Il
3 ottobre, vigilia della festa di san Francesco, ricorre la memoria del suo
piissimo transito avvenuto ad Assisi presso Santa Maria degli Angeli alla
Porziuncola la sera fra il 3 e il 4 ottobre del 1226.  
San
Bonaventura, nella Leggenda Maggiore, così ce lo descrive: «… Avvicinandosi il
momento del suo transito, fece chiamare intorno a sé tutti i frati del luogo e,
consolandoli della sua morte con espressioni carezzevoli li esortò con paterno
affetto all’amore di Dio. Si diffuse a parlare sulla necessità di conservare la
pazienza, la povertà, la fedeltà alla santa Chiesa Romana, ma ponendo sopra
tutte le altre norme il santo Vangelo. Mentre tutti i frati stavano intorno a
lui, stese sopra di loro le mani, intrecciando le braccia in forma di croce
(giacché aveva sempre amato questo segno) e benedisse tutti i frati, presenti e
assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso. Inoltre aggiunse ancora:
“State saldi, o figli tutti, nel timore del Signore e perseverate sempre in
esso! E, poiché sta per venire la tentazione e la tribolazione, beati coloro
che persevereranno nel cammino iniziato! Quanto a me, mi affretto verso Dio e
vi affido tutti alla Sua grazia!”. Terminata questa dolce ammonizione, l’uomo a
Dio carissimo comandò che gli portassero il libro dei Vangeli e chiese che gli
leggessero il passo di Giovanni, che incomincia: “Prima della festa di
Pasqua...” (Gv 13, 1). Egli, poi, come poté, proruppe nell’esclamazione del
salmo: “Con la mia voce al Signore io grido, con la mia voce il Signore io
supplico” e lo recitò fin al versetto finale: “Mi attendono i giusti, per il
momento in cui mi darai la ricompensa” (cfr. Sal 141, 1-8). Quando, infine, si
furono compiuti in lui tutti i misteri, quell’anima santissima, sciolta dal
corpo, fu sommersa nell’abisso della chiarità divina e l’uomo beato
s’addormentò nel Signore (cfr. At 7, 60)» (FF 1241 - 1242 - 1243).
Annualmente
le varie famiglie Francescane celebrano una apposita cerimonia commemorativa che
qui presentiamo secondo il  Breviarium Romanum ad usum Ordinis Fratrum
Minorum Conventualium (1910).
Per
le edizioni del 1931 e 1955 di questa stessa cerimonia nella forma in uso presso i Minori Osservanti, rimandiamo a Il transito di san Francesco nella tradizione liturgica francescana, Rerum Liturgicarum. 
La
funzione si svolge presso l’altare di san Francesco, su cui è esposta una
reliquia. La si può celebrare, a seconda delle varie usanze locali, la sera del
3 ottobre dopo i primi vespri della Solennità di san Francesco, oppure la sera
del 4 ottobre, dopo i secondi vespri. 
![]()  | 
Patriarcale
Basilica di santa Maria degli Angeli (Assisi), Cappella del Transito di san
Francesco
Nell’andare in
  processione dall’altar maggiore all’altare di san Francesco si canta l’inno: 
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 |||
Jam
  noctis umbra obdúxerat 
diffúsa
  terris aethera, 
extréma
  Patrem cum dies 
urgébat
  horae praescium. 
O
  quae viri constántia! 
Secúra
  mentis quae fides! 
Quae
  fervidis incéndia 
flammis
  cremant praecórdia! 
Plorant
  geméntes fílii 
Patrémque
  circum cóndolent: 
quid,
  pastor, aegrum déseris 
ovíle?
  Flentes clámitant. 
At
  ille in altum lúmina 
mitémque
  tóllens déxteram: 
vos,
  inquit, alma próvido 
perfúndat
  imbre grátia. 
Procul
  sit error méntibus 
vestrísque
  labes sit procul 
impúra
  tectis: única 
virtus
  nitéscat córdibus. 
Haec
  allocútus, spíritus 
humána
  liquit: síderis 
instar
  niténtis coetibus 
nubes
  beátis ínserit. 
Sit
  laus Patri, sit Fílio, 
et
  par decus Paráclito, 
qui
  nos perénni glória 
donent
  per omne saeculum. Amen. 
 | 
  
