo di Colui da cui ebbero origine, il Signore nostro
Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo
Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Prophetia
Tertia
Gen.
22, 1-19.
In
diébus illis: Tentávit Deus Abraham, et dixit ad eum: Abraham, Abraham. At ille
respóndit: Adsum. Ait illi: Tolle fílium tuum unigénitum, quem diligis, Isaac,
et vade in terram visiónis: atque ibi ófferes eum in holocáustum super unum
móntium, quem monstrávero tibi. Igitur Abraham de nocte consúrgens, stravit
ásinum suum: ducens secum duos júvenes et Isaac, fílium suum. Cumque
concidísset ligna in holocáustum, ábiit ad locum, quem præcéperat ei Deus. Die
autem tértio,elevátis óculis, vidit locum procul: dixítque ad púeros suos:
Exspectáte hic cum ásino: ego et puer illuc usque properántes, postquam
adoravérimus, revertémur ad vos. Tulit quoque ligna holocáusti, et impósuit
super Isaac, fílium suum: ipse vero portábat in mánibus ignem et gládium.
Cumque duo pérgerent simul, dixit Isaac patri suo: Pater mi. At ille respóndit:
Quid vis, fili? Ecce, inquit, ignis et ligna: ubi est víctima holocáusti? Dixit
autem Abraham: Deus providébit sibi víctimam holocáusti, fili mi. Pergébant
ergo páriter: et venérunt ad locum, quem osténderat ei Deus, in quo ædificávit
altáre et désuper ligna compósuit: cumque alligásset Isaac, fílium suum, pósuit
eum in altare super struem lignórum. Extendítque manum et arrípuit gládium, ut
immoláret fílium suum. Et ecce, Angelus Dómini de cœlo clamávit, dicens:
Abraham, Abraham. Qui respóndit: Adsum. Dixítque ei: Non exténdas manum tuam
super púerum neque fácias illi quidquam: nunc cognóvi, quod times Deum, et non
pepercísti unigénito fílio tuo propter me. Levávit Abraham óculos suos, vidítque
post tergum aríetem inter vepres hæréntem córnibus, quem assúmens óbtulit
holocáustum pro fílio. Appellavítque nomen loci illíus, Dóminus videt. Unde
usque hódie dícitur: In monte Dóminus vidébit. Vocávit autem Angelus Dómini
Abraham secúndo de cœlo, dicens: Per memetípsum jurávi, dicit Dóminus: quia
fecísti hanc rem, et non pepercísti fílio tuo unigénito propter me: benedícam
tibi, et multiplicábo semen tuum sicut stellas cœli et velut arénam, quæ est in
lítore maris: possidébit semen tuum portas inimicórum suórum, et benedicéntur
in sémine tuo omnes gentes terræ, quia obœdísti voci meæ. Revérsus est Abraham
ad púeros suos, abierúntque Bersabée simul, et habitávit ibi.
In
quei giorni Dio provò Abramo e gli disse: Abramo, Abramo. Ed egli rispose: Eccomi.
E Dio gli disse: Prendi il tuo figlio unigenito, il diletto Isacco, e va nella
terra della visione e ivi lo offrirai in olocausto sopra uno dei monti che io
ti indicherò. Abramo, dunque, mentre era ancora notte alzatosi, preparò il suo
asino e prese con se due servi e Isacco suo figliuolo: e tagliate le legna per
l'olocausto, s'incamminò verso il luogo assegnatogli da Dio. E il terzo giorno,
alzati gli occhi, vide il luogo da lungi e disse ai suoi servi: aspettate qui
con l'asino: io e il fanciullo andremo fin là con prestezza; e, come avremo
fatto adorazione, torneremo da voi. Prese anche la legna per l'olocausto e la
pose addosso a Isacco suo figliuolo: egli poi portava colle sue mani il fuoco e
il coltello. E mentre tutti e due camminavano insieme, disse Isacco a suo
padre: Padre mio. E quegli rispose: Che vuoi figliuolo? Ecco, disse quegli, il
fuoco e la legna: dov'è la vittima dell'olocausto ? E Abramo soggiunse: Dio ci
provvederà la vittima per l'olocausto, figliuolo mio. Andavano dunque innanzi assieme.
E giunti al luogo mostrato a lui da Dio, edificò un altare e sopra vi accomodò
la legna, e avendo legato Isacco, suo figlio, lo collocò sull'altare, sopra il
mucchio della legna.. E stese la mano, e prese il coltello per immolare suo
figlio. Ma ecco l'Angelo del Signore dal cielo gridò, dicendo: Abramo, Abramo.
E questi rispose: Eccomi. E quegli a lui disse: Non stendere le tue mani sopra
il .fanciullo e non fare a lui male alcuno; adesso ho conosciuto che tu temi
Iddio e non hai risparmiato il figliuolo tuo unigenito per me. Alzò Abramo gli
occhi e vide dietro a se un ariete che si dimenava tra i pruni e presolo per le
corna, lo tolse e lo offerse in olocausto invece del figlio, e a quel luogo
pose nome: il Signore vede! Donde fin a quest'oggi si dice: Sul monte il
Signore provvederà. Per la seconda volta l'Angelo del Signore chiamò Abramo dal
cielo dicendo: Per me medesimo ho giurato, dice il Signore: giacche hai fatto
una tal cosa e non hai perdonato al tuo figlio unigenito per me, io ti benedirò
e moltiplicherò la tua stirpe come le stelle del cielo e come l'arena che è sul
lido del mare; s'impadronirà la tua stirpe delle porte dei suoi nemici; e nella
tua discendenza benedette saranno tutte le nazioni della terra, perché hai
ubbidito alla mia voce. Tornò Abramo dai suoi servi: e se ne andarono insieme a
Bersabea, ove egli abitò.
Oratio
Orémus.
D. Flectámus
génua.
R. Leváte.
Deus,
fidélium Pater summe, qui in toto orbe terrárum, promissiónis tuæ fílios
diffúsa adoptiónis grátia multíplicas: et per paschále sacraméntum, Abraham
púerum tuum universárum, sicut jurásti, géntium éfficis patrem; da pópulis tuis
digne ad grátiam tuæ vocatiónis introíre. Per Dominum nostrum Jesum Christum,
Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per
omnia saecula saeculorum. Amen.
O
Dio, Padre supremo dei fedeli che, col diffondere la grazia dell'adozione,
moltiplichi su tutta la terra i figli della tua promessa e, mediante il mistero
pasquale, fai come promettesti, di Abramo, tuo servo, il padre di tutte le
nazioni; concedi a tutti i tuoi popoli di rispondere degnamente alla grazia
della tua vocazione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei
secoli. Amen.
Prophetia
Quarta
Exodi
14, 24-31; 15, 1.
In
diébus illis: Factum est in vigília matutina, et ecce, respíciens Dóminus super
castra Ægyptiórum per colúmnam ignis et nubis, interfécit exércitum eórum: et
subvértit rotas cúrruum, ferebantúrque in profúndum. Dixérunt ergo Ægýptii:
Fugiámus Israélem: Dóminus enim pugnat pro eis contra nos. Et ait Dóminus ad
Móysen: Exténde manum tuam super mare, ut revertántur aquæ ad Ægýptios super
currus et équites eórum. Cumque extendísset Moyses manum contra mare, revérsum
est primo dilúculo ad priórem locum: fugientibúsque Ægýptiis occurrérunt aquæ,
et invólvit eos Dóminus in médiis flúctibus. Reversæque sunt aquæ, et
operuérunt currus, et équites cuncti exércitus Pharaónis, qui sequéntes
ingréssi fúerant mare: nec unus quidem supérfuit ex eis. Fílii autem Israël
perrexérunt per médium sicci maris, et aquæ eis erant quasi pro muro a dextris
et a sinístris: liberavítque Dóminus in die illa Israël de manu Ægyptiórum. Et
vidérunt Ægýptios mórtuos super litus maris, et manum magnam, quam exercúerat
Dóminus contra eos: timuítque pópulus Dóminum, et credidérunt Dómino et Moysi,
servo ejus. Tunc cécinit Moyses et fílii Israël carmen hoc Dómino, et dixérunt:
In
quei giorni, era già la vigilia del mattino, e il Signore da una nuvola di
fuoco guardò verso il campo degli Egiziani e lo scompigliò. Fece rovesciare le
ruote dei cocchi, che erano trascinati nel profondo. Dissero allora gli
Egiziani: «Fuggiamo Israele, perché il Signore combatte per loro contro di
noi!». E il Signore disse a Mosè: «Stendi la tua mano sopra il mare, affinché
le acque si rovescino sugli Egiziani, sopra i loro cocchi e i loro cavalieri».
E avendo Mosè stesa la mano verso il mare, sul far della mattina, il mare tornò
al suo posto di prima, e le acque piombarono addosso agli Egiziani che
fuggivano: così il Signore li travolse in mezzo ai flutti. E le acque,
ritornando, coprirono i cocchi e i cavalieri di tutto l'esercito del Faraone,
che per inseguire erano entrati nel mare: né un solo di loro scampò. Ma i figli
d'Israele camminarono sull'asciutto nel mezzo del mare, e le acque erano per
loro come un muro a destra e a sinistra. Così in quel giorno il Signore liberò
Israele dalle mani degli Egiziani. E gli Israeliti videro sul lido del mare gli
Egiziani morti e la grande potenza che il Signore aveva dispiegato contro di
essi. E il popolo temé il Signore e credettero al Signore e a Mosè, suo servo.
E allora Mosè cantò coi figli d'Israele questo cantico al Signore, dicendo:
Tractus
Exodi
15, 1 et 2.
