lunedì 2 aprile 2018

Mercoledì di Pasqua : La benedizione degli Agnus Dei

Il mercoledì dell’Ottava di Pasqua il Papa benediceva gli Agnus Dei: un potentissimo sacramentale oggi dimenticato. Di seguito riportiamo un articolo di don Mauro Tranquillo FSSPX  che descrive il sacramentale e la cerimonia del suo confezionamento e della sua benedizione. Accludiamo inoltre anche la formula di benedizione che veniva usata.


Gli Agnus Dei, sacramentale potente e antichissimo
di don Mauro Tranquillo FSSPX
da Veritas n. 68 (2009)

Tra gli antichi e venerabili riti che la Chiesa Romana celebra nel tempo pasquale uno dei primi posti spetta certamente alla benedizione e distribuzione dei cosiddetti Agnus Dei.  Sono questi dei medaglioni di cera benedetti dal Papa, che recano impresso da un lato un Agnus Dei, che dà loro il nome, e dall’altro un’altra immagine sacra, spesso un santo canonizzato dal Pontefice che li benedice. Si possono considerare il più potente sacramentale (nel senso di oggetto benedetto) che esista al mondo. La storia degli Agnus Dei è molto antica, e deriva dall’usanza di distribuire ai fedeli dei pezzi del cero pasquale. Da un’epoca remotissima fin verso il IX secolo a Roma l’Arcidiacono benediceva il Sabato Santo della cera umettata d’olio con impressa l’immagine dell’Agnello pasquale, e la distribuiva ai fedeli la domenica in albis dopo la comunione. Poco più tardi tale benedizione divenne un rito speciale del Papa. Un tempo gli Agnus Dei avevano svariate forme, oltre a quella a medaglione divenuta classica: quadri, rotondi, a stella o anche a forma di agnelli, con l’immagine prevalentemente del Battista. La cura di fabbricarli era un tempo dei suddiaconi apostolici, poi del Sacrista pontificio, infine Clemente VIII ne diede l’incarico e il privilegio ai Cistercensi di Santa Pudenziana, privilegio trasmesso poi al monastero di Santa Croce in Gerusalemme e a quello delle Tre Fontane. La benedizione degli Agnus Dei, un tempo fatta il Sabato Santo (per analogia con i battesimi, come vedremo), divenne poi consueta nei giorni della settimana in albis. Il Papa la compiva l’anno della sua elezione e poi ogni sette anni, con un rito immutato almeno dal XV secolo. Il Papa si recava generalmente nella sala Clementina (dal soffitto dorato, non quella omonima dai preziosi marmi), o in un’altra del Palazzo apostolico, dove era eretto un altare, vestito in rocchetto con stola e mozzetta bianche, poi fatta orazione toglieva stola e mozzetta e lavava le mani versandogli l’acqua il Maggiordomo e presentando il manutergio il Maestro di Camera. Poi rivestiva amitto, camice, cingolo, stola e mitra, e assistito da due Cardinali Diaconi saliva in trono, da dove anzitutto benediceva l’acqua, infondendovi del balsamo (il buon odore del Cristo che i cristiani devono spargere) e il Santo Crisma (segno della carità). Quest’acqua mista a balsamo e Crisma con un cucchiaio d’argento era versata in cinque conche piene d’acqua, onde santificarla; poi il Papa saliva di nuovo al trono e benediceva gli Agnus Dei portati in grandi casse con tre antiche orazioni che ricordavano i sacrifici della Vecchia Alleanza compiutisi in quello del Cristo vero Agnello. Allora il Papa indossava una bavarola e un gremiale di lino gricciato, e con l’aiuto dei Diaconi si avvicinava alla conca dove a mano a mano immergeva gli Agnus Dei e li estraeva con un mestolo d’argento traforato, con un rito analogo a quello del Battesimo. I Camerieri segreti e d’onore li ricevevano per posarli ad asciugare su delle tavole coperte di tovaglie bianche. Nel frattempo la stessa cosa facevano alle altre quattro conche due Cardinali Vescovi (il Decano e il Sottodecano) e due Cardinali Preti, mentre i cantori intonavano l’inno Ad regias Agni dapes e il verso Exaudiat nos al termine. Poi dopo un’orazione e la benedizione, il Papa toglieva i paramenti e si ritirava nelle sue camere. Il Sabato in albis vi era Messa alla Cappella papale (alla Paolina in Quirinale o alla Sistina in Vaticano) celebrata da un Cardinale Prete con l’assistenza del Papa. I Cardinali vi intervenivano in cappe rosse, e la Corte secondo il solito in abito corale, ma dopo l’Agnus Dei della Messa, e precisamente dopo la Comunione del celebrante, tutti