L’ombra
  della notte s’era già 
abbondante
  riversata sulla terra, 
quando
  la fine incalzava ormai 
il
  Padre presago dell’ultima ora. 
O
  che costanza! 
O
  che fede di animo saldo! 
Che
  incedi di ardenti fiamme 
bruciano
  il suo cuore! 
I
  figli si struggon gementi,  
e
  soffrono attorno al Padre: 
“Perché,
  o pastore, lasci in affanno 
l’ovile?”,
  chiedono in pianto 
Egli
  leva in alto gli occhi  
e
  mite  stende sopra di loro la destra: 
“Su
  voi scenda qual provvida pioggia 
la
  grazia divina. 
Allontani
  dalle menti l’errore, 
il
  peccato impuro sia lontano 
dalle
  vostre dimore: solo 
la
  virtù risplenda nei cuori”. 
Ciò
  detto, lo spirito  
abbandona
  la terra: come una stella 
lucente,
  fra le schiere beate,  
un
  nube lo trasporta. 
Lode
  al Padre e al Figlio, 
pari
  onore al Paraclito; 
che
  ci diano gloria perenne 
per
  tutti i secoli. Amen. 
 | 
 ||
Arrivati all’altare
  di san Francesco, stando in ginocchio si canta: 
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 |||
O
  Patriarca pauperum, Francisce, tuis precibus auge tuorum numerum in caritate
  Christi: quos cancellatis minibus caecutiens, ut moriens Jacob, benedixisti. 
 | 
  
Francesco,
  Patriarca dei poverelli, con tue preghiere aumenta il numero dei tuoi figli:
  tu che li benedicesti con le mani piagate e cieco come Giacobbe morente. 
 | 
 ||
V. Benedicat nos
  Deus, Deus noster, benedicat nos Deus. 
R.  Et metuant eum omnes fines terrae. 
 | 
  
V. Ci benedica
  Dio, il nostro Dio; ci benedica Dio. 
R.  E lo temano tutti i confini della terra. 
 | 
 ||
Oremus 
Clementissime
  Deus, qui servo tuo Moysi, ut nomine sancto tuo invocato super populum tuum
  sic benediceret, praecepisti; nec non sanctissimo Patri nostro Francisco, ut
  sic benediceret, dedisti: Benedicat tibi Dominus, et custodiat te, ostendat
  faciem suam tibi, et misereatur tui; convertat vultum suum ad te, et det tibi
  pacem; imploramus clementiam tuam, ut super nos et omnes filios tuos, super
  habitatores hujus civitatis, ac super totum populum Christianum, super quos
  invocatum est nomen tuum sanctum, intercedente beata Virgine Genitrice Dei Maria,
  ac beat Patre nostro Francisco, et omnibus sanctis tuis, hujus sanctissimae
  tuae benedictionis dona plenissime descendant. Qui vivi set regnas in saecula
  saeculorum.  
R. Amen  
 | 
  
Preghiamo 
Clementissimo
  Iddio, che come al servo tuo Mosè che per l’invocazione del tuo santo nome
  comandasti di benedire il tuo popolo; pure al santissimo Padre nostro
  Francesco, così desti di benedire: “Ti benedica il Signore e ti custodisca.
  Ti mostri il suo volto e abbia pietà di te. Rivolga  a te il suo volto e ti dia la pace”;
  imploriamo la tua clemenza affinché su noi e su tutti i tuoi figli, sugli
  abitanti di questa città e su tutto il popolo cristiano, sui quali è stato
  invocato il tuo santo nome, discendano pienamente, per l’intercessione della
  beata Vergine e Madre di Dio, e del beato Padre nostro Francesco e di tutti i
  santi, i doni di questa tua santissima benedizione. Tu vivi e regni nei
  secoli dei secoli. 
R. Amen 
 | 
 ||
Quindi si
  canta l’antifona: 
 | 
 |||
O
  sanctissima anima, in cujus transitu cæli cives occurrunt; Angelorum chorus
  exultat, et gloriosa Trinitas invitat dicens: mane nobiscum in æternum. 
 | 
  
