venerdì 30 marzo 2018

Feria sexta in Parasceve

La funzione liturgica del Venerdì Santo antichissima in tutti i suoi riti è ricchissima di simbolismi. La Chiesa si riveste del nero del lutto a motivo della morte del Cristo suo Sposo e contempla il mistero adorabile del Dio-Uomo che muore per la salvezza degli uomini vaticinato dai Profeti e raccontato da san Giovanni, presente sotto la Croce. Alla maestà di questo amantissimo nostro Redentore la Chiesa Romana innalza il grido della preghiera per sé stessa e per i bisogni del genere umana, non trascurando nemmeno lo stato miserando dei Giudei accecati che ancora rifiutano il Messia che già uccisero, come ci ricordano i drammatici Improperi. La Chiesa oggi, secondo la antichissima pratica, non celebra il Sacrificio: pertanto la Messa è detta dei Presantificati.  


I ministri rivestiti di nero (il sacerdote indossa la pianeta e i ministri le pianete plicate) si prostrano davanti all’altare. Durante la prostrazione sull’altare spoglio si stende una tovaglia. 
  

Sollevatisi il sacerdote con i ministri ascende l’altare e lo bacia nel mezzo. Poi va a leggere le Letture in cornu Epistolae, mentre il Lettore le canta nel luogo dove solitamente sic anta l’Epistola.

Lectio prima
Osee 6, 1-6
Hæc dicit Dóminus: In tribulatione sua mane consúrgent ad me: Veníte, et revertámur ad Dóminum: quia ipse cepit, et sanábit nos: percútiet, et curábit nos. Vivificábit nos post duos dies: in die tértia suscitábit nos, et vivémus in conspéctu ejus. Sciémus, sequemúrque, ut cognoscámus Dóminum: quasi dilúculum præparátus est egréssus ejus, et véniet quasi imber nobis temporáneus et serótinus terræ. Quid fáciam tibi, Ephraim? Quid fáciam tibi, Juda? misericórdia vestra quasi nubes matutína: et quasi ros mane pertránsiens. Propter hoc dolávi in prophétis, occídi eos in verbis oris mei: et judícia tua quasi lux egrediéntur. Quia misericórdiam vólui, et non sacrifícium, et sciéntiam Dei, plus quam holocáusta.

Questo dice il Signore: «Nella loro tribolazione si alzeranno al mattino per venire a me.  Diranno: “Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza. Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l'aurora. Verrà a noi come la pioggia di autunno, come la pioggia di primavera, che feconda la terra”. Che dovrò fare per te, Efraim, che dovrò fare per te, Giuda? Il vostro amore è come una nube del mattino,come la rugiada che all'alba svanisce. Per questo li ho colpiti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: poiché voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti».

Tractus
Habacuc 3, 1-3
Dómine, audívi audítum tuum, et tímui: considerávi ópera tua, et expávi.
V. In médio duórum animálium innotescéris: dum appropinquáverint anni, sognoscéris: dum advénerit tempus, osténdens,
V. In eo, dum conturbáta fúerit ánima mea: in ira, misericórdiæ memor eris.
V. Deus a Líbano véniet, et Sanctus de monte umbróso et condénso.
V. Opéruit coelos majéstas ejus: et laudis ejus plena est terra.

Ho sentito, o Signore, il tuo annunzio e ne ho avuto spavento. Ho considerato le tue opere e ne fui atterrito.
V. Tu ti rivelerai in mezzo a due animali; quando sarà vicino il tempo. Ti farai conoscere; quando sarà giunto il momento, ti farai vedere.
V. E poiché l'anima mia è turbata, tu nell'ira ti ricorderai d'aver pietà.
V. Dio verrà dal Libano e il Santo dal monte ombroso e folto.
V. La sua maestà ha coperto i cieli; la terra tutta è piena della sua gloria.

Oratio
Orémus
V. Flectámus génua.
R. Leváte.
Deus, a quo et Judas reátus sui poenam, et confessiónis suæ latro praemium sumpsit, concéde nobis tuæ propitiatiónis efféctum: ut, sicut in passióne sua Jesus Christus, Dóminus noster, divérsa utrísque íntulit stipéndia meritórum; ita nobis, abláto vetustátis erróre, resurrectiónis suæ grátiam largiátur: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. Amen.

Dio, da cui Giuda ricevette il castigo del suo delitto e il ladrone il premio del suo pentimento, fa a noi sentire l'effetto della tua pietà, affinché, come nella sua Passione Gesù Cristo Signor nostro diede all'uno e all'altro il dovuto trattamento, cosi tolte da noi le aberrazioni dell'uomo vecchio, ci dia la grazia della sua risurrezione. Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Lectio
Exodi 12, 1-11.
In diébus illis: Dixit Dóminus ad Móysen et Aaron in terra Ægýpti: Mensis iste vobis princípium ménsium primus erit in ménsibus anni Loquímini ad univérsum coetum filiórum Israël, et dícite eis: Décima die mensis hujus tollat unusquísque agnum per famílias et domos suas. Sin autem minor est númerus, ut suffícere possit ad vescéndum agnum, assúmet vicínum suum, qui junctus est dómui suæ, juxta númerum animárum, quæ suffícere possunt ad esum agni. Erit autem agnus absque mácula, másculus, annículus: juxta quem ritum tollétis et hædum. Et servábitis eum usque ad quartam décimam diem mensis hujus: immolabítque eum univérsa multitúdo filiórum Israël ad vésperam. Et sument de sánguine ejus, ac ponent super utrúmque postem et in superlimináribus domórum, in quibus cómedent illum. Et edent carnes nocte illa assas igni, et ázymos panes cum lactúcis agréstibus. Non comedétis ex eo crudum quid nec coctum aqua, sed tantum assum igni: caput cum pédibus ejus et intestínis vorábitis. Nec remanébit quidquam ex eo usque mane. Si quid resíduum fúerit, igne comburétis. Sic autem comedétis illum: Renes vestros accingétis, et calceaménta habébitis in pédibus, tenéntes báculos in mánibus, et comedétis festinánter: est enim Phase id est tránsitus Dómini.