Cantémus
Dómino: glorióse enim honorificátus est: equum et ascensórem projécit in mare:
adjútor et protéctor factus est mihi in salútem,
V. Hic
Deus meus, et honorificábo eum: Deus patris mei, et exaltábo eum.
V. Dóminus
cónterens bella: Dóminus nomen est illi.
Cantiamo
al Signore perché si è maestosamente glorificato; ha precipitato in mare
cavallo e cavaliere. Il Signore è la mia forza ed il mio cantico;
V. Egli
è il mio Dio e lo glorificherò; il Dio di mio padre e Lo esalterò.
V. Il
Signore debella le guerre: il suo nome è l'Onnipotente.
Oratio
Orémus.
D. Flectámus
génua.
R. Leváte.
Deus,
cujus antíqua mirácula etiam nostris sæculis coruscáre sentímus: dum, quod uni
pópulo, a persecutióne Ægyptíaca liberándo, déxteræ tuæ poténtia contulísti, id
in salútem géntium per aquam regeneratiónis operáris: præsta; ut in Abrahæ
fílios et in ísraëlíticam dignitátem, totíus mundi tránseat plenitúdo. Per
Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: Qui tecum vivit et regnat in
unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen.
O
Dio, le cui passate meraviglie vediamo risplendere ancora oggi, poiché per
mezzo dell'acqua della rigenerazione compi a favore di ogni popolo quanto con
la tua potenza compisti un tempo a favore di un solo; fa che tutti i popoli
della terra diventino figli d'Abramo ed eredi della grandezza del popolo d'Israele.
Per il Signore nostro Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con
te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Prophetia
Quinta
Isaiæ
54, 17; 55, 1-11.
Hæc
est heréditas servórum Dómini: et justítia eórum apud me, dicit Dóminus. Omnes
sitiéntes, veníte ad aquas: et qui non habétis argéntum, properáte, émite et
comédite: veníte, émite absque argénto et absque ulla commutatióne vinum et
lac. Quare appénditis argéntum non in pánibus, et labórem vestrum non in saturitáte?
Audíte audiéntes me, et comédite bonum, et delectábitur in crassitúdine ánima
vestra. Inclináte aurem vestram, et veníte ad me: audíte, et vivet ánima
vestra, et fériam vobíscum pactum sempitérnum, misericórdias David fidéles.
Ecce, testem pópulis dedi eum, ducem ac præceptórem géntibus. Ecce, gentem,
quam nesciébas, vocábis: et gentes, quæ te non cognovérunt, ad te current
propter Dóminum, Deum tuum, et sanctum Israël, quia glorificávit te. Quærite
Dóminum, dum inveníri potest: invocáte eum, dum prope est. Derelínquat ímpius
viam suam et vir iníquus cogitatiónes suas, et revertátur ad Dóminum, et
miserébitur ejus, et ad Deum nostrum: quóniam multus est ad ignoscéndum. Non
enim cogitatiónes meæ cogitatiónes vestræ: neque viæ vestræ viæ meæ, dicit
Dóminus. Quia sicut exaltántur cœli a terra, sic exaltátæ sunt viæ meæ a viis
vestris, et cogitatiónes meæ a cogitatiónibus vestris. Et quómodo descéndit
imber et nix de cœlo, et illuc ultra non revértitur, sed inébriat terram, et
infúndit eam, et germináre eam facit, et dat semen serénti et panem comedénti:
sic erit verbum meum, quod egrediátur de ore meo: non revertátur ad me vácuum,
sed fáciet, quæcúmque volui, et prosperábitur in his, ad quæ misi illud: dicit
Dóminus omnípotens.
Questa
è l'eredità dei servi del Signore, e la loro giustizia è affidata a me, dice il
Signore. Voi tutti che avete sete venite alle acque; e voi che non avete
argento fate presto, comprate e mangiate venite, comprate senza argento e
senz'altra permuta, del vino e del latte; per qual motivo spendete voi il
vostro argento in cose che non sono pane e la vostra fatica in ciò che non vi
sazia? Con docilità ascoltatemi e cibatevi di buon cibo; l'anima vostra si
delizierà nel sostanzioso, nutrimento. Porgete l'orecchio vostro e venite a me:
Udite, e vivrà l'anima vostra, ed io stabilirò con voi un patto eterno,
l'adempimento delle misericordie assicurate a David. Ecco che ho dato lui per
testimoniare ai Popoli, condottiero e maestro delle nazioni. Ecco che quel
popolo che tu non riconoscevi, tu lo chiamerai; le genti che non ti
conoscevano, a te correranno per amor del Signore Dio tuo, e del santo
d'Israele, perché ti ha glorificato. Cercate il Signore mentre lo si può
trovare: invocatelo mentre egli è vicino. Abbandoni l'empio, la via sua, e l'iniquo
i suoi maligni progetti, e ritorni al Signore, il quale avrà misericordia di
lui; al nostro Dio, che è largo nel perdonare. Poiché i pensieri miei non sono
i pensieri vostri, ne le vie vostre son le vie mie, dice il Signore. Poiché di
quanto il cielo sovrasta alla terra, tanto sovrastano le mie vie alle vostre e
i miei pensieri ai pensieri vostri. E come scende la pioggia e la neve dal
cielo e lassù non ritorna, ma inebria la terra e la bagna e la fa germogliare
affinché dia il seme da seminare e il pane da mangiare; così sarà della mia
parola uscita dalla mia bocca: essa non tornerà a me senza frutto, ma opererà
tutto quello che io voglio, e felicemente adempirà quelle cose per le quali io
l'ho mandata: così dice il Signore onnipotente.
Oratio
Orémus.
D. Flectámus
génua.
R. Leváte.
Omnípotens
sempitérne Deus, multíplica in honórem nóminis tui, quod patrum fídei
spopondísti: et promissiónis fílios sacra adoptióne diláta; ut, quod prióres
Sancti non dubitavérunt futúrum, Ecclésia tua magna jam ex parte cognóscat
implétum. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et
regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
O
Dio, onnipotente ed eterno, ad onore del tuo santo nome, moltiplica la
prosperità che hai promesso ai padri nostri; e aumenta con la tua sacra
adozione i figli della promessa; affinché la tua Chiesa veda già in parte
compiuto quanto i santi patriarchi non dubitarono sarebbe avvenuto. Per il
nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in
unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Prophetia
Sexta
Baruch
3, 9-38.
Audi,
Israël, mandata vitæ: áuribus pércipe, ut scias prudéntiam. Quid est, Israël,
quod in terra inimicórum es? Inveterásti in terra aliéna, coinquinátus es cum
mórtuis: deputátus es cum descendéntibus in inférnum. Dereliquísti fontem
sapiéntiæ. Nam si in via Dei ambulásses, habitásses útique in pace sempitérna.
Disce, ubi sit prudéntia, ubi sit virtus, ubi sit intelléctus: ut scias simul,
ubi sit longitúrnitas vitæ et victus, ubi sit lumen oculórum et pax. Quis
invénit locum ejus? et quis intrávit in thesáuros ejus? Ubi sunt príncipes
géntium, et qui dominántur super béstias, quæ sunt super terram? qui in ávibus
cœli ludunt, qui argéntum thesaurízant et aurum, in quo confídunt hómines, et
non est finis acquisitiónis eórum? qui argéntum fábricant, et sollíciti sunt,
nec est invéntio óperum illórum? Extermináti sunt, et ad ínferos descendérunt,
et álii loco eórum surrexérunt. Júvenes vidérunt lumen, et habitavérunt super
terram: viam autem disciplínæ ignoravérunt, neque intellexérunt sémitas ejus,
neque fílii eórum suscepérunt eam, a fácie ipsórum longe facta est: non est
audíta in terra Chánaan, neque visa est in Theman. Fílii quoque Agar, qui
exquírunt prudéntiam, quæ de terra est, negotiatóres Merrhæ et Theman, et
fabulatóres, et exquisitóres prudéntiæ et intellegéntias: viam autem sapiéntiæ
nesciérunt, neque commemoráti sunt sémitas ejus. O Israël, quam magna est domus
Dei et ingens locus possessiónis ejus! Magnus est et non habet finem: excélsus
et imménsus. Ibi fuérunt gigántes nomináti illi, qui ab inítio fuérunt, statúra
magna, sciéntes bellum. Non hos elegit Dóminus, neque viam disciplínæ
invenérunt: proptérea periérunt. Et quóniam non habuérunt sapiéntiam,
interiérunt propter suam insipiéntiam. Quis ascéndit in cœlum, et accépit eam
et edúxit eam de núbibus? Quis transfretávit mare, et invénit illam? et áttulit
illam super aurum eléctum? Non est, qui possit scire vias ejus neque qui
exquírat sémitas ejus: sed qui scit univérsa, novit eam et adinvénit eam
prudéntia sua: qui præparávit terram in ætérno témpore, et replévit eam
pecúdibus et quadrupédibus: qui emíttit lumen, et vadit: et vocávit illud, et
obædit illi in tremore. Stellæ autem dedérunt lumen in custódiis suis, et
lætátæ sunt: vocátæ sunt, et dixérunt: Adsumus: et luxérunt ei cum jucunditáte,
qui fecit illas. Hic est Deus noster, et non æstimábitur álius advérsus eum.
Hic adinvénit omnem viam disciplínæ, et trádidit illam Jacob púero suo et
Israël dilécto suo. Post hæc in terris visus est, et cum homínibus conversátus
est.