indossavano i paramenti come quando il Papa celebrava in persona: i Cardinali toglievano le cappe nel quadrato del coro e vestivano sopra il rocchetto e l’amitto i paramenti bianchi (piviale per i Cardinali Vescovi, pianeta per i Cardinali Preti, dalmatica per i Cardinali Diaconi); i Vescovi e gli Abati presenti andavano in sacrestia a indossare il piviale, i collegi della prelatura che avevano l’uso della cotta toglievano le cappe per metterla; in più i penitenzieri di San Pietro arrivavano vestiti in pianeta con la berretta nera in mano. Il Papa imponeva l’incenso, e dalla Cappella partiva una piccola processione composta da due mazzieri, il turiferario, il Suddiacono di Cappella con la Croce astile in mezzo a due accoliti, e il Suddiacono apostolico (che è un Uditore di Rota) in tonacella con due cappellani comuni in cotta, tutti preceduti dalla guardia svizzera. Questi andavano a prendere un bacile d’argento, coperto di seta rossa, con gli Agnus Dei benedetti, racchiusi nel cotone e in pacchetti di vario formato legati di fettucce di seta. Rientrando in Sistina, tutti genuflettevano mentre il Suddiacono che portava il bacile cantava: Pater Sancte, isti sunt Agni novelli, qui annuntiaverunt vobis, alleluja; modo venerunt ad fontes, repleti sunt claritate, alleluja, (“Padre santo, questi sono i nuovi agnelli, che vi portano l’annunzio, alleluia; ora sono venuti al fonte, sono stati riempiti di splendore, alleluia”) cui il coro rispondeva Deo gratias, alleluja. Questo avveniva per tre volte, su un tono sempre più alto, all’ingresso della Cappella, all’ingresso della quadratura e ai piedi del trono. Allora gli Agnus Dei erano portati al Papa in trono, che cominciava a distribuirli. I Cardinali li ricevevano in piedi dentro la mitra che portavano in mano, in pacchetti avvolti in seta, dopo aver baciato gli stessi Agnus Dei, la mano e il ginocchio del Papa; i Vescovi in ginocchio sempre nella mitra, baciando il pacchetto, e il ginocchio; gli Abati baciando invece il piede; la prelatura li riceveva dentro il berretto, dopo aver similmente baciato il piede del Pontefice, come anche i Penitenzieri della Basilica Vaticana. Erano poi ammessi dei nobili laici eventualmente presenti, che baciavano il piede. Finita la distribuzione la Messa riprendeva e dopo la benedizione apostolica il Papa si ritirava. Molti Agnus Dei rimanevano poi a disposizione presso l’Elemosineria apostolica per essere distribuiti gratuitamente a chiunque ne facesse richiesta. Gli effetti ammirabili degli Agnus Dei sono spiegati in antichi versi latini che riportiamo qui sotto, e dei quali spieghiamo qui di seguito il senso. Nati dal fonte e santificati da un mistico rito, gli agnelli di cera pura bagnati dall’acqua, dal balsamo e dal crisma possono scacciare la folgore, rimettere il peccato (veniale, e in più diminuire le pene dei peccati), preservare dai pericoli le donne incinte e portare a buon fine il parto; spengono gli incendi se gettati nel fuoco, preservano dai flutti, dalla morte improvvisa, dal diavolo e dalla tentazione, insieme a tantissimi altri doni per chi li porta degnamente su di sé. In più hanno la straordinaria caratteristica che ogni pezzo pur piccolo vale quanto l’intero. Da qui la pratica di moltiplicarli includendone dei frammenti in speciali medaglie che recano impressi gli stessi disegni della cera. Esiste anche, lo segnaliamo, un altro genere di Agnus Dei, simile al primo ma composto di cera mista a polvere delle catacombe, detta pasta dei martiri, e considerato alla stregua di una reliquia. Questo è considerato santificato per la sua origine e non è quindi benedetto dal Papa; è in disuso almeno da inizio Novecento, e si distingue per il colore grigiastro.
Balsamus et munda cera cum chrismatis unda
Conficiunt Agnum; quod munus do tibi magnum,
Fontem velut natum, per mystica sanctificatum,
Fulgura desursum depellit, et omne malignum
Peccatum frangit, ut Christi sanguis, et angit,
Praegnans servatur simul et partus liberatur.
Munera fert dignis, virtutem destruit ignis,
Portatus munde, de fluctibus eripit undae.
Morte repentina servat, Satanæque ruina.
Si quis honorat eum retinet super hostem trophæum.
Parsque minor tantum, tota valet integra quantum.