In quei giorni il Signore disse a Mosè e ad Aronne nella terra di Egitto: «Questo mese sarà per voi il principio dei mesi: sarà il primo dei mesi dell'anno. Parlate a tutta l'adunanza dei figliuoli d'Israele, e dite loro: il decimo giorno di questo mese prenda ognuno un agnello per famiglia e per casa. Che se il numero è inferiore a quello sufficiente per mangiare l'agnello, chiamerà il suo vicino, quello che sta accanto alla sua casa, secondo il numero delle persone bastanti per mangiar l'agnello. Questo poi sarà senza macchia, maschio di un anno; e con eguale rito potete prendere anche un capretto. L'agnello lo serberete fino al giorno decimoquarto di questo mese; e tutta la moltitudine dei figliuoli d'Israele lo immolerà alla sera. E prenderanno del sangue suo e lo metteranno sulle due porte e sull'architrave della porta delle case nelle quali lo mangeranno. E in quella notte mangeranno quelle carni, arrostite al fuoco, con pani azzimi e lattughe selvatiche. Non mangerete nulla di crudo di esso, o cotto nell'acqua, ma soltanto arrostito col fuoco; mangerete anche il capo, coi piedi e gli intestini. Niente di esso deve avanzare per il mattino; se ne avanzasse qualcosa, si brucerà al fuoco. E lo mangerete in questo modo: Avrete i fianchi cinti, i calzari ai piedi, e il bastone in mano, e mangerete molto in fretta, perché è la Pasqua, cioè il passaggio, del Signore».

Tractus
Ps. 139, 2-10 et 14.
Eripe me, Dómine, ab homine malo: a viro iníquo líbera me.
V. Qui cogitavérunt malítias in corde: tota die constituébant proelia.
V. Acuérunt linguas suas sicut serpéntis: venénum áspidum sub labiis eórum.
V. Custódi me, Dómine, de manu peccatóris: et ab homínibus iníquis libera me.
V. Qui cogitavérunt supplantáre gressus meos: abscondérunt supérbi láqueum mihi.
V. Et funes extendérunt in láqueum pédibus meis: juxta iter scándalum posuérunt mihi.
V. Dixi Dómino: Deus meus es tu: exáudi, Dómine, vocem oratiónis meæ.
V. Dómine, Dómine, virtus salútis meæ: obúmbra caput meum in die belli.
V. Ne tradas me a desidério meo peccatóri: cogitavérunt advérsus me: ne derelínquas me, ne umquam exalténtur.
V. Caput circúitus eórum: laDor labiórum ipsórum opériet eos.
V. Verúmtamen justi confitebúntur nómini tuo: et habitábunt recti cum vultu tuo.

Signore, liberami dall'uomo malvagio, liberami dagli uomini iniqui.
V. I quali tramano il male in cuor loro; tutto il giorno suscitano guerre.
V. Come di serpente vibra la loro lingua; veleno di vipera portano sul loro labbro.
Signore, difendimi dal peccatore; liberami dagli iniqui.
V. Essi tramano per farmi cadere. I superbi mi han teso un laccio nascosto.
V. Hanno teso delle reti, han posto un inciampo lungo la strada.
V. Ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio: Signore, ascolta il grido della mia supplica.
V. O Signore, Signore rifugio della mia salvezza, proteggi il mio capo nel giorno, del combattimento.
V. Non darmi, o Signore, in potere al peccatore, come egli desidera; essi macchinano contro di me, non mi abbandonare, perché essi non abbiano a gloriarsi.
V. Sopra di quei che mi circondano ricadrà l'iniquità delle loro labbra.
V. Ma i giusti daranno lode al tuo nome, e i giusti abiteranno al tuo cospetto.