Ascolta,
o Israele, i comandamenti di vita; porgi le orecchie ad imparare la prudenza:
quale è la ragione, o Israele, per la quale tu sei in terra nemica? Tu invecchi
in paese straniero, sei contaminato tra i morti, sei stato contuso con quelli
che scendono nella fossa. Infatti tu abbandonasti la fonte della sapienza.
Poiché se tu avessi camminato per la via di Dio, saresti vissuto in una pace
eterna. Impara dove sia la prudenza, dove sia la fortezza, dove sia
l'intelligenza; affinché sappia a un tempo dove sia la lunghezza della vita e
il nutrimento, dove sia il lume degli occhi e la pace. Chi trovò la sede di
essa? E chi penetrò nei tesori di lei? Dove sono i principi delle nazioni e
coloro che dominano sopra le bestie della terra? Coloro che coi volatili del
cielo scherzano; coloro che tesoreggiano argento ed oro, in cui confidano gli
uomini, né mai finiscono di procacciarsene? coloro che lavorano l'argento, e
gran pensiero se ne danno e non hanno termine le opere loro? Furono sterminati
e discesero negli abissi e a loro altri succedettero. Questi, giovani, videro
la luce e abitarono sopra la terra, ma la via della disciplina non conobbero e
non ne compresero la direzione, né i loro figli l'abbracciarono; essa andò
lungi da essi, di lei non si udì più parola nella terra di Canaan, non fu
veduta in Theman. I figli ancora di Agar, che cercano la prudenza che viene
dalla terra, e i negozianti di Merrha e di Theman e i favoleggiatori e gli
scopritori della prudenza e della intelligenza, non conobbero la via della
sapienza; né fecero tesoro dei suoi ammaestramenti. O Israele, quanto grande è
la casa di Dio, e quanto grande è il luogo del suo dominio! Grande egli è e non
ha termine: eccelso e immenso. Ivi furono quei giganti famosi che da principio
furono di statura grande, maestri di guerra. Non scelse questi il Signore, né
questi trovarono la via della disciplina; per questo perirono. E perché non
ebbero la sapienza, perirono per la loro stoltezza. Chi salì al cielo e ne fece
acquisto, e chi la trasse dalle nubi? Chi varcò il mare e la trovò e la portò a
preferenza dell'oro più fino? Non è chi possa conoscere le vie di lei, né chi
comprenda i suoi sentieri. Colui che sa tutto la conosce e la discoprì con la
sua prudenza; colui che fondò la terra per l'eternità e la riempì di animali e
di quadrupedi, colui che manda la luce ed essa va, la chiama ed essa ubbidisce
a lui con tremore. Le stelle diffusero dai loro posti il loro lume, e ne furono
liete: chiamate, dissero: Eccoci, e risplenderono con gioia per lui che le
creò. Questi è il Dio nostro e nessun altro può essere messo in paragone con
lui, questi fu l'inventore della via della disciplina e la insegnò a Giacobbe
suo servo, e ad Israele suo diletto. Dopo tali cose egli fu visto sopra la
terra, e con gli uomini ha conversato.
Oratio
Orémus.
D. Flectámus
génua.
R. Leváte.
Deus,
qui Ecclésiam tuam semper géntium vocatióne multíplicas: concéde propítius; ui,
quos aqua baptísmatis ábluis, contínua protectióne tueáris. Per Dóminum nostrum
Jesum Christum, Fílium tuum: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus
Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen.
O
Dio, che continuamente moltiplichi la tua Chiesa, chiamando nuove genti alla
fede; concedi propizio che coloro i quali tu lavi con l'acqua del battesimo tu
li custodisca pure con incessante protezione. Per il Signore nostro Gesù
Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Prophetia
Septima
Ezech.
37, 1-14.
In
diébus illis: Facta est super me manus Dómini, et edúxit me in spíritu Dómini:
et dimísit me in médio campi, qui erat plenus óssibus: et circumdúxit me per ea
in gyro: erant autem multa valde super fáciem campi síccaque veheménter. Et
dixit ad me: Fili hóminis, putásne vivent ossa ista? Et dixi: Dómine Deus, tu
nosti. Et dixit ad me: Vaticináre de óssibus istis: et dices eis: Ossa árida,
audíte verbum Dómini. Hæc dicit Dóminus Deus óssibus his: Ecce, ego intromíttam
in vos spíritum, et vivétis. Et dabo super vos nervos, et succréscere fáciam
super vos carnes, et superexténdam in vobis cutem: et dabo vobis spíritum, et
vivétis, et sciétis, quia ego Dóminus. Et prophetávi, sicut præcéperat mihi:
factus est autem sónitus prophetánte me, et ecce commótio: et accessérunt ossa
ad ossa, unumquódque ad junctúram suam. Et vidi, et ecce, super ea nervi et
carnes ascendérunt: et exténta est in eis cutis désuper, et spíritum non
habébant. Et dixit ad me: Vaticináre ad spíritum, vaticináre, fili hóminis, et
dices ad spíritum: Hæc dicit Dóminus Deus: A quátuor ventis veni, spíritus, et
insúffla super interféctos istos, et revivíscant. Et prophetávi, sicut
præcéperat mihi: et ingréssus est in ea spíritus, et vixérunt: steterúntque
super pedes suos exércitus grandis nimis valde. Et dixit ad me: Fili hóminis,
ossa hæc univérsa, domus Israël est: ipsi dicunt: Aruérunt ossa nostra, et
périit spes nostra, et abscíssi sumus. Proptérea vaticináre, et dices ad eos:
Hæc dicit Dóminus Deus: Ecce, ego apériam túmulos vestros, et edúcam vos de
sepúlcris vestris, pópulus meus: et indúcam vos in terram Israël. Et sciétis,
quia ego Dóminus, cum aperúero sepúlcra vestra et edúxero vos de túmulis
vestris, pópule meus: et dédero spíritum meum in vobis, et vixéritis, et
requiéscere vos fáciam super humum vestram: dicit Dóminus omnípotens.
In
quei giorni la mano del Signore fu sopra di me: e lo spirito del Signore mi
trasse fuori e mi posò in mezzo ad un campo che era pieno di ossa e mi fece
girare intorno ad esso: esse poi erano in gran quantità sulla faccia del campo
e molto inaridite: e disse a me: Figlio dell'uomo, pensi tu che possano riavere
vita queste ossa? Ed io dissi: Signore Dio, tu lo sai. Ed egli disse a me:
Profetizza sopra queste ossa e dirai loro: Ossa aride, udite la parola del
Signore: queste cose dice il Signore Dio a queste ossa. Ecco che io infonderò
in voi lo spirito e avrete la vita. E farò risalire su di voi i nervi e
ricrescere sopra di voi le carni, e sopra di voi stenderò la pelle e darò a voi
lo spirito, e vivrete e conoscerete che io sono il Signore. E profetai come
egli mi aveva ordinato e mentre io profetavo, si udì uno strepito, ed ecco un
brulichio: e si accostarono ossa ad ossa, ciascuna alla propria giuntura. E
mirai, ed ecco sopra di esse i nervi e le carni vennero e si distese sopra di
loro la pelle; ma non avevano spirito. Allora mi disse: Profetizza allo
spirito, profetizza. figlio dell'uomo e dirai allo spirito: queste cose dice il
Signore Iddio: Dai quattro venti vieni, o spirito, e soffia sopra questi morti
ed essi rivivranno. E profetai come egli mi aveva comandato ed entrò in quelli
lo spirito e riebbero la vita e stettero sui piedi loro, un esercito grande
fuor di misura. Ed egli disse a me: Figlio dell'uomo, tutte queste ossa sono
figli di Israele: essi dicono: Aride sono le ossa nostre, ed è perita la nostra
speranza, e noi siamo troncati: per questo tu profetizza e dirai loro: queste
cose dice il Signore: Ecco che io aprirò le vostre tombe e vi trarrò fuori dai
vostri sepolcri, popolo mio, e vi condurrò nella terra d'Israele. E conoscerete
che io sono il Signore allorquando avrò aperto i vostri sepolcri e vi avrò
tratti dai sepolcri vostri, popolo mio, ed avrò infuso il mio spirito in voi, e
vivrete, e vi avrò dato riposo nella terra vostra, dice il Signore onnipotente.
Oratio
Orémus.
D. Flectámus
génua.
R. Leváte.
Deus,
qui nos ad celebrándum paschále sacraméntum utriúsque Testaménti páginis
ínstruis: da nobis intellégere misericórdiam tuam; ut ex perceptióne præséntium
múnerum firma sit exspectátio futurórum. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium
tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia
saecula saeculorum. Amen.
O
Dio, che ci istruisci con le pagine di entrambi i Testamenti affinché ci
prepariamo a celebrare il mistero pasquale, concedici di ben comprendere la tua
misericordia, affinché i doni che in questa vita da te riceviamo, rendano più
ferma la nostra speranza dei beni futuri. Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Prophetia
Octava
Is. 4,
1-6.
Apprehéndent
septem mulíeres virum unum in die illa, dicéntes: Panem nostrum comedémus et
vestiméntis nostris operiémur: tantúmmodo invocétur nomen tuum super nos, aufer
oppróbrium nostrum. In die illa erit germen Dómini in magnificéntia et glória,
et fructus terræ súblimis, et exsultátio his, qui salváti fúerint de Israël. Et
erit: Omnis, qui relíctus fúerit in Sion et resíduus in Jerúsalem, sanctus
vocábitur, omnis, qui scriptus est in vita in Jerúsalem. Si ablúerit Dóminus
sordes filiárum Sion, et sánguinem Jerúsalem láverit de médio ejus, in spíritu
judícii et spíritu ardóris. Et creábit Dóminus super omnem locum montis Sion,
et ubi invocátus est, nubem per diem, et fumum et splendórem ignis flammántis
in nocte: super omnem enim glóriam protéctio. Et tabernáculum erit in
umbráculum diéi ab æstu, et in securitátem et absconsiónem a túrbine et a
plúvia.
