mercoledì 6 giugno 2018

Miracolo Eucaristico di Torino

Torino non è solo la città della Sindone, essa è pure “la città del Santissimo Sacramento” (Pio XII) a motivo del miracolo eucaristico che vi si verificò il 6 giugno 1453. Ci racconta questo prodigio del Dio-con-noi san Giovanni Bosco che in occasione del IV centenario del Miracolo ne scisse un saggio storico.
  
  

Mentre governava la santa Romana Chiesa Nicolò V, e Ludovico di Savoia era duca di Torino, avvenne uno strepitoso miracolo nella città di Torino. Innumerevoli storici vanno d’accordo nel riferirlo come segue.

In una guerra di que’ tempi avvenuta tra Savoiardi, Piemontesi e Francesi, parecchi luoghi posti sul confine di questi Stati furono saccheggiati. La terra di Exilles, paese poco distante da Susa, fu pure abbandonata all’arbitrio dei predatori. Alcuni ribaldi non paghi di quanto trovarono nelle case dei privati, entrarono nella Chiesa Parrocchiale di questo paese, e tra le altre cose rubarono un ostensorio con entro l’ostia consacrata. Involsero il sacro vaso con altre spoglie, e fattone un grosso fagotto, il posero sopra un mulo prendendo la strada di Torino.

Era il sei di giugno 1453, verso le cinque pomeridiane, quando giunsero in Torino innanzi ad una chiesa dedicata a S. Silvestro. Ivi il Signore voleva palesare ai Torinesi un segno del suo immenso amore e dell’infinita sua potenza. Improvvisamente il mulo si ferma, stramazza al suolo, e rimane immobile; il condottiero grida, minaccia e percuote il giumento, ma tutto invano.

Allora l’invoglio,come se fosse disfatto da mano invisibile, ad un tratto si scioglie, e l’ostensorio da se stesso si leva in aria e si ferma a vista di tutti, tramandando risplendentissima luce. In pochi istanti il fatto si  divulga per tutta la città, e il popolo corre affollato a contemplare le divine maraviglie.

Un sacerdote di nome Bartolommeo Cocono, alla vista di tale prodigio, recasi tosto ad informare il Vescovo di nome Ludovico Romagnano. Quel prelato, assicuratosi di quanto avveniva, raduna quei canonici e clero che in quel momento poté raccogliere, e, facendo precedere la croce, vanno tosto processionalmente in sul luogo. Colà giunti attoniti e maravigliati si prostrano a terra, e adorano il Santissimo Corpo di Gesù Cristo, in nuova guisa glorificato. Ma quale non fu la meraviglia, allorché videro l’ostensorio cadere in terra, e l’ostia sola rimanere in aria più risplendente che il sole! Universale commozione sorprende tutti gli astanti: lagrime, sospiri, fervorose preghiere occupano la mente e il cuore di tutti; da tutte le parte si esclama: mane nobiscum Domine: Signore, rimani fra noi. Il Vescovo preso un calice lo tiene colle mani alzate sotto all’ostia, che tuttora stava sospesa in aria tramandando vivi raggi come risplendetissimo sole. Ed ecco un nuovo prodigio; quasi l’ostia volesse ubbidire alla voce del pastore e de’ fedeli, a poco a poco si abbassa e discende nel calice. Allora fra cantici dell’estatica moltitudine, il Vescovo porta come in grande trionfo il sacro deposito nella Chiesa Cattedrale di S. Giovanni.

Quell’ostia sacrosanta si conservò per lungo tempo in questa chiesa, recandosi i Torinesi con edificante pietà ad adorarla. La fama di tal prodigio non fu ristretta nella città di Torino; molti dai vicini paesi vennero ad adorare Gesù Sacramentato, e fra le molte grazie che si ottennero per quell’ostia prodigiosa, merita di essere riferita quella che riguarda ad un certo Tommaso Soleri di Rivarolo, Diocesi d’Ivrea. Era questi da tre anni inchiodato in un letto per dolorosissima malattia di podagra. Udito a parlare del gran miracolo avvenuto in Torino, fece voto, e con vivezza di fede promise, che se fosse guarito, sarebbe andato a visitare quell’ostia miracolosamente scoperta, facendo celebrare una Messa coll’offerta di una torchia del peso di tre libbre.