Finito il Tratto sic anta il Passio come la Domenica delle Palme


Pássio Dómini nostri Jesu Christi secúndum Joánnem
Joann. 18, 1-40; 19, 1-42.
In illo témpore: Egréssus est Jesus cum discípulis suis trans torréntem Cedron, ubi erat hortus, in quem introívit ipse et discípuli ejus. Sciébat autem et Judas, qui tradébat eum, locum: quia frequénter Jesus convénerat illuc cum discípulis suis. Judas ergo cum accepísset cohórtem, et a pontifícibus et pharisaeis minístros, venit illuc cum latérnis et fácibus et armis. Jesus ítaque sciens ómnia, quæ ventúra erant super eum, procéssit, et dixit eis:  Quem quaeritis? C. Respondérunt ei: S. Jesum Nazarénum. C. Dicit eis Jesus:  Ego sum. C. Stabat autem et Judas, qui tradébat eum, cum ipsis. Ut ergo dixit eis: Ego sum: abiérunt retrorsum, et cecidérunt in terram. Iterum ergo interrogávit eos:  Quem quaeritis? C. Illi autem dixérunt: S. Jesum Nazarénum. C. Respóndit Jesus:  Dixi vobis, quia ego sum: si ergo me quaeritis, sinite hos abíre. C. Ut implerétur sermo, quem dixit: Quia quos dedísti mihi, non pérdidi ex eis quemquam. Simon ergo Petrus habens gládium edúxit eum: et percússit pontíficis servum: et abscídit aurículam ejus déxteram. Erat autem nomen servo Malchus. Dixit ergo Jesus Petro:  Mitte gládium tuum in vagínam. Cálicem, quem dedit mihi Pater, non bibam illum? C. Cohors ergo et tribúnus et minístri Judæórum comprehendérunt Jesum, et ligavérunt eum: et adduxérunt eum ad Annam primum, erat enim socer Cáiphæ, qui erat póntifex anni illíus. Erat autem Cáiphas, qui consílium déderat Judaeis: Quia expédit, unum hóminem mori pro pópulo. Sequebátur autem Jesum Simon Petrus et álius discípulus. Discípulus autem ille erat notus pontífici, et introívit cum Jesu in átrium pontíficis. Petrus autem stabat ad óstium foris. Exívit ergo discípulus álius, qui erat notus pontífici, et dixit ostiáriæ: et introdúxit Petrum. Dicit ergo Petro ancílla ostiária: S. Numquid et tu ex discípulis es hóminis istíus? C. Dicit ille: S. Non sum. C. Stabant autem servi et minístri ad prunas, quia frigus erat, et calefaciébant se: erat autem cum eis et Petrus stans et calefáciens se. Póntifex ergo interrogávit Jesum de discípulis suis et de doctrína ejus. Respóndit ei Jesus:  Ego palam locútus sum mundo: ego semper dócui in synagóga et in templo, quo omnes Judaei convéniunt: et in occúlto locútus sum nihil. Quid me intérrogas? intérroga eos, qui audiérunt, quid locútus sim ipsis: ecce, hi sciunt, quæ díxerim ego. C. Hæc autem cum dixísset, unus assístens ministrórum dedit álapam Jesu, dicens: S. Sic respóndes pontífici? C. Respóndit ei Jesus:  Si male locútus sum, testimónium pérhibe de malo: si autem bene, quid me cædis? C. Et misit eum Annas ligátum ad Cáipham pontíficem. Erat autem Simon Petrus stans et calefáciens se. Dixérunt ergo ei: S. Numquid et tu ex discípulis ejus es? C. Negávit ille et dixit: S. Non sum. C. Dicit ei unus ex servis pontíficis, cognátus ejus, cujus abscídit Petrus aurículam: S. Nonne ego te vidi in horto cum illo? C. Iterum ergo negávit Petrus: et statim gallus cantávit. Addúcunt ergo Jesum a Cáipha in prætórium. Erat autem mane: et ipsi non introiérunt in prætórium, ut non contaminaréntur, sed ut manducárent pascha. Exívit ergo Pilátus ad eos foras et dixit: S. Quam accusatiónem affértis advérsus hóminem hunc? C. Respondérunt et dixérunt ei: S. Si non esset hic malefáctor, non tibi tradidissémus eum. C. Dixit ergo eis Pilátus: S. Accípite eum vos, et secúndum legem vestram judicáte eum. C. Dixérunt ergo ei Judaei: S. Nobis non licet interfícere quemquam. C. Ut sermo Jesu implerétur, quem dixit, signíficans, qua morte esset moritúrus. Introívit ergo íterum in prætórium Pilátus, et vocávit Jesum et dixit ei: S. Tu es Rex Judæórum? C. Respóndit Jesus:  A temetípso hoc dicis, an álii dixérunt tibi de me? C. Respóndit Pilátus: S. Numquid ego Judaeus sum? Gens tua et pontífices tradidérunt te mihi: quid fecísti? C. Respóndit Jesus:  Regnum meum non est de hoc mundo. Si ex hoc mundo esset regnum meum, minístri mei útique decertárent, ut non tráderer Judaeis: nunc autem regnum meum non est hinc. C. Dixit itaque ei Pilátus: S. Ergo Rex es tu? C. Respóndit Jesus:  Tu dicis, quia Rex sum ego. Ego in hoc natus sum et ad hoc veni in mundum, ut testimónium perhíbeam veritáti: omnis, qui est ex veritáte, audit vocem meam. C. Dicit ei Pilátus: S. Quid est véritas? C. Et cum hoc dixísset, íterum exívit ad Judaeos, et dicit eis: S. Ego nullam invénio in eo causam. Est autem consuetúdo vobis, ut unum dimíttam vobis in Pascha: vultis ergo dimíttam vobis Regem Judæórum? C. Clamavérunt ergo rursum omnes, dicéntes: S. Non hunc, sed Barábbam. C. Erat autem Barábbas latro. Tunc ergo apprehéndit Pilátus Jesum et flagellávit. Et mílites plecténtes corónam de spinis, imposuérunt cápiti ejus: et veste purpúrea circumdedérunt eum. Et veniébant ad eum, et dicébant: S. Ave, Rex Judæórum. C. Et dabant ei álapas. Exívit ergo íterum Pilátus foras et dicit eis: S. Ecce, addúco vobis eum foras, ut cognoscátis, quia nullam invénio in eo causam. C. Exívit ergo Jesus portans corónam spíneam et purpúreum vestiméntum. Et dicit eis: S. Ecce homo. C. Cum ergo vidíssent eum pontífices et minístri, clamábant, dicéntes: S. Crucifíge, crucifíge eum. C. Dicit eis Pilátus: S. Accípite eum vos et crucifígite: ego enim non invénio in eo causam. C. Respondérunt ei Judaei: S. Nos legem habémus, et secúndum legem debet mori, quia Fílium Dei se fecit. C. Cum ergo audísset Pilátus hunc sermónem, magis tímuit. Et ingréssus est prætórium íterum: et dixit ad Jesum: S. Unde es tu? C. Jesus autem respónsum non dedit ei. Dicit ergo ei Pilátus: S. Mihi non lóqueris? nescis, quia potestátem hábeo crucifígere te, et potestátem hábeo dimíttere te? C. Respóndit Jesus: J. Non habéres potestátem advérsum me ullam, nisi tibi datum esset désuper. Proptérea, qui me trádidit tibi, majus peccátum habet. C. Et exínde quærébat Pilátus dimíttere eum. Judaei autem clamábant dicéntes: S. Si hunc dimíttis, non es amícus Caesaris. Omnis enim, qui se regem facit, contradícit Caesari. C. Pilátus autem cum audísset hos sermónes, addúxit foras Jesum, et sedit pro tribunáli, in loco, qui dícitur Lithóstrotos, hebráice autem Gábbatha. Erat autem Parascéve Paschæ, hora quasi sexta, et dicit Judaeis: S. Ecce Rex vester. C. Illi autem clamábant: S. Tolle, tolle, crucifíge eum. C. Dicit eis Pilátus: S. Regem vestrum crucifígam? C. Respondérunt pontífices: S. Non habémus regem nisi Caesarem. C. Tunc ergo trádidit eis illum, ut crucifigerétur. Suscepérunt autem Jesum et eduxérunt. Et bájulans sibi Crucem, exívit in eum, qui dícitur Calváriæ, locum, hebráice autem Gólgotha: ubi crucifixérunt eum, et cum eo alios duos, hinc et hinc, médium autem Jesum. Scripsit autem et títulum Pilátus: et pósuit super crucem. Erat autem scriptum: Jesus Nazarénus, Rex Judæórum. Hunc ergo títulum multi Judæórum legérunt, quia prope civitátem erat locus, ubi crucifíxus est Jesus. Et erat scriptum hebráice, græce et latíne. Dicébant ergo Piláto pontífices Judæórum: S. Noli scríbere Rex Judæórum, sed quia ipse dixit: Rex sum Judæórum. C. Respóndit Pilátus: S. Quod scripsi, scripsi. C. Mílites ergo cum crucifixíssent eum, acceperunt vestimenta ejus et fecérunt quátuor partes: unicuique míliti partem, et túnicam. Erat autem túnica inconsútilis, désuper contéxta per totum. Dixérunt ergo ad ínvicem: S. Non scindámus eam, sed sortiámur de illa, cujus sit. C. Ut Scriptúra implerétur, dicens: Partíti sunt vestiménta mea sibi: et in vestem meam misérunt sortem. Et mílites quidem hæc fecérunt. Stabant autem juxta Crucem Jesu Mater ejus et soror Matris ejus, María Cléophæ, e María Magdaléne. Cum vidísset ergo Jesus Matrem et discípulum stantem, quem diligébat, dicit Matri suæ:  Múlier, ecce fílius tuus. C. Deinde dicit discípulo: J. Ecce mater tua. C. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua. Póstea sciens Jesus, quia ómnia consummáta sunt, ut consummarétur Scriptúra, dixit:  Sítio. C. Vas ergo erat pósitum acéto plenum. Illi autem spóngiam plenam acéto, hyssópo circumponéntes, obtulérunt ori ejus. Cum ergo accepísset Jesus acétum, dixit:  Consummátum est. C. Et inclináte cápite trádidit spíritum.