Sette
donne si disputeranno un sol uomo in quel giorno dicendo: Noi mangeremo il
nostro pane, del nostro ci vestiremo; solamente dacci il tuo nome, togli la
nostra confusione. In quel giorno il «Germoglio del Signore sarà in
magnificenza e gloria, e il «Frutto della terra» sarà il sublime vanto e la
gioia dei salvati d'Israele. Tutti quelli restati in Sion, quelli rimasti in
Gerusalemme, saranno chiamati santi, tutti quelli inscritti per la vita saranno
in Gerusalemme . Quando il Signore avrà lavata dalle macchie la figlia di Sion,
e Gerusalemme dal sangue che è in mezzo ad essa con lo spirito di giustizia e
lo spirito di fuoco, il Signore allora creerà sopra tutto il monte di Sion, e
dovunque sarà invocato, una nuvola di fumo durante il giorno, e lo splendore
del fuoco fiammante nella notte, e sopra tutta la sua Gloria vi sarà
protezione. Il Santuario farà ombra per il calore del giorno, e di difesa
contro la bufera e la pioggia
Tractus
Is 5,
1 et 2.
Vínea
facta est dilécto in cornu, in loco úberi.
V. Et
macériam circúmdedit, et circumfódit: et plantávit víneam Sorec, et ædificávit
turrim in médio ejus.
V. Et
tórcular fodit in ea: vínea enim Dómini Sábaoth domus Israël est.
Il
mio diletto aveva una vigna in un colle fertile.
V. La
circondò di mura e di fossati; vi piantò la vigna di Sorec ed edificò in mezzo
di essa una torre.
V. E
vi scavò uno strettoio, perché la vigna del Signore degli Eserciti è la casa
d'Israele
Oratio
Orémus.
D. Flectámus
génua.
R. Leváte.
Deus,
qui in ómnibus Ecclésiæ tuæ fíliis, sanctórum Prophetárum voce manifestásti, in
omni loco dominatiónis tuæ, satórem te bonórum séminum, et electórum pálmitum
esse cultórem: tríbue pópulis tuis, qui et vineárum apud te nómine censéntur et
ségetum; ut, spinárum et tribulórum squalóre resecáto, digna efficiántur fruge
fecúndi. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: Qui tecum vivit et
regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen.
O
Dio, che per bocca dei santi profeti dichiarasti in tutti i luoghi del tuo dominio
che nei figli della tua Chiesa, tu semini la buona semenza e che sei il
coltivatore di piante elette; accorda ai tuoi popoli da te designati col nome
di vigna e di messe, di sradicare lo squallore delle spine e dei triboli e
diventare fecondi di buoni frutti. Per il Signore nostro Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.
Prophetia
Nona
Exodi
12, 1-11
In
diébus illis: Dixit Dóminus ad Móysen et Aaron in terra Ægýpti: Mensis iste
vobis princípium ménsium: primus erit in ménsibus anni. Loquímini ad univérsum
cœtum filiórum Israël, et dícite eis: Décima die mensis hujus tollat
unusquísque agnum per famílias et domos suas. Sin autem minor est númerus, ut
suffícere possit ad vescéndum agnum, assúmet vicínum suum, qui junctus est
dómui suæ, juxta númerum animárum, quæ suffícere possunt ad esum agni. Erit
autem agnus absque mácula, másculus, annículus: juxta quem ritum tollétis et
hædum. Et servábitis eum usque ad quartam décimam diem mensis hujus:
immolabítque eum univérsa multitúdo filiórum Israël ad vésperam. Et sument de
sánguine ejus, ac ponent super utrúmque postem et in superlimináribus domórum,
in quibus cómedent illum. Et edent carnes nocte illa assas igni, et ázymos
panes cum lactúcis agréstibus. Non comedétis ex eo crudum quid nec coctum aqua,
sed tantum assum igni: caput cum pédibus ejus et intestínis vorábitis. Nec
remanébit quidquam ex eo usque mane. Si quid resíduum fúerit, igne comburétis.
Sic autem comedétis illum: Renes vestros accingétis, et calceaménta habébitis
in pédibus, tenéntes báculos in mánibus, et comedétis festinánter: est enim
Phase Dómini.
In
quei giorni disse il Signore a Mosè ed Aronne nella terra di Egitto: questo
mese sarà per voi il principio dei mesi, il primo dei mesi dell'anno. Parlate a
tutta l'adunanza dei figliuoli d'Israele, e dite loro: Il decimo giorno di
questo mese, prenda ciascuno un agnello per famiglia e per casa. Che se il
numero delle, persone è insufficiente per mangiare tutto l'agnello, inviterà,
il suo vicino di casa, in modo che si abbia il numero sufficiente per consumare
l'agnello. Questo poi sarà senza macchia , maschio, di un anno; e con lo stesso
rito prenderete anche un capretto. E serberete l'agnello fino al giorno
quattordicesimo di questo mese; e tutta la moltitudine dei figliuoli d'Israele
lo immolerà alla sera. E prenderanno del sangue suo e lo metteranno su ambedue
gli stipiti della porta e sull'architrave della porta delle case nelle quali lo
mangeranno. E quella notte mangeranno quelle carni, arrostite al fuoco, con
pani azzimi e lattughe selvatiche. Di esso non mangerete niente di crudo, o
cotto nell'acqua, ma soltanto arrostito col fuoco; mangerete anche il capo, i
piedi e le interiora. Niente di esso deve avanzare per il mattino; se qualche
cosa ne avanzasse lo brucerete nel fuoco. E lo mangerete in questo modo; avrete
i fianchi cinti, le scarpe ai piedi, e i bastoni in mano, e mangerete alla svelta
perché è la pasqua del Signore.
Oratio
Orémus.
D. Flectámus
génua.
R. Leváte.
Omnípotens
sempitérne Deus, qui in ómnium óperum tuórum dispensatióne mirábilis es:
intéllegant redémpti tui, non fuísse excelléntius, quod inítio factus est
mundus, quam quod in fine sæculórum Pascha nostrum immolátus est Christus: Qui
tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula
saeculorum. Amen.
Onnipotente,
sempiterno Iddio, che nella distribuzione di tutte le tue opere sei mirabile,
fa che i tuoi redenti comprendano che la creazione del mondo fatta da
principio, non è più eccellente di quella che è nella fine dei secoli la Pasqua
nostra in cui è immolato Cristo. Lui che è Dio, e vive e regna con te, in
unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Prophetia
Decima
Jonæ
3, 1-10.
In
diébus illis: Factum est verbum Dómini ad Jonam Prophétam secúndo, dicens:
Surge, et vade in Níniven civitátem magnam: et prædica in ea prædicatiónem,
quam ego loquor ad te. Et surréxit Jonas, et ábiit in Níniven juxta verbum
Dómini. Et Nínive erat cívitas magna itínere trium diérum. Et cœpit Jonas
introíre in civitátem itínere diéi uníus: et clamávit et dixit: Adhuc
quadragínta dies, et Nínive subvertétur. Et credidérunt viri Ninivítæ in Deum: et
prædicavérunt jejúnium, et vestíti sunt saccis a majóre usque ad minórem. Et
pervénit verbum ad regem Nínive: et surréxit de sólio suo, et abjécit
vestiméntum suum a se, et indútus est sacco, et sedit in cínere. Et clamávit et
dixit in Nínive ex ore regis et príncipum ejus, dicens: Hómines et juménta et
boves et pécora non gustent quidquam: nec pascántur, et aquam non bibant. Et
operiántur saccis hómines et juménta, et clament ad Dóminum in fortitúdine, et
convertatur vir a via sua mala, et ab iniquitáte, quæ est in mánibus eórum.
Quis scit, si convertátur et ignóscat Deus: et revertátur a furóre iræ suæ, et
non períbimus? Et vidit Deus ópera eórum, quia convérsi sunt de via sua mala:
et misértus est pópulo suo, Dóminus, Deus noster.
In
quei giorni il Signore per la seconda volta parlò a Giona profeta e disse:
Alzati e va a Ninive città grande, e predica ivi quello che io dico a te. E si
mosse Giona e andò a Ninive secondo l'ordine del Signore. Or Ninive era una
città grande che aveva tre giornate di cammino. E Giona incominciò a percorrere
la città per il cammino di un giorno e gridava e diceva: Ancora quaranta giorni
e Ninive sarà distrutta. E i Niniviti credettero a Dio; e intimarono il digiuno
e si vestirono di sacco tanto i grandi quanto i piccoli. E fu portata la nuova
al re di Ninive: ed egli si levò dal suo trono e gettò via le sue vesti e si
vestì di sacco e si assise sopra la cenere. E pubblicò e intimò in Ninive
quest'ordine del re e dei suoi principi: Uomini e bestie, bovi e pecore non
mangino niente, non vadano al pascolo, e acqua non bevano. E si coprano di
sacco gli uomini e gli animali, e gridino verso il Signore con tutta la loro
forza e si converta ciascuno dalla sua cattiva vita e dalle sue opere inique.
Chi sa che Dio non si rivolga a noi e ci perdoni: e calmi il furore dell'ira
sua, e così non ci faccia perire. E Dio vide le opere loro e come si erano
convertiti dalla loro mala vita, ed ebbe misericordia
Oratio
Orémus.
D. Flectámus
génua.