Benedizione degli Agnus Dei


Il Papa si appressa al bacile d’acqua preparato e, per prima cosa, recita questa preghiera:


«Signore Iddio, Padre Onnipotente, Creatore degli elementi, conservatore del genere umano, autore della grazia e della salute eterna, voi che avete ordinato alle acque che uscirono dal Paradiso di bagnare tutta la terra; voi il cui unico Figlio ha camminato a pie' fermo sulle acque e ricevuto il battesimo nel loro seno; ha poi sparso acqua mista a sangue dal suo sacratissimo costato, ed ha comandato ai suoi discepoli di battezzare tutte le nazioni: Voi siateci propizio e spargete la vostra benedizione su noi che celebriamo tutte queste meraviglie, affinché siano benedetti c santificati, per mezzo vostro, questi oggetti che noi immergeremo in queste acque, e che l'onore e la venerazione che porteremo loro meritino a noi, vostri servitori, la remissione dei peccati, il perdono e la grazia, finalmente la vita eterna con i vostri santi e i vostri eletti».




Dopo queste preghiere, il Papa, cingendosi di un telo, si siede presso il bacino. I suoi assistenti gli portano gli Agnus Dei; egli li immerge nell'acqua, raffigurando così il battesimo dei nostri neofiti. Alcuni prelati ve li ritirano poi e li depongono su tavoli coperti di teli bianchi.  Allora il Pontefice si alza e pronuncia quest'altra preghiera:

«Spirito Divino, che fecondate le acque e le fate servire ai vostri più grandi misteri, voi che loro togliete l'amarezza e le rendete dolci e che, santificandole, col vostro soffio, vi servite di esse per cancellare tutti i peccati per mezzo dell'invocazione della Santa Trinità; degnatevi benedire, santificare e consacrare questi Agnelli che sono stati gettati nell'acqua santa, e imbevuti del balsamo e del Sacro Crisma; che essi ricevano da voi la virtù contro gli sforzi della malizia del diavolo; che tutti quelli che li porteranno su di loro restino al sicuro; che non abbiano a temere alcun pericolo; che la cattiveria degli uomini non sia a loro nociva; e degnate essere la loro forza e la loro consolazione. Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio Vivente, che siete l'Agnello innocente, sacerdote e vittima; Voi che i Profeti hanno chiamato la Vigna e la Pietra angolare, voi che ci avete riscattati nel vostro Sangue e che di questo sangue avete marcato i nostri cuori e le nostre fronti, affinché il nemico, passando vicino alle nostre case, non ci colga col suo furore; Voi che siete l'Agnello senza macchia, la cui immolazione è continua; l'Agnello Pasquale divenuto, sotto le specie del Sacramento, il rimedio e la salvezza delle nostre anime; che ci conducete attraverso il male del secolo presente alla risurrezione e alla gloria dell'eternità; degnatevi benedire, santificare e consacrare questi agnelli senza macchia, che in vostro onore noi abbiamo formato di cera vergine e imbevuti dell'acqua santa, del balsamo e del sacro Crisma, onorando in essi la vostra divina concezione che fu l'effetto della Virtù divina. Difendete quelli che li porteranno su di loro dalle fiamme, dalla folgore, dalla tempesta, da ogni avversità; liberate, per mezzo loro le madri che sono nei dolori del parto, come voi avete assistito la vostra, quando vi dette alla luce; e nella stessa guisa che avete salvato Susanna dalla falsa accusa, la beata Vergine e Martire Tecla dal rogo e Pietro dai ceppi della prigionia, degnatevi di liberarci dai pericoli di questo mondo e fate che noi meritiamo di vivere con voi eternamente».

(da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 65-74)










1 commento:

  1. Come vorrei averne uno o almeno un pezzetto da dividere con una persona

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