Qui si genuflette e ci si ferma a contemplare la morte del Redentore

Judaei ergo quóniam Parascéve erat, ut non remanérent in cruce córpora sábbato erat enim magnus dies ille sábbati, rogavérunt Pilátum, ut frangeréntur eórum crura et tolleréntur. Venérunt ergo mílites: et primi quidem fregérunt crura et alteríus, qui crucifíxus est cum eo. Ad Jesum autem cum veníssent, ut vidérunt eum jam mórtuum, non fregérunt ejus crura, sed unus mílitum láncea latus ejus apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua. Et qui vidit, testimónium perhíbuit: et verum est testimónium ejus. Et ille scit, quia vera dicit: ut et vos credátis. Facta sunt enim hæc, ut Scriptúra implerétur: Os non comminuétis ex eo. Et íterum ália Scriptúra dicit: Vidébunt in quem transfixérunt.

In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano». Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?». Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: «E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo». Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. [29]Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest'uomo?». Gli risposero: «Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?». [34]Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?». Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?». E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!». Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: «Di dove sei?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Rispose Gesù: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande». Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via, via, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i sommi sacerdoti: «Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il Calvario, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei». Rispose Pilato: «Ciò che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò. Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era gia morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

Quello che segue si legge in tono Evangelii.

Post hæc autem rogávit Pilátum Joseph ab Arimathaea eo quod esset discípulus Jesu, occúltus autem propter metum Judæórum, ut tólleret corpus Jesu. Et permísit Pilátus. Venit ergo et tulit corpus Jesu. Venit autem et Nicodémus, qui vénerat ad Jesum nocte primum, ferens mixtúram myrrhæ et áloes, quasi libras centum. Accepérunt ergo corpus Jesu, et ligavérunt illud línteis cum aromátibus, sicut mos est Judaeis sepelíre. Erat autem in loco, ubi crucifíxus est, hortus: et in horto monuméntum novum, in quo nondum quisquam pósitus erat. Ibi ergo propter Parascéven Judæórum, quia juxta erat monuméntum, posuérunt Jesum.

Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.

Stando sempre in cornu Epistolae il sacerdote canta le orazioni



Orémus, dilectíssimi nobis, pro Ecclésia sancta Dei: ut eam Deus et Dóminus noster pacificáre, adunáre, et custodíre dignétur toto orbe terrárum: subjíciens ei principátus et potestátes: detque nobis quietam et tranquíllam vitam degentibus, glorificáre Deum, Patrem omnipoténtem

Preghiamo, o carissimi, per la Chiesa santa di Dio; affinché Iddio nostro Signore si degni di pacificarla, raccoglierla e custodirla in tutto il mondo, assoggettando a lei i principati e le potestà; e a noi conceda che, con una vita quieta e tranquilla, diamo gloria a Dio Padre onnipotente.

Orémus.
V. Flectámus génua.
R. Leváte.
Omnípotens sempitérne Deus, qui glóriam tuam ómnibus in Christo géntibus revelásti: custódi ópera misericórdiæ tuæ; ut Ecclésia tua, toto orbe diffúsa, stábili fide in confessióne tui nóminis persevéret.  Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Onnipotente sempiterno Iddio, che nel Cristo hai rivelato la tua gloria a tutte le nazioni, custodisci le opere della tua misericordia, e fa che la tua Chiesa, sparsa per tutto il mondo, perseveri con fede salda nella confessione del tuo nome: Per il medesimo Signore. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Orémus et pro beatíssimo Papa nostro Francisco ut Deus et Dóminus noster, qui elégit eum in órdine episcopátus, salvum atque incólumem custódiat Ecclésiæ suæ sanctæ, ad regéndum pópulum sanctum Dei.

Preghiamo anche per il nostro beatissimo Papa N. affinché Iddio nostro Signore, che lo ha prescelto nel l'ordine dell'episcopato, Io mantenga sano e salvo alla sua santa Chiesa, perché governi il popolo santo di Dio.

Oremus
V. Flectámus génua.
R. Leváte.
Deus, cujus judício univérsa fundántur: réspice propítius ad preces nostras, et electum nobis Antístitem tua pietáte consérva; ut christiána plebs, quæ te gubernátur auctóre, sub tanto Pontífice, credulitátis suæ méritis augeátur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Onnipotente sempiterno  Iddio, dalla cui sapienza sono rette tutte le cose, volgiti propizio alle nostre preghiere, e nella tua bontà, conservaci il Pastore che ci scegliesti; affinché il popolo cristiano, che è governato dalla tua autorità, sotto un tanto Pontefice, cresca nei meriti della sua fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Orémus et pro ómnibus Epíscopis, Presbýteris, Diacónibus, Subdiacónibus, Acólythis, Exorcístis, Lectóribus, Ostiáriis, Confessóribus, Virgínibus, Víduis: et pro omni pópulo sancto Dei.

Preghiamo anche per tutti i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi, i Suddiaconi, gli Accoliti, gli Esorcisti, i Lettori, gli Ostiari, i Confessori, le Vergini, le Vedove, e per tutto il popolo santo di Dio.

