Sebbene
fin dai primordi della Chiesa pure i fedeli comunicassero al calice,
l'insorgere in Occidente di varie eresie eucaristiche, la Chiesa Latina adottò
progressivamente l'uso di comunicare i fedeli con la sola Ostia consacrata, per
inculcare la verità di fede delle sostanziale presenza del Cristo tutto intero
- Christus totus - sotto ciascuna delle due specie, come
bene spiega san Tommaso (ST, III, q. 76, a. 2). Insorgendo gli eretici del
secolo XV e XVI contro questa prassi ecclesiastica, il Concilio Tridentino con
decreto del 16 giugno 1562 volle chiarire la faccenda.
Proemio.- Il
sacrosanto Concilio ecumenico e generale Tridentino, legittimamente riunito
nello Spirito Santo, sotto la presidenza dei medesimi Legati della Sede
Apostolica, poiché per le arti dell’iniquissimo demonio sono state messe in
giro, in diversi luoghi, cose mostruose sull’adorabile e santissimo Sacramento
dell’Eucarestia, per cui in alcune province molti sembrano essersi allontanati
dalla fede e dall’obbedienza della Chiesa Cattolica, crede che a questo punto
debbano esporsi le verità che riguardano la comunione sotto le due specie e la
comunione dei fanciulli. Esso, quindi, proibisce assolutamente a tutti
i fedeli cristiani di osare di credere, insegnare, predicare diversamente, in
seguito, su questi argomenti, da quanto è stato spiegato e definito con questi
decreti.
Capitolo
I.- Dichiara, dunque, ed insegna, lo stesso santo sinodo, istruito
dallo Spirito Santo, - che è Spirito di sapienza e di intelletto, Spirito di
consiglio e di pietà (Cfr. Is 11, 2) -, ed attenendosi al giudizio e all’uso
della Chiesa stessa, che i laici e i chierici
che non celebrano, non sono obbligati da nessun precetto divino a ricevere il
sacramento dell’Eucarestia sotto le due specie, e che non si può assolutamente
dubitare (senza diminuzione per la fede) che basti ad essi, per la salvezza, la
comunione sotto una sola specie. Poiché, anche se Cristo signore,
nell’ultima cena istituì e diede agli apostoli questo Sacramento sotto le
specie del pane e del vino, non è detto, però, che quella istituzione e quella
consegna voglia significare che tutti i fedeli per istituzione del Signore
siano obbligati a ricevere l’una e l’altra specie. Che poi la comunione sotto
entrambe le specie sia comandata dal Signore, non si deduce neppure dal
discorso di Giovanni VI, comunque esso, secondo le varie
interpretazioni dei santi padri e dottori, debba intendersi. Infatti, chi
disse: “Se non mangerete la carne del Figlio dell’uomo e non berrete il suo
sangue, non avrete la vita in voi, disse pure: Se qualcuno mangerà di questo
pane, vivrà in eterno” (Gv 6, 52). E Chi disse: “Chi mangia la mia carne e beve
il mio sangue, ha la vita eterna” (Gv 6, 55), disse anche: “Il pane che io darò
è la mia carne per la vita del mondo”; e finalmente chi disse: “Chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui” (Gv 6, 57), disse,
tuttavia: “Chi mangia questo pane, vive in eterno” (Gv 6, 59).
Capitolo
II.- Il Concilio dichiara, inoltre, che la Chiesa ha sempre
avuto il potere di stabilire e mutare nella distribuzione dei sacramenti, salva
la loro sostanza, quegli elementi che ritenesse di maggiore utilità per chi li
riceve o per la venerazione degli stessi sacramenti, a seconda delle
circostanze, dei tempi e dei luoghi. Cosa che l’apostolo sembra accennare
chiaramente, quando dice: “La gente ci ritenga servi di Cristo e dispensatori
dei misteri di Dio” (1Cor 4, 1). Ed è abbastanza noto che egli stesso si è
servito di questo potere, sia in molte altre circostanze (Cfr. At 16. 3; 21,
26-27) che in relazione a questo stesso sacramento, quando, date alcune
disposizioni circa l’uso di esso: “Il resto, dice, lo disporrò quando verrò”
(1Cor 11, 34). Perciò la Santa Madre
Chiesa, consapevole di questo suo potere nell’amministrazione dei sacramenti,
anche se all’inizio della Religione Cristiana l’uso delle due specie non era
stato infrequente, col progredire del tempo, tuttavia, mutato in larghissima
parte della chiesa quell’uso, spinta da gravi e giusti motivi, approvò la consuetudine
di dare la comunione solo sotto una sola specie e credette bene farne una
legge, che non è lecito riprovare o cambiare a proprio capriccio, senza
l’autorità della stessa Chiesa.
Capitolo
III.- Il concilio dichiara, inoltre, che quantunque il nostro
Redentore, com’è stato detto poco fa, abbia istituito e dato agli Apostoli,
nell’ultima cena, questo sacramento sotto due specie, bisogna
tuttavia confessare che anche sotto una sola specie si riceve Cristo tutto
intero e il vero sacramento, e che, per quanto riguarda il frutto, quelli che
ricevono una sola specie non vengono defraudati di nessuna grazia necessaria
alla salvezza.
Capitolo
IV.- Finalmente lo stesso santo sinodo insegna che i bambini che non
hanno l’uso della ragione, non sono obbligati da alcuna necessità alla
comunione sacramentale dell’eucarestia. Rigenerati, infatti, dal lavacro del
battesimo (Cfr. Tt 3, 5) e incorporati a Cristo, non possono, a quell’età,
perdere la grazia di figli di Dio, che hanno acquistato.
Non
si deve, tuttavia, condannare l’antichità, se in qualche luogo ha conservato
quest’uso. Come, infatti, quei padri santissimi dovettero avere un motivo
plausibile, per l’indole di quei tempi, che giustificasse il loro modo d’agire,
così bisogna credere che, senza dubbio, hanno agito in tal modo, senza pensare
affatto che ciò fosse necessario alla salvezza.
CANONI
1. Se
qualcuno dirà che tutti e singoli i fedeli cristiani devono ricevere l’una e
l’altra specie del santissimo sacramento dell’eucarestia per divino precetto o
perché sia necessario alla salvezza, sia anatema.
2. Chi
dirà che la santa chiesa cattolica non sia stata addotta da giuste ragioni e da
giusti motivi, a dare la comunione ai laici e a quei sacerdoti che non
celebrano sotto una specie soltanto o che in ciò essa erri, sia anatema.
3. Se
qualcuno negherà che sotto la sola specie del pane si riceve Cristo, fonte ed
autore di tutte le grazie, tutto intero perché, come alcuni dicono falsamente,
non è ricevuto sotto l’una e l’altra specie, secondo l’istituzione di Cristo,
sia anatema.
4. Se
qualcuno dirà che la comunione eucaristica è necessaria ai bambini anche prima
che abbiano raggiunto l’età di ragione, sia anatema.
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