«Teresa,
la nuova Santa, avendo vivamente assorbito questa dottrina evangelica, la
tradusse nella pratica della vita quotidiana; anzi con la parola e con
l’esempio insegnò alle novizie del suo monastero questa via dell’infanzia
spirituale, e a tutti gli altri per mezzo dei suoi scritti: scritti che,
diffusi in tutto il mondo, nessuno legge senza volerli rileggere più e più
volte, con massima gioia dell’animo e con vantaggio. Infatti, questa
candidissima fanciulla, che fiorì nell’orto chiuso del Carmelo, avendo aggiunto
al proprio nome quello del Bambino Gesù, ne espresse al vivo in se stessa
l’immagine; quindi si deve dire che chiunque venera Teresa, venera e loda il
divino esempio, che ella ricopiò in sé. Oggi pertanto speriamo che negli animi
dei fedeli s’instauri un certo desiderio di praticare questa infanzia
spirituale, la quale consiste in questo: che tutto ciò che il fanciullo pensa e
fa per natura, anche noi lo pensiamo e lo facciamo per esercizio di virtù.
Infatti, come i fanciulli, non macchiati da nessuna colpa e non impediti da
nessuno sforzo di passione, riposano sicuri nel possesso della propria
innocenza (e privi affatto di ogni inganno e doppiezza esprimono sinceramente i
loro pensieri e agiscono rettamente mostrandosi esternamente quali di fatto
sono), così Teresa apparve di natura angelica più che umana, e acquistò la
semplicità del fanciullo, secondo le leggi della verità e della giustizia.
Poiché nella memoria della vergine di Lisieux erano ben impressi gl’inviti e le
promesse dello Sposo divino: “Chi è piccolo venga a me (Prov. IX, 4). Sarete
portati sul seno e sarete vezzeggiati sulle ginocchia. Come la madre accarezza
qualcuno, così io vi consolerò” (Is. LXVI, 12-13), così Teresa, consapevole
della propria fragilità, si affidò fiduciosa alla divina Provvidenza affinché,
appoggiandosi unicamente sul suo aiuto, potesse raggiungere la perfetta santità
della vita, pur attraverso asperrime difficoltà, avendo deciso di tendere ad
essa con la totale e gioiosa abdicazione della propria volontà. Non stupisce
quindi che nella santa suora si sia realizzato quanto disse Cristo: “Chiunque
si farà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli”
(Matth. XVIII, 4). Alla benevolenza divina piacque infatti arricchirla con il
dono di una sapienza pressoché singolare. Avendo attinto largamente la vera
dottrina della fede dall’istruzione del Catechismo, l’ascetica dall’aureo libro
dell’Imitazione di Cristo e la mistica dai volumi del suo Padre Giovanni della
Croce, alimentando inoltre la sua mente e il suo cuore nell’assidua lettura
delle Sacre Scritture, lo Spirito di verità le comunicò e manifestò ciò che
suole nascondere “ai sapienti ed ai prudenti” e rivelare “ai piccoli”; infatti,
ella - secondo la testimonianza del Nostro Predecessore - fu dotata di tanta
scienza delle cose celesti da indicare agli altri la via certa della salvezza.
E da questa partecipazione così doviziosa della divina luce e della divina
grazia divampò in Teresa un incendio così grande di carità che, portandola
continuamente quasi fuori dal corpo, infine la consumò, tanto che, poco prima
di lasciare la vita, poté candidamente dichiarare che « non aveva dato a Dio
nient’altro che amore ». Risulta parimenti che per questa forza di ardente
carità, nella giovane di Lisieux esistettero il proposito e l’impegno « di
lavorare per amore di Gesù, unicamente per piacergli, per consolare il suo
Sacratissimo Cuore e per promuovere la salvezza eterna delle anime, le quali
poi amassero Cristo per sempre »: che ciò ella abbia cominciato a fare e ad
ottenere appena giunse nella patria celeste si comprende facilmente da quella
mistica pioggia di rose, che per divina concessione, come da viva aveva
ingenuamente promesso, ha già sparso in terra e continua a spargere. Perciò,
Venerabili Fratelli e diletti Figli, vivamente desideriamo che tutti i
cristiani si rendano degni di partecipare a questa larghissima effusione di
grazie, patrocinata dalla piccola Teresa; ma molto più vivamente desideriamo
che guardino a lei con diligenza per imitarla, comportandosi come fanciulli,
perché, se non saranno tali, secondo quanto dice Cristo, verranno esclusi dal
regno dei cieli. Se da tutti verrà percorsa questa via dell’infanzia
spirituale, tutti vedranno quanto facilmente si potrà realizzare quella
correzione della società umana che abbiamo proposto fin dagl’inizi del Nostro
Pontificato e soprattutto indicendo il Giubileo Massimo. Perciò facciamo Nostra
quella preghiera con cui la nuova santa Teresa del Bambino Gesù, concluse la
sua preziosa autobiografia: “Ti supplichiamo, o buon Gesù, di riguardare al
grande numero delle piccole anime e di sceglierti sulla terra una legione di
vittime, che siano degne della tua carità”. Così sia.
(dall’Omelia
nella canonizzazione, 17 maggio 1925)
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