Orémus.
V. Flectámus génua.
R. Leváte.
Deus, cujus Spíritu totum corpus Ecclésiæ sanctificátur et régitur: exáudi nos pro univérsis ordínibus supplicántes; ut, grátiæ tuæ múnere, ab ómnibus tibi grádibus fidéliter serviátur.
Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate eiusdem Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Onnipotente sempiterno Iddio, dal cui spirito tutto il corpo della Chiesa viene santificato e governato, ascolta le preghiere che ti facciamo per tutti gli ordini, e fa che, col favore della tua grazia, da tutti i gradi ti si presti un fedele servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Orémus et pro catechúmenis nostris: ut Deus et Dóminus noster adapériat aures præcordiórum ipsórum januámque misericordiæ; ut, per lavácrum regeneratiónis accépta remissióne ómnium peccatórum, et ipsi inveniántur in Christo Jesu, Dómino nostro.

Preghiamo anche per i nostri catecumeni, affinché Iddio nostro Signore apra loro le orecchie del cuore e la porta della misericordia; onde ricevuta, mediante il lavacro della rigenerazione, la remissione di tutti i peccati, essi pure si trovino riuniti nel Cristo Gesù Signor nostro.

Orémus.
V. Flectámus génua.
R. Leváte.
Omnípotens sempitérne Deus, qui Ecclésiam tuam nova semper prole fecúndas: auge fidem et intellectum catechúmenis nostris; ut, renáti fonte baptismátis, adoptiónis tuæ fíliis aggregéntur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Onnipotente sempiterno Iddio, che rendi sempre feconda di nuova prole la tua Chiesa, accresci ai nostri catecumeni la fede e l'intelligenza; e fa che, rinati nel fonte battesimale, siano aggregati ai tuoi figliuoli di adozione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Orémus, dilectíssimi nobis, Deum Patrem omnipoténtem, ut cunctis mundum purget erróribus: morbos áuferat: famem depéllat: apériat cárceres: víncula dissólvat: peregrinántibus réditum: infirmántibus sanitátem: navigántibus portum salútis indúlgeat.

Preghiamo, o dilettissimi, Iddio Padre onnipotente, affinché purghi il mondo da tutti gli errori; tolga via le malattie, tenga lontana la fame, apra le carceri, spezzi le catene, conceda ai viaggiatori il ritorno, agl'infermi la salute, ai naviganti il porto della salvezza.

Orémus.
V. Flectámus génua.
R. Leváte.
Omnípotens sempitérne Deus, mæstórum consolátio, laborántium fortitúdo: pervéniant ad te preces de quacúmque tribulatióne clamántium; ut omnes sibi in necessitátibus suis misericórdiam tuam gáudeant affuísse. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Onnipotente sempiterno Iddio, consolazione degli afflitti, forza dei tribolati; giungano a te le preghiere di quelli che da qualunque strettezza t'invocano ; e fa che nelle loro necessità tutti abbiano la gioia di sentirsi assistiti dalla tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Orémus et pro hæréticis et schismáticis: ut Deus et Dóminus noster éruat eos ab erróribus univérsis; et ad sanctam matrem Ecclésiam Cathólicam atque Apostólicam revocáre dignétur.

Preghiamo anche per gli eretici e gli scismatici; affinché Iddio nostro Signore li liberi da tutti gli errori; e si degni di ricondurli alla santa madre, la Chiesa Cattolica e Apostolica.

Orémus.
V. Flectámus génua.
R. Leváte
Omnípotens sempitérne Deus, qui salvas omnes, et néminem vis períre: réspice ad ánimas diabólica fraude decéptas; ut, omni hærética pravitáte depósita, errántium corda resipíscant, et ad veritátis tuæ rédeant unitátem. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Onnipotente sempiterno Iddio, che salvi tutti, e vuoi che nessuno perisca, volgi lo sguardo alle anime sedotte dagl'inganni del demonio; affinché, deponendo ogni eretica depravazione, i cuori degli erranti si ravvedano, e ritornino all'unità della tua verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Orémus et pro pérfidis Judaeis: ut Deus et Dóminus noster áuferat velámen de córdibus eórum; ut et ipsi agnóscant Jesum Christum, Dóminum nostrum.

Preghiamo anche per i perfidi Giudei; affinché Iddio nostro Signore tolga il velo dai lori cuori, affinché anch'essi riconoscano Gesù Cristo nostro Signore.

Omnípotens sempitérne Deus, qui étiam judáicam perfídiam a tua misericórdia non repéllis: exáudi preces nostras, quas pro illíus pópuli obcæcatióne deférimus; ut, ágnita veritátis tuæ luce, quæ Christus est, a suis ténebris eruántur. Per eundem Dominum nostrum Jesum Christum filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Onnipotente sempiterno Iddio, che dalla tua misericordia non escludi neppure i perfidi giudei; ascolta te preghiere che ti rivolgiamo per la cecità di quel popolo; e fa che, conosciuta la luce della tua verità, che è Cristo, siano liberati dalle loro tenebre. Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Orémus et pro pagánis: ut Deus omnípotens áuferat iniquitátem a córdibus eórum; ut, relíctis idólis suis, convertántur ad Deum vivum et verum, et únicum Fílium ejus Jesum Christum, Deum et Dóminum nostrum.

Preghiamo anche per i pagani; affinché Dio onnipotente tolga dai loro cuori l’iniquità; onde, abbandonando i loro idoli, si convertano al Dio vivo e vero e all'unico suo Figliuolo Gesù Cristo nostro Signore.

Orémus.
V. Flectámus génua.
R. Leváte.
Omnípotens sempitérne Deus, qui non mortem peccatórum, sed vitam semper inquíris: súscipe propítius oratiónem nostram, et líbera eos ab idolórum cultúra; et ággrega Ecclésiæ tuæ sanctæ, ad laudem et glóriam nóminis tui. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Onnipotente sempiterno Iddio, che non la morte, ma la vita cerchi sempre dei peccatori, accogli benigno la nostra preghiera, e libera i pagani dal culto degli idoli, e aggregali alla tua santa Chiesa, a onore e gloria del tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Concluse le orazioni solenni il sacerdote con i ministri depone la pianeta e si porta dalla parte dell'Epistola e là, in piedi al fondo degli scalini, scopre la parte superiore della Croce e la solleva un tantino cantando con tono di voce normale:


Ecce lignum Crucis, in quo salus mundi pepéndit.

A cui il popolo, genuflettendo risponde:

Veníte, adorémus.