R. Leváte.
Deus,
qui diversitátem géntium in confessióne tui nóminis adunásti: da nobis et velle
et posse, quæ præcipis; ut, pópulo ad æternitátem vocáto, una sit fides méntium
et píetas actiónum. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: Qui tecum
vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum.
Amen.
O
Dio, che mediante la confessione del tuo nome hai adunato la svariata
moltitudine delle nazioni, dà a noi di potere e di volere operare quello che tu
comandi; affinché nel popolo che tu chiamasti alla sorte della eternità, una
sia la fede delle menti e la santità delle azioni. Per il Signore nostro Gesù
Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Prophetia
Undecima
Deut.
31, 22-30.
In
diébus illis: Scripsit Móyses canticum, et dócuit fílios Israël. Præcepítque
Dóminus Josue, fílio Nun, et ait: Confortáre, et esto robústus: tu enim
introdúces fílios Israël in terram, quam pollícitus sum, et ego ero tecum.
Postquam ergo scripsit Móyses verba legis hujus in volúmine, atque complévit:
præcépit Levítis, qui portábant arcam fœderis Dómini, dicens: Tóllite librum
istum, et pónite eum in látere arcæ fœderis Dómini, Dei vestri: ut sit ibi
contra te in testimónium. Ego enim scio contentiónem tuam et cérvicem tuam
duríssimam. Adhuc vivénte me et ingrediénte vobíscum, semper contentióse
egístis contra Dóminum: quanto magis, cum mórtuus fúero? Congregáte ad me omnes
majóres natu per tribus vestras, atque doctóres, et loquar audiéntibus eis
sermónes istos, et invocábo contra eos cœlum et terram. Novi enim, quod post
mortem meam iníque agétis et declinábitis cito de via, quam præcépi vobis: et
occúrrent vobis mala in extrémo témpore, quando fecéritis malum in conspéctu
Dómini, ut irritétis eum per ópera mánuum vestrárum. Locútus est ergo Móyses,
audiénte univérso cœtu Israël, verba cárminis hujus, et ad finem usque
complévit.
In
quei giorni Mosè scrisse un cantico e lo insegnò ai figli di Israele. E il
Signore diede i suoi ordini a Giosuè figlio di Nun e gli disse: «Fatti coraggio
e sii forte: tu introdurrai i figli d'Israele nella terra che ho loro promessa,
io poi sarò con te». Or quando Mosè ebbe finito di scrivere le parole di questa
legge in un libro, diede ordine ai leviti, che portavano l'arca del patto del
Signore: «Prendete questo libro e mettetelo in un lato dell'arca del patto del
Signore Dio vostro, che vi rimanga come testimonio contro di te, ; perché ben
conosco la tua ostinazione e la tua durezza di testa. Se, mentre sono ancor
vivo e cammino con voi, siete stati sempre ribelli contro il Signore; quanto
più dopo la mia morte! Radunate presso di me tutti gli anziani di ciascuna
delle vostre tribù, e i vostri prefetti, che pronunzierò dinanzi a loro queste
parole, chiamando a testimonio contro di loro il cielo e la terra. Poiché so
bene che dopo la mia morte agirete iniquamente, uscendo ben presto dalla strada
che vi ho prescritta; e vi cadranno addosso i mali negli ultimi tempi, allorché
avrete fatto il male nel cospetto del Signore, provocandolo a sdegno colle
opere vostre». Mosè quindi pronunciò e recitò sino alla fine le parole di
questo cantico mentre tutto Israele stava ad ascoltarlo.
Tractus
Deut.
32, 1-4.
Atténde,
cœlum, et loquar: et áudiat terra verba ex ore meo.
V. Exspectétur
sicut plúvia elóquium meum: et descéndant sicut ros verba mea.
V. Sicut
imber super gramen et sicut nix super fænum: quia nomen Dómini invocábo,
V. Date
magnitúdinem Deo nostro: Deus, vera ópera ejus, et omnes viæ ejus judícia,
V. Deus
fidélis, in quo non est iníquitas: justus et sanctus Dóminus.
Udite,
o cieli, quello che io dico, ascolti la terra le parole della mia bocca.
V. Si
aspetti come pioggia la mia dottrina, stilli come rugiada la mia parola;
V. Come
acquazzone su una pianura verdeggiante, come scroscio d’acqua su l’erba
nascente; poiché il nome del Signore io proclamo:
V. Rendete
onore al nostro Dio! Le opere di Dio sono perfette, tutte le sue vie sono
giuste.
V. Dio
è fedele e senza iniquità, giusto e santo è il Signore!
Oratio
Orémus.
D. Flectámus
génua.
R. Leváte.
Deus,
celsitúdo humílium et fortitúdo rectórum, qui per sanctum Móysen, púerum tuum,
ita erudíre pópulum tuum sacri cárminis tui decantatióne voluísti, ut illa
legis iterátio fíeret étiam nostra diréctio: éxcita in omnem justificatárum
géntium plenitúdinem poténtiam tuam, et da lætítiam, mitigándo terrórem; ut,
ómnium peccátis tua remissióne delétis, quod denuntiátum est in ultiónem,
tránseat in salútem. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui
tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula
saeculorum. Amen.
O
Dio, grandezza degli umili e forza dei giusti, che per mezzo del tuo servo Mosè
volesti insegnare al popolo il tuo santo cantico; affinché quella ripetizione
della Legge fosse di istruzione anche a noi; fa brillare la tua potenza su
tutte le nazioni, che hai giustificato e, alleviando il tuo rigore, donaci
santa letizia così che, cancellati dalla tua misericordia i peccati di tutti,
il minacciato castigo si volga in salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Prophetia
Duodecima
Dan.
3, 1-24.
In
diébus illis: Nabuchodónosor rex fecit státuam áuream, altitúdine cubitórum
sexagínta, latitúdine cubitórum sex, et státuit eam in campo Dura provínciæ
Babylónis. Itaque Nabuchodónosor rex misit ad congregándos sátrapas,
magistrátus, et júdices, duces, et tyránnos, et præféctos, omnésque príncipes
regiónum, ut convenírent ad dedicatiónem státuæ, quam eréxerat Nabuchodónosor
rex. Tunc congregáti sunt sátrapæ, magistrátus, et júdices, duces, et tyránni,
et optimátes, qui erant in potestátibus constitúti, et univérsi príncipes
regiónum, ut convenírent ad dedicatiónem státuæ, quam eréxerat Nabuchodónosor
rex. Stabant autem in conspéctu státuæ, quam posúerat Nabuchodónosor rex, et
præco clamábat valénter: Vobis dícitur populis, tríbubus et linguis: In hora,
qua audiéritis sónitum tubæ, et fístulæ, et cítharæ, sambúcæ, et psaltérii, et
symphóniæ, et univérsi géneris musicórum, cadéntes adoráte státuam áuream, quam
constítuit Nabuchodónosor rex. Si quis autem non prostrátus adoráverit, eádem
hora mittétur in fornácem ignis ardéntis. Post hæc ígitur statim ut audiérunt
omnes pópuli sónitum tubæ, fístulæ, et cítharæ, sambúcæ, et psaltérii, et
symphóniæ, et omnis géneris musicórum, cadéntes omnes pópuli, tribus et linguæ
adoravérunt státuam auream, quam constitúerat Nabuchodónosor rex. Statímque in
ipso témpore accedéntes viri Chaldæi accusavérunt Judæos, dixerúntque
Nabuchodónosor regi: Rex, in ætérnum vive: tu, rex, posuísti decrétum, ut omnis
homo, qui audiérit sónitum tubæ, fístulæ, et cítharæ, sambúcæ, et psaltérii, et
symphóniæ, et univérsi géneris musicórum, prostérnat se et adóret státuam
áuream: si quis autem non prócidens adoráverit, mittátur in fornácem ignis
ardéntis. Sunt ergo viri Judæi, quos constituísti super ópera regiónis
Babylónis, Sidrach, Misach et Abdénago: viri isti contempsérunt, rex, decrétum
tuum: deos tuos non colunt, et státuam áuream, quam erexísti, non adórant. Tunc
Nabuchodónosor in furóre et in ira præcépit, ut adduceréntur Sidrach, Misach et
Abdénago: qui conféstim addúcti sunt in conspéctu regis. Pronuntiánsque
Nabuchodónosor rex, ait eis: Veréne, Sidrach, Misach et Abdénago, deos meos non
cólitis, et státuam áuream, quam constítui, non adorátis? Nunc ergo si estis
parati, quacúmque hora audieritis sonitum tubæ, fístulæ, cítharæ, sambúcæ, et
psaltérii, et symphóniæ, omnísque géneris musicórum, prostérnite vos et adoráte
státuam, quam feci: quod si non adoravéritis, eadem hora mittémini in fornácem
ignis ardéntis; et quis est Deus, qui erípiet vos de manu mea? Respondéntes
Sidrach, Misach et Abdénago, dixérunt regi Nabuchodónosor: Non opórtet nos de
hac re respóndere tibi. Ecce enim, Deus noster, quem cólimus, potest erípere
nos de camíno ignis ardéntis, et de mánibus tuis, o rex, liberáre. Quod si
nolúerit, notum sit tibi; rex, quia deos tuos non cólimus et státuam áuream,
quam erexísti, non adorámus. Tunc Nabuchodónosor replétus est furóre, et
aspéctus faciéi illíus immutátus est super Sidrach, Misach et Abdénago, et
præcépit, ut succenderétur fornax séptuplum, quam succéndi consuéverat. Et
viris fortíssimis de exércitu suo jussit, ut, ligátis pédibus Sidrach, Misach
et Abdénago, mítterent eos in fornácem ignis ardéntis. Et conféstim viri illi
vincti, cum braccis suis et tiáris et calceaméntis et véstibus, missi sunt in
médium fornácis ignis ardéntis: nam jússio regis urgébat: fornax autem succénsa
erat nimis. Porro viros illos, qui míserant Sidrach, Misach et Abdénago,
interfécit flamma ignis. Viri autem hi tres, id est, Sidrach, Misach et
Abdénago, cecidérunt in médio camíno ignis ardéntis colligáti. Et ambulábant in
médio flammæ laudántes Deum, et benedicéntes Dómino.