O
  santissima anima, al tuo passaggio da questo mondo, i Cittadini del cielo ti
  corrono incontro il coro degli Angeli esulta, la Trinità gloriosa t'invita
  dicendo: "Rimani con noi per sempre". 
 | 
 ||
Salmo 141 
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Voce
  mea ad Dominum clamavi : voce mea ad Dominum deprecatus sum. 
Effundo
  in conspectu ejus orationem meam : et tribulationem meam ante ipsum
  pronuntio. 
In
  deficiendo ex me spiritum meum : et tu cognovisti semitas meas. 
In
  via hac qua ambulabam : absconderunt laqueum mihi. 
Considerabam
  ad dexteram, et videbam : et non erat qui cognosceret me. 
Periit
  fuga a me : et non est qui requirat animam meam. 
Clamavi
  ad te, Domine, dixi : Tu es spes mea, portio mea in terra viventium. 
Intende
  ad deprecationem meam : quia humiliatus sum nimis. 
Libera
  me a persequentibus me : quia confortati sunt super me. 
Educ
  de custodia animam meam 
ad
  confitendum nomini tuo : me exspectant justi donec retribuas mihi. 
Gloria
  Patri, et Filio, et Spirítui Sancto. 
Sicut
  erat in principio, et nunc, et semper, et in sæcula
  sæculorum. Amen. 
 | 
  
Con
  la mia voce al Signore grido aiuto: 
con
  la mia voce supplico il Signore. 
Davanti
  a lui effondo la mia preghiera : al tuo cospetto sfogo la mia angoscia. 
Mentre
  il mio spirito vien meno : tu conosci la mia via. 
Nel
  sentiero dove camminavo : mi hanno teso un laccio. 
Guardavo
  a destra e vedevo : nessuno mi riconosceva. 
Non
  c'è per me via di scampo : nessuno ha cura della mia vita. 
Io
  grido a te, Signore, dico : Sei tu il mio rifugio, sei tu la mia sorte nella
  terra dei viventi. 
Ascolta
  la mia supplica: ho toccato il fondo dell'angoscia. 
Salvami
  dai miei persecutori : perché sono di me più forti. 
Strappa
  dal carcere la mia vita, perché io renda grazie al tuo nome : i giusti mi
  faranno corona quando mi concederai la tua grazia. 
Gloria
  al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. 
Come
  era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. 
 | 
 ||
V. Educ de
  custodia animam meam 
ad
  confitendum nomini tuo. 
R. Me exspectant
  justi donec retribuas mihi. 
 | 
  
V. Strappa dal
  carcere la mia vita, perché io renda grazie al tuo nome. 
R. I giusti mi
  faranno corona quando mi concederai la tua grazia. 
 | 
 ||
Oremus 
Pater
  noster seraphice, qui die sabbato in sero in hora tui ex hoc mundo ad caelum
  transitus, circumsedentibus, ac lacrimantibus tuis dilectissimis filiis,
  coram te, patriarcha pauperum, cujus jam oculi non senectute sed lacrimis
  caligaverant, mori proximus, ut moriens Jacob, bracchiis cancellatis, super
  eos manus in modum crucis extendisti, omnibusque fratribus praesentibus et
  futuris in Crucifixi virtute ac nomine mira caritate benedixisti; nobis,
  quaesumus, qui coram te humiliter prostrati gementes et flentes tuum
  sacratissimae mortis transitum devotissime commemoramus, paterna pietate
  succurre, atque praemissa tuae sanctae benedictionis effectum efficaciter
  obtinere digneris ab eodem Domino nostro Jesu Christo, qui mira Crucis
  mysteria in te beatissimo Patre, ac Patriarcha nostro multiformiter
  demonstravit. Qui cum Patre et Spiritu Sancto vivit et regnat Deus in saecula
  saeculorum. 
R. Amen 
 | 
  
