Il mercoledì dell’Ottava di Pasqua il Papa benediceva gli Agnus
Dei: un potentissimo sacramentale oggi dimenticato. Di seguito riportiamo un
articolo di don Mauro Tranquillo FSSPX che descrive il sacramentale
e la cerimonia del suo confezionamento e della sua benedizione. Accludiamo
inoltre anche la formula di benedizione che veniva usata.
Gli Agnus Dei, sacramentale potente e antichissimo
di don Mauro Tranquillo FSSPX
Tra
gli antichi e venerabili riti che la Chiesa Romana celebra nel tempo pasquale
uno dei primi posti spetta certamente alla benedizione e distribuzione dei
cosiddetti Agnus Dei. Sono questi dei medaglioni di cera
benedetti dal Papa, che recano impresso da un lato un Agnus Dei,
che dà loro il nome, e dall’altro un’altra immagine sacra, spesso un santo
canonizzato dal Pontefice che li benedice. Si possono considerare il più
potente sacramentale (nel senso di oggetto benedetto) che esista al mondo. La
storia degli Agnus Dei è molto antica, e deriva dall’usanza di
distribuire ai fedeli dei pezzi del cero pasquale. Da un’epoca remotissima fin
verso il IX secolo a Roma l’Arcidiacono benediceva il Sabato Santo della cera
umettata d’olio con impressa l’immagine dell’Agnello pasquale, e la distribuiva
ai fedeli la domenica in albis dopo la comunione. Poco più tardi tale
benedizione divenne un rito speciale del Papa. Un tempo gli Agnus Dei avevano
svariate forme, oltre a quella a medaglione divenuta classica: quadri, rotondi,
a stella o anche a forma di agnelli, con l’immagine prevalentemente del
Battista. La cura di fabbricarli era un tempo dei suddiaconi apostolici, poi
del Sacrista pontificio, infine Clemente VIII ne diede l’incarico e il
privilegio ai Cistercensi di Santa Pudenziana, privilegio trasmesso poi al
monastero di Santa Croce in Gerusalemme e a quello delle Tre Fontane. La
benedizione degli Agnus Dei, un tempo fatta il Sabato Santo (per analogia con i
battesimi, come vedremo), divenne poi consueta nei giorni della settimana in
albis. Il Papa la compiva l’anno della sua elezione e poi ogni sette anni, con
un rito immutato almeno dal XV secolo. Il Papa si recava generalmente nella
sala Clementina (dal soffitto dorato, non quella omonima dai preziosi marmi), o
in un’altra del Palazzo apostolico, dove era eretto un altare, vestito in
rocchetto con stola e mozzetta bianche, poi fatta orazione toglieva stola e
mozzetta e lavava le mani versandogli l’acqua il Maggiordomo e presentando il
manutergio il Maestro di Camera. Poi rivestiva amitto, camice, cingolo, stola e
mitra, e assistito da due Cardinali Diaconi saliva in trono, da dove anzitutto
benediceva l’acqua, infondendovi del balsamo (il buon odore del Cristo che i
cristiani devono spargere) e il Santo Crisma (segno della carità). Quest’acqua
mista a balsamo e Crisma con un cucchiaio d’argento era versata in cinque
conche piene d’acqua, onde santificarla; poi il Papa saliva di nuovo al trono e
benediceva gli Agnus Dei portati in grandi casse con tre
antiche orazioni che ricordavano i sacrifici della Vecchia Alleanza compiutisi
in quello del Cristo vero Agnello. Allora il Papa indossava una bavarola e un
gremiale di lino gricciato, e con l’aiuto dei Diaconi si avvicinava alla conca
dove a mano a mano immergeva gli Agnus Dei e li estraeva con un mestolo
d’argento traforato, con un rito analogo a quello del Battesimo. I Camerieri
segreti e d’onore li ricevevano per posarli ad asciugare su delle tavole
coperte di tovaglie bianche. Nel frattempo la stessa cosa facevano alle altre
quattro conche due Cardinali Vescovi (il Decano e il Sottodecano) e due
Cardinali Preti, mentre i cantori intonavano l’inno Ad regias Agni dapes e il
verso Exaudiat
nos al termine. Poi dopo un’orazione e la benedizione, il Papa
toglieva i paramenti e si ritirava nelle sue camere. Il Sabato in albis vi era
Messa alla Cappella papale (alla Paolina in Quirinale o alla Sistina in
Vaticano) celebrata da un Cardinale Prete con l’assistenza del Papa. I
Cardinali vi intervenivano in cappe rosse, e la Corte secondo il solito in
abito corale, ma dopo l’Agnus Dei della Messa, e precisamente dopo
la Comunione del celebrante, tutti indossavano i paramenti come quando il Papa
celebrava in persona: i Cardinali toglievano le cappe nel quadrato del coro e
vestivano sopra il rocchetto e l’amitto i paramenti bianchi (piviale per i
Cardinali Vescovi, pianeta per i Cardinali Preti, dalmatica per i Cardinali
Diaconi); i Vescovi e gli Abati presenti andavano in sacrestia a indossare il
piviale, i collegi della prelatura che avevano l’uso della cotta toglievano le
cappe per metterla; in più i penitenzieri di San Pietro arrivavano vestiti in
pianeta con la berretta nera in mano. Il Papa imponeva l’incenso, e dalla
Cappella partiva una piccola processione composta da due mazzieri, il
turiferario, il Suddiacono di Cappella con la Croce astile in mezzo a due
accoliti, e il Suddiacono apostolico (che è un Uditore di Rota) in tonacella
con due cappellani comuni in cotta, tutti preceduti dalla guardia svizzera.