Fatta la promessa si sentì immantinente guarito; tosto si levò dal letto servendosi di quelle mani e di quei piedi che da tre anni gli tornavano inutili. Pertanto nel 1454, vale a dire, l’anno immediatamente dopo il miracolo, venne da Rivarolo a compiere in persona il voto da lui fatto, e ringraziare il Signore Iddio della grazia ricevuta.

Nel 1455 i canonici della Metropolitana si radunarono a Concilio e ad unanimità di voti decretarono di far costrurre un magnifico tabernacolo per conservare in luogo più degno l’ostia prodigiosa, la quale si conservò, finché venne ordine da Roma, che fosse consumata secondo il sacro rito.

Se qualcuno ci domandasse, che cosa rammenti ai popoli la chiesa del Corpus Domini, noi possiamo rispondere: questa chiesa è un monumento parlante, che dice a tutti quelli che la veggono: QUI AVVENNE IL GRAN PRODIGIO. Nell’anno 1453 il Municipio di Torino ordinò, che il luogo del miracolo fosse segnato con una cappelletta, la quale divenne bentosto ristretta atteso il gran concorso di popolo che ivi interveniva.

Nel 1521 i Decurioni della Città, desiderosi che sempre più viva si mantenesse la memoria di un tal miracolo, ottennero dall’Arcivescovo la facoltà di fabbricare un’altra chiesa più vasta, vale a dire, racchiudendo il sito in cui era avvenuto il miracolo. La qual chiesa in breve tempo fu condotta a termine; e nel 1525 fu eretta la Compagnia del Corpus Domini, la quale appunto porta per divisa il calice dorato, a cui sovrasta l’ostia onde rappresentare in viva immagine e continua visibile storia il miracoloso avvenimento.

Nel tristo caso che una pestilenza funestava questa nostra città, il Municipio in corpo fece voto di edificare un nuovo tempio di più ampia e magnifica forma. Ricorsero perciò a Monsignore Carlo Broglia, Arcivescovo di Torino, il quale volle egli stesso informarsi bene della verità del miracolo: e lasciò scritto che: informato appieno dello stupendo e verissimo miracolo, sì per le antiche autentiche scritture da lui vedute e lette, come per le debite e legittime informazioni, assecondò la dimanda.

L’opera fu cominciata nel 1607, e fu con somma alacrità condotta a termine, ed è la presente chiesa del Corpus Domini, la quale noi chiamiamo monumento che afferma e dice a tutti quelli che vivono e vivranno dopo di noi, come Iddio siasi compiaciuto manifestare ai Torinesi un tratto particolare di bontà e di amore.

Fra le cose che meritano speciale considerazione vuolsi rilevare il luogo dove avvenne il miracolo. Esso è quasi nel mezzo del pavimento della Chiesa, vicino al pulpito, cinto con cancelli di ferro; là proprio, ove il giument stramazzò, havvi una lapide in cui si legge:


HIC VBI PROFVGVM CHRISTI CORPVS

SVBDIALEM SIBI STATIONEM OBITER ELEGIT

AVGVSTVM HOC ET MANSVRVM

NVMINI DOMICILIVM CIVIBVS PERFVGIVM

TAVRINENSIS AVGVSTA

CISALPINOS POPVLOS DEPOPVLANTE TABE

PRO CIVIVM SALVTE DEVOVIT

ANNO MDLXXXXVIII


(Notizie storiche intorno al miracolo del SS. Sacramento avvenuto in Torino il 6 giugno 1453 con un cenno sul quarto centenario del 1853, Torino, 1853, pp. 7-13)



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