In
quei giorni il re Nabuchodonosor fece una statua d'oro alta sessanta cubiti,
larga sei cubiti e la fece alzare nella campagna di Dura, provincia di
Babilonia. E così il Re Nabuchodonosor mandò a radunare i satrapi e i
magistrati e i giudici e i capitani e i dinasti e i prefetti e tutti i
governatori delle Provincie affinché tutti insieme andassero alla dedicazione
della statua alzata dal re Nabuchodonosor. Allora si radunarono i satrapi e i
magistrati e i giudici e i capitani, e i dinasti, e i grandi che erano
costituiti in dignità, e tutti i governatori delle Provincie per andare tutti
insieme alla dedicazione della statua, eretta da Nabuchodonosor. E stavano in
faccia alla statua alzata dal re Nabuchodonosor: e l'araldo gridava ad alta
voce: A voi si ordina, popoli tribù e lingue che nel punto stesso in cui
udirete il suono della tromba e del flauto, della cetra, della zampogna, del
saltero, del timpano è di ogni sorta di strumenti musicali, prostrati adoriate
la statua d'oro eretta dal re Nabuchodonosor. Se alcuno non si prostra e adora,
nello stesso momento sarà gettato in una fornace di fuoco ardente. Poco dopo,
dunque, appena che i popoli tutti udirono il suono della tromba, del flauto,
della cetra, della zampogna, del saltero, del timpano e di ogni genere di
strumenti musicali, tutti senza distinzione di tribù e di lingua prostrati,
adorarono la statua d'oro alzata dal re Nabuchodonosor. Subito, in quel punto
stesso andarono alcuni uomini Caldei ad accusare i giudei e dissero al re
Nabuchodonosor: Vivi, o re, in eterno; tu, o re, hai fatto un decreto che
qualunque uomo che avesse udito il suono della tromba, del flauto, della cetra,
della zampogna, del saltero, del timpano e di ogni sorta di strumenti musicali
si prostrasse e adorasse la statua d'oro: che se alcuno non si prostrasse e
adorasse, fosse gettato in una fornace di fuoco ardente. Vi son dunque tre
uomini giudei i quali tu hai deputati sopra affari della provincia di
Babilonia: Sidrach, Misach e gli Abdenago; questi uomini han dispregiato, o re,
il tuo decreto: ai tuoi dei non rendono culto, non adorano la statua d'oro,
alzata da te. Allora Nabuchodonosor pieno di furore e d'ira, ordinò che gli
fossero condotti Sidrach, Misach e Abdenago; i quali furono condotti al
cospetto del re. E parlò Nabuchodonosor re, e disse: È vero, o Sidrach. Misach
e Abdenago, che voi non rendete culto ai miei dei e non adorate la statua d'oro
che io ho eretta? Ora dunque se voi siete a ciò disposti, in quel momento in
cui udirete il suono della tromba, del flauto, della cetra, della zampogna, del
salterio, del timpano, e ogni genere di strumenti musicali, prostratevi e
adorate la statua che io ho fatta che se non l'adorerete in quel punto stesso
sarete gettati in una fornace di fuoco ardente: e quale è il Dio che vi
sottrarrà al mio potere? Risposero Sidrach, Misach e Abdenago e dissero al re
Nabuchodonosor: Non è necessario che noi ti diamo risposta. Perché certamente
il Dio nostro che noi adoriamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e
sottrarci al tuo patere, o re. Ma se anche non lo volesse fare, sappi, o re,
che non rendiamo culto ai tuoi dei e non adoriamo la statua d'oro da te eretta.
Allora Nabuchodonosor entrò in furore, e la sua faccia cambiò di colore verso
Sidrach, Misach e Abdenago, e comandò che si accendesse il fuoco nella fornace
sette volte più dell'usato. E ad uomini fortissimi del suo esercito diede
ordine che legassero i piedi di Sidrach, Misach e Abdenago, e li gettassero
nella fornace di fuoco ardente. E tosto, questi tre uomini legati nei piedi,
avendo, i loro calzoni e tiare e i loro calzari e le loro vesti, furono gettati
in mezzo alla fornace di fuoco ardente: poiché il comando del re non ammetteva
indugi, e la fornace era accesa straordinariamente. Ma la fiamma di, improvviso
incenerì coloro che vi avevano gettato Sidrach, Misach e Abdenago: mentre questi
tre e cioè Sidrach, Misach e Abdenago caddero legati nel mezzo della fornace
ardente. E camminavano in mezzo alle fiamme lodando Dio e benedicendo il
Signore.
Oratio
Orémus.
Omnípotens
sempitérneDeus, spes única mundi, qui Prophetárum tuorum præcónio præséntium
témporum declarásti mystéria: auge pópuli tui vota placátus; quia in nullo
fidélium, nisi ex tua inspiratióne, provéniunt quarúmlibet increménta virtútum.
Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: Qui tecum vivit et regnat in
unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen.
Onnipotente,
sempiterno Iddio, unica speranza del mondo, che colla voce dei tuoi profeti hai
manifestato i misteri dei tempi presenti; accresci pietoso i desideri del
popolo tuo, poiché in nessuno dei tuoi fedeli vi sarà aumento di virtù, se tu
non li aiuti con le tue ispirazioni. Per il Signore nostro Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.
Benedictio
fontis
Se
nella chiesa vi è il fonte battesimale, il Sacerdote depone la pianeta e assume
il piviale violaceo e, precedenti la croce e il cero benedetto, va coi ministri
e il clero al medesimo fonte. Frattanto si canta
Sicut
cervus desíderat ad fontes aquárum: iía desíderat ánima mea ad te, Deus.
V. Sitívit
ánima mea ad Deum vivum: quando véniam, et apparébo ante fáciem Dei?
V. Fuérunt
mihi lácrimæ meæ panes die ac nocte, dum dícitur mihi per síngulos dies: Ubi
est Deus tuus?
Come
il cervo brama una fonte d'acqua, così l'anima mia anela a te, o mio Signore.
V. L'anima
mia ha sete del Dio vivente: quando verrò e comparirò innanzi alla faccia di
Dio?
V. Le
lacrime sono diventate mio cibo giorno e notte, mentre mi sento chiedere
continuamente: dov'è il tuo Dio?
Prima
di accedere al fonte il Sacerdote dice questa orazione
V. Dóminus
vobíscum.
R. Et
cum spíritu tuo.
Orémus.
Omnípotens
sempitérne Deus, réspice propítius ad devotiónem pópuli renascéntis, qui, sicut
cervus, aquárum tuárum éxpetit fontem: et concéde propítius; ut fídei ipsíus
sitis, baptísmatis mystério, ánimam corpúsque sanctíficet. Per Dominum nostrum
Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus
Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Onnipotente
e misericordioso Signore, riguarda propizio alla devozione del tuo popolo che
sta per rinascere, e che, come cervo, brama la fonte delle tue acque e concedi
benigno che la sete della sua fede, mediante il mistero del Battesimo,
santifichi il corpo e l'anima. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio,
che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i
secoli dei secoli. Amen.
Quindi
procede alla benedizione del fonte
V. Dóminus
vobíscum.
R. Et
cum spíritu tuo.
Orémus
Omnípotens
sempitérne Deus, adésto magnæ pietátis tuæ mystériis, adésto sacraméntis: et ad
recreándos novos pópulos, quos tibi fons baptísmatis párturit, spíritum
adoptiónis emítte; ut, quod nostræ humilitátis geréndum est ministério,
virtútis tuæ impleátur efféctu. Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Filium
tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spiritus Sancti Deus
Preghiamo
Dio
onnipotente ed eterno, sii presente a questi misteri della tua grande bontà,
assisti a questi sacramenti e a ricreare i popoli novelli, che il fonte
battesimale ti genera, manda lo Spirito di adozione; onde per opera della tua
potenza si attui, quanto sì compie dal nostro umile ministero. Per il nostro
Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con
lo Spirito Santo
Elevando
la voce in tono di prefazio il celebrante canta
Per
omnia sǽcula
sæculórum.
R. Amen.
V. Dóminus
vobíscum.
R. Et
cum Spíritu tuo.
V. Sursum
corda.
R. Habémus
ad Dóminum.
V. Grátias
agámus Dómino Deo nostro.
R. Dignum
et justum est.
Vere
dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias
ágere, Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui invisíbili poténtia
sacramentórum tuórum mirabíliter operáris efféctum: Et licet nos tantis
mystériis exsequéndis simus indígni: Tu tamen grátiæ tuæ dona non déserens,
etiam ad nostras preces aures tuæ pietátis inclínas. Deus, cujus Spíritus super
aquas inter ipsa mundi primórdia ferebátur: ut jam tunc virtútem
sanctificatiónis aquárum natúra concíperet. Deus, qui, nocéntis mundi crímina
per aquas ábluens, regeneratiónis spéciem in ipsa dilúvii effusióne signásti:
ut, uníus ejusdémque eleménti mystério, et finis esset vítiis et orígo
virtútibus. Réspice, Dómine, in fáciem Ecclésiæ tuæ, et multíplica in ea
regeneratiónes tuas, qui grátiæ tuæ affluéntis ímpetu lætíficas civitátem tuam:
fontémque baptísmatis áperis toto orbe terrárum géntibus innovándis: ut, tuæ
majestátis império, sumat Unigéniti tui grátiam de Spíritu Sancto.
