Gesù,
Agnello immacolato e mansueto, sta per essere condotto alla morte di Croce
dagli empi Giudei: essi, dangoGli una morte turpissima, credettero di aver
vinto di Lui e di averlo marchiato di eterna infamia, ma quella Croce
vergognosa diventerà fonte di grazia e di salvezza per coloro che a Cristo,
trionfante nella Morte e nella Resurrezione, vorranno unirsi. La Chiesa Romana
legge oggi il Passio secondo san Marco, il quale viene identificato in quel
giovanotto che nell’Orto di Getsemani, fuggì nudo lasciando il lenzuolo nelle
mani della sbirraglia.
PROPRIUM
MISSAE
Statio
ad sanctam Priscam
INTROITUS
Gal
6:14.- Quanto a noi non sia mai che ci gloriamo d'altro se non della
croce del Signor nostro Gesù Cristo; in Lui è la salvezza, la vita e la
resurrezione nostra; per mezzo suo siamo stati salvati e liberati. ~~ Ps
66:2.- Dio abbia pietà di noi e ci benedica; faccia splendere su di noi
il suo sguardo e ci usi pietà. ~~ Quanto
a noi non sia mai che ci gloriamo d'altro se non della croce del Signor nostro
Gesù Cristo; in Lui è la salvezza, la vita e la resurrezione nostra; per mezzo
suo siamo stati salvati e liberati.
ORATIO
Preghiamo.
LECTIO
In
quei giorni, disse Geremia: Tu, o Signore, me lo facesti conoscere, ed io
compresi; tu mi hai scoperto i loro disegni. Io, come agnello mansueto portato
ad essere sacrificato, non avevo compreso che essi congiuravano contro di me,
dicendo: «Diamogli del legno invece del pane, facciamolo sparire dalla terra
dei viventi, scompaia il ricordo del suo nome!». Ma tu, o Signore degli
eserciti, che giudichi con giustizia, e scruti gli affetti e i cuori, fammi
vedere la tua vendetta su di loro; perché è a te che affidai la mia causa, o
Signore Dio mio.
GRADUALE
EVANGELIUM
Qui
si genuflette e ci si ferma a meditare il mistero dell’Uomo-Dio che muore per
la nostra salvezza.
Et
velum templi scissum est in duo, a summo usque deórsum. Videns autem centúrio,
qui ex advérso stabat, quia sic clamans exspirásset, ait: S. Vere hic homo
Fílius Dei erat. C. Erant autem et mulíeres de longe aspiciéntes: inter quas
erat María Magdaléne, et María Jacóbi minóris, et Joseph mater, et Salóme: et
cum esset in Galilaea, sequebántur eum, et ministrábant ei, et áliæ multæ, quæ
simul cum eo ascénderant Jerosólymam.
In
quel tempo, mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi
sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno,
per ucciderlo. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non succeda un
tumulto di popolo». Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso.
Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di
olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e
versò l'unguento sul suo capo. Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro:
«Perché tutto questo spreco di olio profumato? Si poteva benissimo vendere
quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati
contro di lei. Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché le date fastidio?
Ella ha compiuto verso di me un'opera buona; i poveri infatti li avete sempre
con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. Essa
ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la
sepoltura. In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato
il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha
fatto». Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi
sacerdoti, per consegnare loro Gesù. Quelli all'udirlo si rallegrarono e
promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per
consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi
discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare
la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate in città
e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo e là dove entrerà
dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi
possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano
superiore una grande sala con i tappeti, gia pronta; là preparate per noi». I
discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e
prepararono per la Pasqua. Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. Ora,
mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: «In verità vi dico, uno di voi,
colui che mangia con me, mi tradirà». Allora cominciarono a rattristarsi e a
dirgli uno dopo l'altro: «Sono forse io?». Ed egli disse loro: «Uno dei Dodici,
colui che intinge con me nel piatto. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta
scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito!
Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!». Mentre mangiavano prese il pane e,
pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete,
questo è il mio corpo». Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne
bevvero tutti. E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza
versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite
fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio». E dopo aver cantato
l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete
scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno
disperse. Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». Allora Pietro
gli disse: «Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò». Gesù gli
disse: «In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che
il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte». Ma egli, con grande
insistenza, diceva: «Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo
stesso dicevano anche tutti gli altri. Giunsero intanto a un podere chiamato
Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego».
Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.
Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e
vegliate». Poi, andato un pò innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse
possibile, passasse da lui quell'ora. E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile
a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che
vuoi tu». Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone,
dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? Vegliate e pregate per non
entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole».
Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. Ritornato li trovò
addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa
rispondergli. Venne la terza volta e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi!
Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani
dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». E
subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una
folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli
anziani. Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: «Quello che bacerò, è
lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Allora gli si accostò
dicendo: «Rabbì» e lo baciò. Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.
Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli
recise l'orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come contro un brigante, con spade
e bastoni siete venuti a prendermi. Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare
nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!». Tutti
allora, abbandonandolo, fuggirono. Un giovanetto però lo seguiva, rivestito
soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì
via nudo. Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i
capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da
lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i
servi, scaldandosi al fuoco. Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio
cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la
trovavano. Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro
testimonianze non erano concordi. Ma alcuni si alzarono per testimoniare il
falso contro di lui, dicendo: «Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io
distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un
altro non fatto da mani d'uomo». Ma nemmeno su questo punto la loro
testimonianza era concorde. Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo
all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa
testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di
nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio
di Dio benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». Allora il
sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di
testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che
era reo di morte. Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli
il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: «Indovina». I servi intanto lo
percuotevano. Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo
sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche
tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò: «Non so e non capisco quello
che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. E la serva,
vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli». Ma egli negò di
nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di
quelli, perché sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non
conosco quell'uomo che voi dite». Per la seconda volta un gallo cantò. Allora
Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il
gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte». E scoppiò in pianto. Al
mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio,
dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo
consegnarono a Pilato. Allora Pilato prese a interrogarlo: «Sei tu il re dei
Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I sommi sacerdoti frattanto gli
muovevano molte accuse. Pilato lo interrogò di nuovo: «Non rispondi nulla? Vedi
di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne
restò meravigliato. Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro
richiesta. Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai
ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. La folla, accorsa,
cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. Allora Pilato rispose
loro: «Volete che vi rilasci il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i sommi
sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i sommi sacerdoti
sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. Pilato
replicò: «Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed
essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Ma Pilato diceva loro: «Che male ha
fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». E Pilato, volendo
dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto
flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati lo
condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte.
Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela
misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli
percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le
ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della
porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva
dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque
Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, e gli offrirono vino
mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le
sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere.
Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E l'iscrizione con il motivo
della condanna diceva: Il re dei Giudei. Con lui crocifissero anche due
ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. I passanti lo insultavano e,
scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo
riedifichi in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Ugualmente
anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: «Ha
salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda
ora dalla croce, perché vediamo e crediamo». E anche quelli che erano stati
crocifissi con lui lo insultavano. Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la
terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì,
Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!».
Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da
bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». Ma
Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due,
dall'alto in basso. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo
spirare in quel modo, disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!». C'erano
anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di
Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, che lo
seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano
salite con lui a Gerusalemme.
Il
diacono o il sacerdote, detto il Munda cor meum, canta
ciò che segue in tono Evangelii
Et
cum jam sero esset factum (quia erat Parascéve, quod est ante sábbatum) venit
Joseph ab Arimathaea, nóbilis decúrio, qui et ipse erat exspéctans regnum Dei,
et audácter introívit ad Pilátum, et pétiit corpus Jesu. Pilátus autem
mirabátur, si jam obiísset. Et accersíto centurióne, interrogávit eum, si jam
mórtuus esset. Et cum cognovísset a centurióne, donávit corpus Joseph. Joseph
autem mercátus síndonem, et depónens eum invólvit síndone, et pósuit eum in
monuménto, quod erat excísum de petra, et advólvit lápidem ad óstium monuménti.
Calata
oramai la sera siccome era la Parasceve, cioè il giorno vigilia del sabato,
arrivò Giuseppe d'Arimatea, nobile decurione, il quale aspettava egli pure il
regno di Dio; e con tutto coraggio si presentò a Pilato e chiese il corpo di
Gesù. Pilato si meravigliò che egli fosse già morto; e fatto chiamare il
centurione, lo interrogò se fosse morto davvero. E informatone dal centurione,
donò il corpo a Giuseppe. E Giuseppe, fatto acquisto di 'una sindone, dopo
averlo deposto, lo avvolse nella medesima, e la mise in un sepolcro scavato nel
masso e, alla bocca del sepolcro, per chiuderla, vi ribaltò un lastrone.
OFFERTORIUM
Signore,
proteggimi dalla mano del peccatore, e salvami dagli uomini iniqui.
SECRETA
O
Signore, ti supplichiamo, che questi sacrifici, che sono preparati da salutari
digiuni, ci rinnovino sempre più intensamente. Per il nostro Signore Gesù
Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
PRÆFATIO
DE SANCTA CRUCE
COMMUNIO
Gli
sfaccendati alla porta parlano contro di me; i beoni mi scherniscono con le
loro canzoni. Ma io a te rivolgo, o Signore, la mia preghiera: concedimi un tempo
favorevole, per la grandezza della tua misericordia.
POSTCOMMUNIO
Preghiamo
Per
la tua grazia santificatrice, o Dio onnipotente, siano estirpati i nostri vizi
e forniti a noi rimedi eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio,
che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i
secoli dei secoli. Amen.
ORATIO
SUPER POPULUM
La
tua misericordia, o Dio, ci purghi da ogni residuo dell'uomo vecchio, e ci
renda capaci di un santo rinnovamento. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.
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