Preghiamo 
Padre
  nostro serafico, che nella sera del sabato all’ora del tuo transito da questo
  mondo al cielo, mentre i tuoi figli sedevano e piangevano di fronte a te, o
  Patriarca dei poveri, i cui occhi ormai non le vecchiaia ma le lacrime
  avevano spento, prossimo alla morte, come il morente Giacobbe, con le braccia
  piagate, su di loro estendesti le mani in forma di Croce, e benedicesti tutti
  i frati presenti e futuri per la virtù e nel nome del Crocifisso con carità
  mirabile; sovvieni a noi che, davanti a te, prostrati gementi e piangenti, devotissimamente
  commemoriamo il passaggio della tua sacratissima morte e degnati di ottenerci
  l’effetto della tua benedizione dal medesimo Signor nostro Gesù Cristo, che
  in te beatissimo Padre nostro e Patriarca, ha variamente manifestato gli
  ammirabili misteri della Croce. Egli è Dio e vive e regna col Padre e lo
  Spirito Santo nei secoli dei secoli. 
R. Amen 
 | 
 ||
Salve,
  Sancte Pater, patriae lux, forma Minorum. Virtutis speculum, recti via,
  regula morum: Carnis ab exilio duc nos ad regna polorum. 
V. Franciscus
  pauper et humilis coelum dives ingreditur.  
R.  Hymnis coelestibus honoratur. 
 | 
  
Salve,
  Padre santo, luce della patria, modello per i Frati Minori. Specchio di
  virtù, via verso ciò che è retto, regola di vita. Dall'esilio della carne,
  conducici al regno dei cieli. 
V. Il povero ed
  umile Francesco entra ricco nel cielo. 
R.  Onorato da inni celestiali 
 | 
 ||
Oremus 
Deus
  qui hodierna die animae beati Patris nostri Francisci, aeternae beatitudinis
  praemia contulisti: concede: propitius, ut qui ejus migrationis memoriam piis
  affectibus celebramus, ad ejusdem beatitudinis praemia feliciter pervenire
  mereamur.  Per Dominum nostrum Jesum
  Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti
  Deus, per omnia sæcula sæculórum.  
R. Amen. 
 | 
  
Preghiamo 
O
  Dio, che oggi hai concesso all’anima del beato Francesco nostro padre i premi
  dell’eterna beatitudine, concedici, propizio, che celebrando piamente la
  memoria del suo transito, meritiamo di felicemente giungere ai premi della
  medesima beatitudine. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è
  Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli
  dei secoli. 
R. Amen. 
 | 
 ||
V. Dominus
  vobiscum. 
R. Et cum
  spiritu tuo. 
V.  Benedicamus Dómino. 
R.  Deo gratias. 
V.  Fidélium animæ per misericordiam Dei requirscant
  in pace. 
R.  Amen. 
 | 
  
V.  Il Signore sia con voi. 
R.  E con il tuo spirito. 
V.  Benediciamo il Signore. 
R.  Rendiamo grazie a Dio. 
V.  Le anime dei fedeli per la misericordia di
  Dio riposino in pace. 
R.  Amen. 
 | 
 ||
V. Jube, domne,
  benedicere. 
 | 
  
V. Degnati, o padre,
  di benedirmi. 
 | 
 ||
Il Sacerdote
  prende la reliquia di san Francesco e benedice il popolo dicendo: 
 | 
 |||
Per
  intercessionem beati Patris nostri Francisci ille vos bene ✠dicat qui sine
  fine vivit et regant.  
R.  Amen. 
 | 
  
Per
  l’intercessione del nostro santo Padre Francesco vi bene✠dica Colui che
  vive e regna in eterno. 
R.  Amen. 
 | 
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