Questi andavano a prendere un bacile d’argento, coperto di seta rossa, con
gli Agnus Dei benedetti, racchiusi nel cotone e in pacchetti
di vario formato legati di fettucce di seta. Rientrando in Sistina, tutti
genuflettevano mentre il Suddiacono che portava il bacile cantava: Pater
Sancte, isti sunt Agni novelli, qui annuntiaverunt vobis, alleluja; modo
venerunt ad fontes, repleti sunt claritate, alleluja, (“Padre santo, questi
sono i nuovi agnelli, che vi portano l’annunzio, alleluia; ora sono venuti al
fonte, sono stati riempiti di splendore, alleluia”) cui il coro rispondeva Deo
gratias, alleluja.
Questo avveniva per tre volte, su un tono sempre più alto, all’ingresso della
Cappella, all’ingresso della quadratura e ai piedi del trono. Allora gli Agnus
Dei erano portati al Papa in trono, che cominciava a distribuirli. I Cardinali
li ricevevano in piedi dentro la mitra che portavano in mano, in pacchetti
avvolti in seta, dopo aver baciato gli stessi Agnus Dei, la mano e il ginocchio
del Papa; i Vescovi in ginocchio sempre nella mitra, baciando il pacchetto, e
il ginocchio; gli Abati baciando invece il piede; la prelatura li riceveva
dentro il berretto, dopo aver similmente baciato il piede del Pontefice, come
anche i Penitenzieri della Basilica Vaticana. Erano poi ammessi dei nobili
laici eventualmente presenti, che baciavano il piede. Finita la distribuzione
la Messa riprendeva e dopo la benedizione apostolica il Papa si ritirava.
Molti Agnus Dei rimanevano poi a disposizione presso
l’Elemosineria apostolica per essere distribuiti gratuitamente a chiunque ne
facesse richiesta. Gli effetti ammirabili degli Agnus Dei sono spiegati in
antichi versi latini che riportiamo qui sotto, e dei quali spieghiamo qui di
seguito il senso. Nati dal fonte e santificati da un mistico rito, gli agnelli
di cera pura bagnati dall’acqua, dal balsamo e dal crisma possono scacciare la
folgore, rimettere il peccato (veniale, e in più diminuire le pene dei
peccati), preservare dai pericoli le donne incinte e portare a buon fine il
parto; spengono gli incendi se gettati nel fuoco, preservano dai flutti, dalla
morte improvvisa, dal diavolo e dalla tentazione, insieme a tantissimi altri
doni per chi li porta degnamente su di sé. In più hanno la straordinaria
caratteristica che ogni pezzo pur piccolo vale quanto l’intero. Da qui la
pratica di moltiplicarli includendone dei frammenti in speciali medaglie che
recano impressi gli stessi disegni della cera. Esiste anche, lo segnaliamo, un
altro genere di Agnus Dei, simile al primo ma composto di cera
mista a polvere delle catacombe, detta pasta dei martiri, e considerato alla
stregua di una reliquia. Questo è considerato santificato per la sua origine e
non è quindi benedetto dal Papa; è in disuso almeno da inizio Novecento, e si
distingue per il colore grigiastro.