È
veramente cosa degna e giusta, equa e salutare che noi sempre ed ovunque ti
rendiamo grazie, o Signore santo, Padre onnipotente, eterno Iddio. Il Quale con
invisibile potenza mirabilmente raggiungi l'effetto dei tuoi sacramenti. Benché
ministri indegni di così grandi misteri, Tu non abbandoni quelli che sono
oggetto della tua grazia e chini l'orecchio della tua bontà anche alle nostre
preghiere. O Dio, il cui Spirito, al principio del mondo, aleggiava sulle
acque, affinché fin da allora l'acqua naturale ricevesse la virtù di
santificare le anime. O Dio, che astergendo i crimini di un mondo colpevole
mediante l'acqua, indicasti una figura della redenzione nella stessa
inondazione del diluvio; così che da un medesimo elemento misteriosamente si
avesse e fine dei peccati e principio delle virtù! Riguarda, o Signore, alla
tua Chiesa ed in essa moltiplica le tue rigenerazioni, Tu che con l'effluvio
della tua grazia rallegri la tua santa città e in tutto il mondo apri le fonti
del Battesimo per rinnovare le nazioni; affinché, al comando della i tua
maestà, essa riceva la grazia del tuo unico Figlio dallo Spirito Santo.
Qui
il Sacerdote con la mano estesa separa l’acqua in forma di croce
Qui
hanc aquam, regenerándis homínibus præparátam, arcána sui núminis admixtióne
fecúndet: ut, sanctificatióne concépta, ab immaculáto divíni fontis útero, in
novam renáta creatúram, progénies cœléstis emérgat: Et quos aut sexus in
córpore aut ætas discérnit in témpore, omnes in unam páriat grátia mater
infántiam. Procul ergo hinc, jubénte te, Dómine, omnis spíritus immundus abscédat:
procul tota nequítia diabólicæ fraudis absístat. Nihil hic loci hábeat
contráriæ virtútis admíxtio: non insidiándo circúmvolet: non laténdo subrépat:
non inficiéndo corrúmpat.
Il
Quale Spirito Santo, col suo arcano influsso, renda feconda quest'acqua
preparata per la rigenerazione degli uomini; affinché avuta la benedizione,
sorga dal seno immacolato di questo fonte divino una progenie celeste, una
creatura rinata a nuova vita; e la Grazia, come madre, generi tutti alla
medesima infanzia, senza distinzione di età e di sesso. Lontano di qui pertanto
e per tuo comando, o Signore, se ne vada ogni spirito immondo; si allontani
ogni malizia di diabolico inganno. Qui non possa immischiarsi alcuna potenza
nemica, né insidiosa raggirarsi, né insinuante nascondersi, né col contatto
infettare.
Il
Sacerdote tocca l’acqua con la mano.
Sit
hæc sancta et ínnocens creatúra líbera ab omni impugnatóris incúrsu, et totíus
nequítiæ purgáta discéssu. Sit fons vivus, aqua regénerans, unda puríficans: ut
omnes hoc lavácro salutífero diluéndi, operánte in eis Spíritu Sancto, perféctæ
purgatiónis indulgéntiam consequántur.
Sia
questa creatura santa ed innocente, libera da ogni assalto nemico e purificata
con l'allontanamento di ogni malizia. Sia fonte vivo, acqua rigeneratrice, onda
purificatrice; affinché quanti saranno lavati in questo bagno salutare,
ricevano, per opera dello Spirito Santo, la grazia di una perfetta
purificazione.
Il
Sacerdote fa tre segni di croce sul fonte dicendo:
Unde
benedíco te, creatúra aquæ, per Deum ☩ vivum, per ☩ verum, per Deum ☩ sanctum: per
Deum, qui te in princípio verbo separávit ab árida: cujus Spíritus super te
ferebátur.
Perciò
ti benedico, o creatura acqua, per il Dio vivente,
per il Dio vero, per il Dio Santo;
per quel Dio che, nel principio, con una parola, ti separò dalla terra; e il
cui Spirito aleggiava su di te.
Il
Sacerdote divide l’acqua verso i quattro punti cardinali
Qui
te de paradisi fonte manáre fecit, et in quátuor flumínibus totam terram rigáre
præcépit. Qui te in desérto amáram, suavitáte indita, fecit esse potábilem, et
sitiénti pópulo de petra prodúxit. Be ☩ nedíco
te et per Jesum Christum, Fílium ejus únicum, Dominum nostrum: qui te in Cana
Galilæ signo admirábili sua poténtia convértit in vinum. Qui pédibus super te
ambulávit: et a Joánne in Jordáne in te baptizátus est. Qui te una cum sánguine
de látere suo prodúxit: et discípulis suis jussit, ut credéntes baptizaréntur
in te, dicens: Ite, docéte omnes gentes, baptizántes eos in nómine Patris, et
Fílii, et Spíritus Sancti.
Per
quel Dio che ti fece scaturire dal mezzo del Paradiso e divisa in quattro fiumi
ti comandò di irrigare tutta la terra; che nel deserto da amara ti rese soave e
potabile, e poi dalla pietra ti fece scaturire per dissetare il popolo. Ti
benedico anche per Gesù Cristo, Signor nostro,
unico suo Figlio, che in Cana di Galilea, con segno mirabile ti convertì in
vino. Che a piedi asciutti camminò su di te, e in te fu da Giovanni
battezzato al Giordano, Per Gesù che, unitamente al sangue, ti fece uscire dal
suo costato e comandò ai discepoli di battezzare in te i credenti, dicendo:
«Andate, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo».
Dal
tono di prefazio si passa al tono di lezione
Hæc
nobis præcépta servantibus, tu, Deus omnípotens, clemens adésto: tu benignus
aspíra.
Dio
onnipotente, guarda propizio a quanto noi facciamo in obbedienza ai tuoi
precetti; benigno invia il tuo Spirito.
Il
Sacerdote alita tre volte a forma di croce sull’acqua dicendo
Tu has
simplices aquas tuo ore benedicito: ut præter naturálem emundatiónem, quam
lavándis possunt adhibere corpóribus, sint etiam purificándis méntibus
efficáces.
Tu
stesso con la tua bocca benedici queste acque; affinché oltre la naturale
efficacia di lavare i corpi, acquistino anche quella di purificare le anime.
Il
sacerdote immerge il Cero pasquale nell’acqua e, riprendendo il tono di
prefazio, dice
Descéndat
in hanc plenitúdinem fontis virtus Spíritus Sancti.
Discenda
su tutta l'acqua di questo fonte la virtù dello Spirito Santo.
Il
Sacerdore ripete “Descendat etc” per altre due volte immergendo il Cero
pasquale.
Successivamente
soffia sull’acqua tre volte facendo una Ψ e
prosegue:
Totamque
hujus aquæ substántiam regenerándi fecúndet efféctu.
E
tutta quest'acqua renda capace di conferire la Rigenerazione.
Il
Sacerdote toglie il cero dall’acqua e prosegue:
Hic
ómnium peccatórum máculæ deleántur: hic natúra ad imáginem tuam cóndita, et ad
honórem sua reformáta princípii, cunctis vetustátis squalóribus emundétur: ut
omnis homo, sacraméntum hoc regeneratiónis ingréssus, in veræ innocéntiæ novam
infánti am renascátur.
Siano
qui cancellate tutte le macchie dei peccati: qui la natura creata a tua
immagine e restituita alla dignità originale, sia mondata da tutte le sozzure
del passato; affinché ogni uomo entrato in questo sacramento di
rigenerazione rinasca alla vera innocenza di una nuova infanzia.
E
leggendo dice:
Per
Dominum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: Qui ventúrus est judicáre vivos et
mórtuos, et sæculum per ignem. Amen.
Il
Sacerdore sparge sull’acqua in forma di croce l’Olio dei catecumeni dicendo:
Sanctificétur ☩ et fecundétur
fons iste Oleo salútis renascéntibus ex eo, in vitam ætérnam. Amen.
Sia
santificato e fecondato questo fonte con l'Olio
della salute per donare la vita eterna a coloro che in esso saranno rigenerati.
Amen.
Allo
stesso modo infonde il Crisma
Infúsio
Chrísmatis Dómini nostri Jesu Christi, et Spíritus Sancti Parácliti, fiat in
nómine sanctæ Trinitátis. Amen.
L'infusione
del Crisma del Signor nostro Gesù Cristo e dello Spirito Santo consolatore,
avvenga nel nome della santa Trinità. Amen.
Allo
stesso modo infonde assieme l’Olio dei Catecumeni e il Crisma
Commíxtio
Chrísmatis sanctificatiónis, et Olei unctiónis, et Aquæ baptísmatis, páriter
fiat in nómine Pa ☩ tris, et Fí ☩ lii, et Spíritus ☩ Sancti. Amen.
La
miscela del Crisma di santificazione e dell'olio di unzione e dell'acqua di
battesimo, sia ugualmente fatta nel nome del Padre
e del Figlio e dello
Spirito Santo. Amen.
Il
Sacerdote e i ministri si prostrano davanti all’altare e si cantano le litanie
dei Santi
Kýrie,
eléison.
Christe,
eléison.
Kýrie,
eléison.
Christe,
audi nos.
Christe,
exáudi nos.
Pater
de cælis, Deus, miserére nobis.