Quindi il sacerdote sale sulla predella dell'altare, sempre al lato dell'Epistola e scopre il braccio destro della Croce e la solleva candando a voce più alta “Ecce lingnum …”. A cui il popolo genuflesso risponde come sopra.Poi al centro dell’altare scopre il braccio sinistro della Croce e toglie tutto il velo e sollevandola più in alto con voce ancora più forte, quasi di trionfo, canta “Ecce lingnum …”. A cui il popolo genuflesso risponde come sopra.  La Croce viene deposto sui gradini dell’altare e compiute tre genuflessioni la si adora e bacia. Prima compie l’adorazione il sacerdote, poi i ministri e l’eventuale clero second l’ordine di dignità, infine il popolo.



Durante l’adorazione della Croce si cantano gli Improperi e il Crux fidelis di san Venanzio Fortunato, vescovo di Poitiers
V. Pópule meus, quid feci tibi? aut in quo contristávi te? respónde mihi.
V. Quia edúxi te de terra Ægýpti: parásti Crucem Salvatóri tuo.
R. Agios o Theós.
R. Sanctus Deus.
R. Agios ischyrós.
R. Sanctus fortis.
R. Agios athánatos, eléison imas.
R. Sanctus immortális, miserére nobis.
V. Quia edúxi te per desértum quadragínta annis, et manna cibávi te, et introdúxi te in terram satis bonam: parásti Crucem Salvatóri tuo.
R. Agios o Theós.
R. Sanctus Deus.
R. Agios ischyrós.
R. Sanctus fortis.
R. Agios athánatos, eléison imas.
R. Sanctus immortális, miserére nobis.
V. Quid ultra débui fácere tibi, et non feci? Ego quidem plantávi te víneam meam speciosíssimam: et tu facta es mihi nimis amára: acéto namque sitim meam potásti: et láncea perforásti latus Salvatóri tuo.
R. Agios o Theós.
R. Sanctus Deus.
R. Agios ischyrós.
R. Sanctus fortis.
R. Agios athánatos, eléison imas.
R. Sanctus immortális, miserére nobis.
V. Ego propter te flagellávi Ægýptum cum primogénitis suis: et tu me flagellátum tradidísti.
R. Pópule meus, quid feci tibi? aut in quo contristávi te? respónde mihi.
V. Ego edúxi te de Ægýpto, demérso Pharaóne in Mare Rubrum: et tu me tradidísti princípibus sacerdótum.
R. Pópule meus, quid feci tibi? aut in quo contristávi te? respónde mihi.
V. Ego ante te apérui mare: et tu aperuísti láncea latus meum.
R. Pópule meus, quid feci tibi? aut in quo contristávi te? respónde mihi.
V. Ego ante te præívi in colúmna nubis: et tu me duxísti ad prætórium Piláti.
R. Pópule meus, quid feci tibi? aut in quo contristávi te? respónde mihi.
V. Ego te pavi manna per desértum: et tu me cecidísti álapis et flagéllis.
R. Pópule meus, quid feci tibi? aut in quo contristávi te? respónde mihi.
V. Ego te potávi aqua salútis de petra: et tu me potásti felle et acéto.
R. Pópule meus, quid feci tibi? aut in quo contristávi te? respónde mihi.
V. Ego propter te Chananæórum reges percússi: et tu percussísti arúndine caput meum.
R. Pópule meus, quid feci tibi? aut in quo contristávi te? respónde mihi.
V. Ego dedi tibi sceptrum regale: et tu dedísti capiti meo spíneam coronam.
R. Pópule meus, quid feci tibi? aut in quo contristávi te? respónde mihi.
V. Ego te exaltávi magna virtúte: et tu me suspendísti in patíbulo Crucis.
R. Pópule meus, quid feci tibi? aut in quo contristávi te? respónde mihi.
V. Crucem tuam adorámus, Dómine: et sanctam resurrectiónem tuam laudámus et glorificámus: ecce enim, propter lignum venit gaudium in univérso mundo.
V. Deus misereátur nostri et benedícat nobis: Illúminet vultum suum super nos et misereátur nostri.
R. Crucem tuam adorámus, Dómine: et sanctam resurrectiónem tuam laudámus et glorificámus: ecce enim, propter lignum venit gáudium in univérso mundo.

V. Popolo mio, che ti ho fatto io? o in che ti ho contristato? Rispondimi.
V. Forse perché ti ho condotto fuori dalla terra di Egitto, hai preparata la Croce al tuo Salvatore.
R. Santo Iddio.
R. Santo Iddio.
R. Santo e forte.
R. Santo e forte.
R. Santo immortale, abbi pietà di noi.
R. Santo immortale, abbi pietà di noi.
V. Forse perché ti ho guidato nel deserto per quarant'anni, e ti ho cibato con la manna, e ti ho introdotto nella terra ricchissima, tu hai preparata la Croce al tuo Salvatore.
R. Santo Iddio.
R. Santo Iddio.
R. Santo e forte.
R. Santo e forte.
R. Santo immortale, abbi pietà di noi.
R. Santo immortale, abbi pietà di noi.
V. Che cosa dovevo fare io di più per te e non lo feci? Io ho piantato te, quasi tu fossi la mia vigna prediletta, e tu fosti per me di un'estrema amarezza; poiché nella mia sete con l'aceto mi hai abbeverato e con la lancia hai squarciato il costato del tuo Salvatore.
R. Santo Iddio.
R. Santo Iddio.
R. Santo e forte.
R. Santo e forte.
R. Santo immortale, abbi pietà di noi.
R. Santo immortale, abbi pietà di noi.
V. Io per te ho flagellato l'Egitto e i suoi primogeniti; e tu Mi hai abbandonato ai flagelli.
R. Popolo mio, che ti ho fatto io? o in che ti ho contristato? Rispondimi.
V. Io ti trassi dall'Egitto ed ho sommerso Faraone nel Mar Rosso; e tu mi hai consegnato ai principi dei sacerdoti.
R. Popolo mio, che ti ho fatto io? o in che ti ho contristato? Rispondimi.
V. Io ho aperto il mare dinanzi a te, e tu con la lancia mi hai squarciato il costato.
R. Popolo mio, che ti ho fatto io? o in che ti ho contristato? Rispondimi.
V. Io ti ho preceduto nella colonna di nube, e tu mi hai trascinato nel pretorio di Pilato.
R. Popolo mio, che ti ho fatto io? o in che ti ho contristato? Rispondimi.
V. Io ti ho cibato con la manna nel deserto, e tu mi hai colpito cogli schiaffi e coi flagelli.
R. Popolo mio, che ti ho fatto io? o in che ti ho contristato? Rispondimi.
V. Io ti ho dissetato con l'acqua di salvezza derivata dalla pietra, e tu mi hai dato a bere fiele e aceto.
R. Popolo mio, che ti ho fatto io? o in che ti ho contristato? Rispondimi.
V. Per te io ho percosso i re dei Cananei, e tu con la canna hai percosso il mio capo.
R. Popolo mio, che ti ho fatto io? o in che ti ho contristato? Rispondimi.
V. Io ti diedi lo scettro regale e tu calcasti sul mio capo una corona di spine.
R. Popolo mio, che ti ho fatto io? o in che ti ho contristato? Rispondimi.
V. Io ti ho esaltato con stupendi prodigi, e tu mi hai innalzato e confìtto sul patibolo della Croce.
R. Popolo mio, che ti ho fatto io? o in che ti ho contristato? Rispondimi.
V. La tua Croce, noi adoriamo, o Signore, e lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione ; ecco che in grazia del legno [della croce] è venuto il gaudio all'universo mondo.
V. Dio abbia pietà di noi e ci benedica. Faccia risplendere su noi la luce del suo volto, ed abbia pietà di noi.
V. La tua Croce, noi adoriamo, o Signore, e lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione ; ecco che in grazia del legno della croce è venuto il gaudio all'universo mondo.

V. Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis: nulla silva talem profert fronde, flore, gérmine. * Dulce lignum dulces clavos, dulce pondus sústinet.
R. Pange, lingua, gloriósi láuream certáminis, et super Crucis trophaeo dic triúmphum nóbilem: quáliter Redémptor orbis immolátus vícerit.
V. Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis: nulla silva talem profert fronde, flore, gérmine.
R.  De paréntis protoplásti fraude Factor cóndolens, quando pomi noxiális in necem morsu ruit: ipse lignum tunc notávit, damna ligni ut sólveret.
V. Dulce lignum dulces clavos, dulce pondus sústinet.
R.  Hoc opus nostræ salútis ordo depopóscerat: multifórmis proditóris ars ut artem fálleret: et medélam ferret inde, hostis unde laeserat.
V. Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis: nulla silva talem profert fronde, flore, gérmine.
R.  Quando venit ergo sacri plenitúdo témporis, missus est ab arce Patris Natus, orbis Cónditor: atque ventre virgináli carne amíctus pródiit.
V. Dulce lignum dulces clavos, dulce pondus sústinet.
R.  Vagit Infans inter arcta cónditus præsépia: membra pannis involúta Virgo Mater álligat: et Dei manus pedésque stricta cingit fáscia.
V. Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis: nulla silva talem profert fronde, flore, gérmine.
R.  Lustra sex qui jam perégit, tempus implens córporis, sponte líbera Redémptor passióni déditus, Agnus in Crucis levátur immolándus stípite.
V. Dulce lignum dulces claves, dulce pondus sústinet.
R.  Felle potus ecce languet: spina, clavi, láncea mite corpus perforárunt, unda manat et cruor: terra, pontus, astra, mundus, quo lavántur flúmine!
V. Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis: nulla silva talem profert fronde, flore, gérmine.
R.  Flecte ramos, arbor alta, tensa laxa víscera, et rigor lentéscat ille, quem dedit natívitas: et supérni membra Regis tende miti stípite.
V. Dulce lignum dulces clavos, dulce pondus sústinet.
R.  Sola digna tu fuísti ferre mundi víctimam: atque portum præparáre arca mundo náufrago: quam sacer cruor perúnxit, fusus Agni córpore.
V. Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis: nulla silva talem profert fronde, flore, gérmine.
R.  Sempitérna sit beátæ Trinitáti glória: æqua Patri Filióque; par decus Paráclito: Uníus Triníque nomen laudet univérsitas.
Amen.
V. Dulce lignum dulces clavos, dulce pondus sústinet.

V. Croce fedele, tu sola nobile fra tutti gli alberi, mai alcuna selva produsse un albero simile a te nelle fronde, nei fiori e nei frutti. * Dolce legno, dolci chiodi, che sostenete un sì dolce peso.
R. Canta, o lingua, la corona del glorioso combattimento. E sul trofeo della Croce canta la vittoria celebre che il Redentore del mondo riportò immolandosi.
V. Croce fedele, tu sola nobile fra tutti gli alberi, mai alcuna selva produsse un albero simile a te nelle fronde, nei fiori e nei frutti.
R.  Il Creatore dolendosi dell'inganno teso al primo padre, il quale mangiando il vietato pomo diede a sé stesso la morte, scelse il legno della croce per riparare dell'albero le perdite.
V. Dolce legno, dolci chiodi, che sostenete un sì dolce peso.
R.  Questo appunto richiedevasi per la salvezza nostra, che con arte egli vincesse l’astuzia nemica, e di là, da dove era venuta l'offesa, venisse il rimedio.
V. Croce fedele, tu sola nobile fra tutti gli alberi, mai alcuna selva produsse un albero simile a te nelle fronde, nei fiori e nei frutti.
R.  Quando dunque fu compiuta la pienezza dei secoli, venne, mandato dal Padre l'Artefice del mondo, che di carne verginale appare vestito.
V. Dolce legno, dolci chiodi, che sostenete un sì dolce peso.
R.  Piange il bambino giacente nel piccolo presepio, entro pannicelli lo ravvolge la sua Madre Vergine; e le divine mani e i piedi stringe con le fasce.
V. Croce fedele, tu sola nobile fra tutti gli alberi, mai alcuna selva produsse un albero simile a te nelle fronde, nei fiori e nei frutti.
R.  Già sei lustri sono compiuti, dalla sua vita, ed egli che redense dalla morte gli uomini, da sé stesso si vota alla morte sulla Croce.
V. Dolce legno, dolci chiodi, che sostenete un sì dolce peso.
R.  Eccolo abbeverato di fiele, langue affisso all'albero; spine, chiodi e lancia il mite corpo perforano, donde sgorgano sangue ed acqua, lavacro della terra, del mare, degli astri e del mondo.
V. Croce fedele, tu sola nobile fra tutti gli alberi, mai alcuna selva produsse un albero simile a te nelle fronde, nei fiori e nei frutti.
R.  Piega i rami, o albero eccelso, da’ sollievo, piegandoti, alle sue membra stirate, mitiga la tua durezza naturale al paziente, e alle membra del sommo Re offri un più mite stipite.
V. Dolce legno, dolci chiodi, che sostenete un sì dolce peso.
R.  Tu solo sei degno di reggere ora la vittima del mondo, tu solo nel gran naufragio dell'umano genere sei l'arca aspersa col sangue purissimo dell'Agnello.
V. Croce fedele, tu sola nobile fra tutti gli alberi, mai alcuna selva produsse un albero simile a te nelle fronde, nei fiori e nei frutti.
R.  Sia sempiterna lode alla beata Trinità. Pari onore al Padre, al Figlio e al Paraclito; il nome di Dio Trino ed Uno lodino tutti al mondo. Amen.
V. Dolce legno, dolci chiodi, che sostenete un sì dolce peso.