Balsamus
et munda cera cum chrismatis unda
Conficiunt
Agnum; quod munus do tibi magnum,
Fontem
velut natum, per mystica sanctificatum,
Fulgura
desursum depellit, et omne malignum
Peccatum
frangit, ut Christi sanguis, et angit,
Praegnans
servatur simul et partus liberatur.
Munera
fert dignis, virtutem destruit ignis,
Portatus
munde, de fluctibus eripit undae.
Morte
repentina servat, Satanæque ruina.
Si
quis honorat eum retinet super hostem trophæum.
Parsque
minor tantum, tota valet integra quantum.
Benedizione
degli Agnus Dei
Il
Papa si appressa al bacile d’acqua preparato e, per prima cosa, recita questa
preghiera:
«Signore
Iddio, Padre Onnipotente, Creatore degli elementi, conservatore del genere
umano, autore della grazia e della salute eterna, voi che avete ordinato alle
acque che uscirono dal Paradiso di bagnare tutta la terra; voi il cui unico
Figlio ha camminato a pie' fermo sulle acque e ricevuto il battesimo nel loro
seno; ha poi sparso acqua mista a sangue dal suo sacratissimo costato, ed ha
comandato ai suoi discepoli di battezzare tutte le nazioni: Voi siateci
propizio e spargete la vostra benedizione su noi che celebriamo tutte queste
meraviglie, affinché siano benedetti c santificati, per mezzo vostro, questi
oggetti che noi immergeremo in queste acque, e che l'onore e la venerazione che
porteremo loro meritino a noi, vostri servitori, la remissione dei peccati, il
perdono e la grazia, finalmente la vita eterna con i vostri santi e i vostri
eletti».
Dopo
queste preghiere, il Papa, cingendosi di un telo, si siede presso il bacino. I
suoi assistenti gli portano gli Agnus Dei; egli li immerge nell'acqua,
raffigurando così il battesimo dei nostri neofiti. Alcuni prelati ve li
ritirano poi e li depongono su tavoli coperti di teli bianchi. Allora il
Pontefice si alza e pronuncia quest'altra preghiera:
«Spirito
Divino, che fecondate le acque e le fate servire ai vostri più grandi misteri,
voi che loro togliete l'amarezza e le rendete dolci e che, santificandole, col
vostro soffio, vi servite di esse per cancellare tutti i peccati per mezzo
dell'invocazione della Santa Trinità; degnatevi benedire, santificare e
consacrare questi Agnelli che sono stati gettati nell'acqua santa, e imbevuti
del balsamo e del Sacro Crisma; che essi ricevano da voi la virtù contro gli
sforzi della malizia del diavolo; che tutti quelli che li porteranno su di loro
restino al sicuro; che non abbiano a temere alcun pericolo; che la cattiveria
degli uomini non sia a loro nociva; e degnate essere la loro forza e la loro
consolazione. Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio Vivente, che siete l'Agnello
innocente, sacerdote e vittima; Voi che i Profeti hanno chiamato la Vigna e la
Pietra angolare, voi che ci avete riscattati nel vostro Sangue e che di questo
sangue avete marcato i nostri cuori e le nostre fronti, affinché il nemico,
passando vicino alle nostre case, non ci colga col suo furore; Voi che siete
l'Agnello senza macchia, la cui immolazione è continua; l'Agnello Pasquale
divenuto, sotto le specie del Sacramento, il rimedio e la salvezza delle nostre
anime; che ci conducete attraverso il male del secolo presente alla
risurrezione e alla gloria dell'eternità; degnatevi benedire, santificare e
consacrare questi agnelli senza macchia, che in vostro onore noi abbiamo
formato di cera vergine e imbevuti dell'acqua santa, del balsamo e del sacro
Crisma, onorando in essi la vostra divina concezione che fu l'effetto della
Virtù divina. Difendete quelli che li porteranno su di loro dalle fiamme, dalla
folgore, dalla tempesta, da ogni avversità; liberate, per mezzo loro le madri
che sono nei dolori del parto, come voi avete assistito la vostra, quando vi
dette alla luce; e nella stessa guisa che avete salvato Susanna dalla falsa
accusa, la beata Vergine e Martire Tecla dal rogo e Pietro dai ceppi della
prigionia, degnatevi di liberarci dai pericoli di questo mondo e fate che noi
meritiamo di vivere con voi eternamente».
(da:
P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad.
it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp.
65-74)
Come vorrei averne uno o almeno un pezzetto da dividere con una persona
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