Fili,
Redémptor mundi, Deus, miserére nobis.
Spíritus
Sancte, Deus, miserére nobis.
Sancta
Trínitas, unus Deus, miserére nobis.
Sancta
María, ora pro nobis.
Sancta
Dei Génitrix, ora pro nobis.
Sancta
Virgo vírginum, ora pro nobis.
Sancte
Míchaël, ora pro nobis.
Sancte
Gábriel, ora pro nobis.
Sancte
Ráphaël, ora pro nobis.
Omnes
sancti Angeli et Archángeli, oráte pro nobis.
Omnes
sancti beatórum Spirítuum órdines, orate pro nobis.
Sancte
Joánnes Baptísta, ora pro nobis.
Sancte
Joseph, ora pro nobis.
Omnes
sancti Patriárchæ et Prophétæ, orate pro nobis.
Sancte
Petre, ora pro nobis.
Sancte
Paule, ora pro nobis.
Sancte
Joánnes, ora pro nobis.
Omnes
sancti Apóstoli et Evangelístæ, orate pro nobis.
Omnes
sancti Discípuli Dómini, ora pro nobis.
Sancte
Stéphane, ora pro nobis.
Sancte
Vincénti, ora pro nobis.
Omnes
sancti Mártyres, oráte.
Sancte
Silvéster, ora pro nobis.
Sancte
Gregóri, ora pro nobis.
Sancte
Augustíne, ora pro nobis.
Omnes
sancti Pontífices et Confessóres, orate pro nobis.
Omnes
sancti Doctóres, oráte pro nobis.
Sancte
Antóni, ora pro nobis.
Sancte
Benedícte, ora pro nobis.
Sancte
Domínice, ora pro nobis.
Sancte
Francísce, ora pro nobis.
Omnes
sancti Sacerdótes et Levítæ, orate pro nobis.
Omnes
sancti Monáchi et Eremítæ, orate pro nobis.
Sancta
María Magdaléna, ora pro nobis.
Sancta
Agnes, ora pro nobis.
Sancta
Cæcília, ora pro nobis.
Sancta
Agatha, ora pro nobis.
Sancta
Anastásia, ora pro nobis.
Omnes
sanctæ Vírgines et Víduæ, ora pro nobis.
Omnes
Sancti et Sanctæ Dei, intercédite pro nobis.
Propíti
us esto, parce nobis, Dómine.
Propítius
esto, exáudi nos, Dómine.
Ab
omni malo, libera nos, Dómine.
Ab
omni peccáto, libera nos, Dómine.
A
morte perpétua, libera nos, Dómine.
Per
mystérium sanctæ incarnatiónis tuæ, libera nos, Dómine.
Per
advéntum tuum, libera nos, Dómine.
Per
nativitátem tuam, libera nos, Dómine.
Per
baptísmum et sanctum jejúnium tuum, libera nos, Dómine.
Per
crucem et passiónem tuam, libera nos, Dómine.
Per
mortem et sepultúram tuam, libera nos, Dómine.
Per
sanctam resurrectiónem tuam, libera nos, Dómine.
Per
admirábilem ascensiónem tuam, libera nos, Dómine.
Per
advéntum Spíritus Sancti Parácliti, libera nos, Dómine..
In
die judícii, líbera nos, Dómine.
Peccatóres,
te rogámus, audi nos.
Ut
nobis parcas, te rogámus, audi nos.
Ut
Ecclésiam tuam sanctam régere et conserváre dignéris, te rogámus, audi nos.
Ut
domnum apostólicum et omnes ecclesiásticos órdines in sancta religióne
conserváre dignéris, te rogámus, audi nos.
Ut
inimícos sanctæ Ecclésiæ humiliáre dignéris, te rogámus, audi nos.
Ut
regibus et princípibus christiánis pacem et veram concórdiam donáre dignéris,
te rogámus, audi nos.
Ut
nosmetípsos in tuo sancto servítio confortáre et conserváre dignéris, te
rogámus, audi nos.
Ut
ómnibus benefactóribus nostris sempitérna bona retríbuas, te rogámus, audi nos.
Ut
fructus terræ dare et conserváre dignéris, te rogámus, audi nos.
Ut
ómnibus fidélibus defúnctis réquiem ætérnam donáre dignéris, te rogámus, audi
nos.
Ut
nos exaudíre dignéris, te rogámus, audi nos.
Agnus
Dei, qui tollis peccáta mundi, parce nobis, Dómine.
Agnus
Dei, qui tollis peccáta mundi, exáudi nos, Dómine.
Agnus
Dei, qui tollis peccá ta mundi, miserére nobis.
Christe,
audi nos.
Missa
de Vigilia
Statio
ad sanctum Joannem in Laterano
Duplex
I classis
Durante il canto del Kyrie
il Sacerdote e i ministri recitano le preghiere ai piedi dell’altare. Finito
il Kyrie il celebrante intona il Gloria e le
campane suonano a festa.
ORATIO
Preghiamo.
LECTIO
Fratelli,
se siete risuscitati con Cristo, cercate le realtà di lassù, ove è Cristo
assiso alla destra del Padre; pensate alle cose di lassù e non a quelle della
terra; perché voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.
Quando però il Cristo, vostra vita, si mostrerà, allora anche voi comparirete
con lui nella gloria.
Conclusa
l’Epistola il celebrante intona tre volte, con voce sempre più alta.
l’Alleluia, cui risponde il coro.
Confitémini
Dómino, quóniam bonus: quóniam in sæculum misericordia ejus.
Celebrate
il Signore perché Egli è buono, perché eterna è la sua misericordia.
EVANGELIUM
Dopo
il sabato, mentre già albeggiava il primo giorno della settimana, Maria
Maddalena e l'altra Maria tornarono a visitare il sepolcro. Quand'ecco venire
un gran terremoto; perché un Angelo del Signore sceso dal cielo si appressò al
sepolcro e, ribaltatane la pietra, vi si mise a sedere sopra. Il suo aspetto
era come la folgore e la sua veste candida come la neve. E per lo spavento che
ebbero di lui tremarono le guardie e rimasero come morte. Ma l'Angelo prese a
dire alle donne: «Voi non temete; so che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui
perché è risorto, come aveva detto: venite a vedere il luogo dove giaceva il
Signore. Quindi, andate presto a dire ai suoi discepoli che è risuscitato dai
morti: ed ecco vi precede in Galilea, ivi lo vedrete. Ecco vi ho avvertito.
SECRETA
Ti
supplichiamo o Signore, di accogliere le preghiere del tuo popolo insieme a
questi doni; affinché essi, consacrati dai misteri pasquali, ci servano, per la
tua grazia, di rimedio per l'eternità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRÆFATIO PASCAHLIS
È
veramente degno e giusto, conveniente e salutare: Che Te, o Signore, esaltiamo
in ogni tempo, ma ancor più gloriosamente in questa notte in cui, nostro
Agnello pasquale, si è immolato il Cristo. Egli infatti è il vero Agnello, che
tolse i peccati del mondo. Che morendo distrusse la nostra morte, e risorgendo
ristabilì la vita. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le
Dominazioni, e con tutta la milizia dell’esercito celeste, cantiamo l’inno
della tua gloria, dicendo senza fine
INFRA
ACTIONEM
Uniti
in una stessa comunione celebriamo il giorno santissimo della Resurrezione
corporea del Signore nostro Gesù Cristo; e veneriamo anzitutto la memoria della
gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del medesimo nostro Dio e Signore Gesù
Cristo: e di quella dei tuoi beati Apostoli e Martiri: Pietro e Paolo, Andrea,
Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone e
Taddeo, Lino, Cleto, Clemente, Sisto, Cornelio, Cipriano, Lorenzo, Crisogono,
Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano, e di tutti i tuoi Santi; per i meriti e per
le preghiere dei quali concedi che in ogni cosa siamo assistiti dall'aiuto
della tua protezione. Per il medesimo Cristo nostro Signore. Amen.
Hanc
ígitur oblatiónem servitútis nostræ, sed et cunctæ famíliæ tuæ, quam tibi
offérimus pro his quoque, quos regeneráre dignátus es ex aqua et Spíritu
Sancto, tríbuens eis remissiónem ómnium peccatórum, quǽsumus,
Dómine, ut placátus accípias: diésque nostros in tua pace dispónas, atque ab
ætérna damnatióne nos éripi, et in electórum tuórum júbeas grege numerári.
Jungit manus. Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.
Ti
preghiamo, dunque, o Signore, di accettare placato questa offerta di noi tuoi
servi e di tutta la tua famiglia e anche per quelli che di sei degnato di
rigenerare dall'acqua e dallo Spirito Santo, concedendo loro la remissione di
tutti i peccati, fa che i nostri giorni scorrano nella tua pace e che noi
veniamo liberati dall’eterna dannazione e annoverati nel gregge dei tuoi
eletti. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Dopo
la comunione si cantano i Vespri
Ant. Allelúja,
* allelúja, allelúja.
Lodate
il Signore, voi tutte, o genti: * lodatelo voi tutti, o popoli.
Ant. Allelúja,
allelúja, allelúja.
Ant. Véspere
autem sábbati, * quæ lucéscit in prima sábbati, venit María Magdaléne, et
áltera María, vidére sepúlchrum, allelúja.
☩ Magníficat *
anima mea Dóminum:
L’anima
mia * magnifica il Signore.
Ant. Véspere
autem sábbati, * quæ lucéscit in prima sábbati, venit María Magdaléne, et
áltera María, vidére sepúlchrum, allelúja.
POSTCOMMUNIO
Preghiamo.
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