Conclusa l'adorazione della Croce si accendono le candele dell'altare e si dispone il corporale al centro dell'altare. Il celebrante e i ministri si recano al sepolcro per prendere il Santissimo Sacramento. Nel frattempo si canta il Vexilla Regis di san Venanzio Fortunato, vescovo di Poitiers.

Vexilla Regis prodeunt;
Fulget crucis mysterium,
Qua vita mortem pertulit,
Et morte vitam protulit.

Quae vulnerata lanceae
Mucrone diro, criminum
Ut nos lavaret sordibus,
Manavit unda et sanguine.

Impleta sunt quae concinit
David fideli carmine,
Dicendo nationibus:
Regnavit a ligno Deus.

Arbor decora et fulgida,
Ornata regis purpura,
Electa digno stipite
Tam sancta membra tangere.

Beata, cujus brachiis
Pretium pependit saeculi,
Statera facta corporis,
Tulitque praedam tartari.

O Crux, ave, spes única,
Paschále quæ fers gáudium,
Piis adáuge grátiam,
Reísque dele crímina.

Te, fons salutis, Trinitas,
Collaudet omnis spiritus:
Quibus crucis victoriam
Largiris, adde praemium.
Amen.

Ecco, i vessilli del Re avanzano;
splende il mistero della croce,
dove il Cristo sacrificandosi
ci diede la vita.

Dal suo cuore trafitto
dalla lancia crudele,
sgorgano acqua e sangue
che lavano lo spirito colpevole.

E in tal modo si avvera
quanto David cantò
dicendo alle nazioni:
Iddio regnò dall'albero.

Albero leggiadro e fulgido,
colorito di porpora regale
che, col suo stipite, fu eletto
a sostenere le sante membra.

Albero beato, alle cui braccia
stette appeso il riscatto del mondo
e fatto stadera del corpo di Cristo
tolse all'inferno la preda.

Ave, Croce, unica speranza!
In questo tempo di dolore,
ai giusti accresci la grazia
ed ai peccatori concedi il perdono.

Te, Trinità sorgente di salute,
tutti i popoli adorino;
e a quelli cui hai data la vittoria della croce,
dona il premio.
Amen.

Al ritorno il sacerdote depone il Calice sul corporale poi scende i gradini dell'altare, si inginocchia e incensa il Santissimo Sacramento. Risalito, depone l'ostia nella patena e infonde il vino nel calice senza dire la consueta orazione e senza benedizione. Quindi incensa come al solito le offerte. Lavandosi le mani non dice nulla. Tornato nel mezzo dell'altare dice come al solito In spiritu humilitatis etc. e l'Orate, fratres



Intona il Pater noster come al solito e nello stesso modo, in tono di orazione feriale, dice 

Líbera nos, quaesumus, Dómine, ab ómnibus malis, prætéritis, præséntibus et futúris: et intercedénte beáta et gloriósa semper Vírgine Dei Genetríce María, cum beátis Apóstolis tuis Petro et Paulo, atque Andréa, et ómnibus Sanctis (non si segna con la patena), da propítius pacem in diébus nostris: ut, ope misericórdiæ tuæ adjúti, et a peccáto simus semper líberi et ab omni perturbatióne secúri. Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia saecula sæculórum. Amen.


Liberaci, te ne preghiamo, o Signore, da tutti i mali passati, presenti e futuri: e per intercessione della beata e gloriosa sempre Vergine Maria, Madre di Dio, e dei tuoi beati Apostoli Pietro e Paolo, e Andrea, e di tutti i Santi concedi benigno la pace nei nostri giorni: affinché, sostenuti dalla tua misericordia, noi siamo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento. Per il medesimo Gesù Cristo nostro Signore, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con Te, nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Quindi divide sul calice l’ostia in tre parti, una delle quali mette nel calice senza dir nulla. Omessi il Pax Domini e l’Agnus Dei, dice subito:


Percéptio Córporis tui, Dómine Jesu Christe, quod ego indígnus súmere præsúmo, non mihi provéniat in judícium et condemnatiónem: sed pro tua pietáte prosit mihi ad tutaméntum mentis et córporis, et ad medélam percipiéndam: Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia saecula sæculórum. Amen.


La comunione del tuo Corpo, Signore Gesù Cristo, ch'io indegno ardisco ricevere, non mi torni a delitto e condanna; ma per la tua bontà mi giovi a difesa dell'anima e del corpo e come spirituale medicina, Tu che sei Dio e vivi e regni con Dio Padre nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Quindi genuflette, prende la patena col Corpo di Cristo e dice umilmente


Panem coeléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.


Riceverò il pane del cielo ed invocherò il nome del Signore.

Si batte per tre volte il petto dicendo


Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.


Si segna col Corpo di Cristo dicendo

Corpus Dómini nostri Jesu Christi custódiat ánimam meam in vitam ætérnam. Amen.


Infine assume il Corpo di Cristo. Quindi senza dire nulla assume anche il vino del calice e fatta la consueta abluzione delle dita e assunta la purificazione, chianato in mezzo all’altare con le mani giunte dice


Quod ore súmpsimus, Dómine, pura mente capiámus: et de múnere temporáli fiat nobis remédium sempitérnum.


E senza dire altro il sacerdote e i ministri, in silenzio, lasciano l’altare.






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